Processo rifiuti, dopo le assoluzioni

Caro Sodano, non condivido il tuo modo di fare politica

8 novembre 2013 - Vito Nocera
Fonte: Corriere del mezzogiorno

Caro direttore, apprezzando il suo editoriale di ieri sull'esito dell'inchiesta sui rifiuti, non ho potuto fare a meno di riflettere sulle parole del vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano. In sostanza oltre a rivendicare la giustezza di tutte le sue battaglie politiche sui rifiuti (cosa, al di là del merito, certo legittima e comprensibile) egli firmerebbe, dice, nuovamente la denuncia in Procura. (Quella denuncia Sodano la presentò mentre ricopriva incarichi, anche istituzionali, in una Rifondazione allora forza significativa. Della denuncia ne il sottoscritto (allora segretario del partito in Campania) ne, credo, Fausto Bertinotti (nel 2002 ancora al vertice del Prc) seppero nulla fino al rinvio a giudizio, che coinvolse tra gli altri Antonio Bassolino. Quel giorno, ritenendo mio dovere dare una mano in un momento difficile a una maggioranza di cui eravamo, pur criticamente, parte e a un presidente della cui onestà non dubitavamo, intervenni in consiglio regionale a nome di tutti i gruppi della coalizione ribadendo, oltre alla fiducia nella magistratura, il sostegno a presidente e giunta e sottolineando la necessità di un loro impegno ulteriore nel concorrere, con le altre istituzioni, a risolvere un problema rifiuti in quelle ore ormai in piena emergenza. Apriti cielo! Reazione di Sodano furibonda e convocazione a Roma in un'imbarazzante riunione con tutti i vertici di allora (Bertinotti non era già più segretario) che legittimarono di fatto, a posteriori, la denuncia sancendo una svolta netta di linea. In realtà quel passaggio rappresentò qualcosa di più nella vicenda storica di Rifondazione. Come ha osservato anche Sales, nel suo bei libro di qualche anno fa, il Prc in quel tornante cominciò una vera mutazione antropologica lasciando via via scoperto il campo della questione sociale e del lavoro per dislocarsi sul terreno delle proteste territoriali orizzontali. Una scelta che forse qualche peso ha avuto sulla crisi definitiva di quell'esperienza e sull'assorbimento di ciò che ne è rimasto in progetti venati di neo populismo e di giustizialismo. Ma questa è storia passata. Resta invece la convinzione odierna di Sodano, anche dopo la sentenza chiara di un tribunale (leggeremo poi le motivazioni in dettaglio), di aver fatto bene a battersi per quel «corto circuito» tra questioni politiche e aspetti di natura penale. Anzi, ampliando il suo ragionamento all'attualità della drammatica vicenda della terra dei fuochi, Sodano sembra riproporre di fatto la stessa logica del corto circuito tra piani tra loro del tutto differenti. Non è mio costume dare addosso a chi è già in difficoltà e anzi mi auguro e credo (da garantista quale ero e resto, e anche perché nutro per lui affetto) che Tommaso saprà dimostrare la propria correttezza nelle inchieste che lo vedono coinvolto. Non posso, però, non ribadire che anche questa sentenza dimostra che strumentalizzare l'azione legittima di un potere dello Stato come la magistratura, mescolandola a errori e limiti politici (che lo stesso Bassolino realisticamente ha riconosciuto e riconosce), è un modo di far politica sbagliato che ha danneggiato non solo il partito di cui Sodano e io siamo stati esponenti ma che rappresenta, purtroppo, una più generale regressione di civiltà politica che oggi investe il Paese.

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