Un pentito accusa. "Parlammo dei rifiuti"

Quel pranzo segreto a Roma tra il deputato e il camorrista

Nomi di politici nelle dichiarazioni dei collaboratori: citato anche Squeglia
8 novembre 2013 - Dario del Porto, Conchita Sannino
Fonte: Repubblica Napoli

Le mani della camorra sulla sanità. Il patto con i politici per gestire le nomine. E gli affari sui rifiuti. Il blitz dell’antimafia scuote la Regione. Nelle 162 pagine dell’ordinanza, c’è anche la scena che sembra tratta da un film: l’incontro, a Roma, tra l’imprenditore camorrista Grillo e l’allora deputato Udc Squeglia. Con l’onorevole che, stando al pentito, assicura: «Ok, possiamo fare l’investimento».
Camorra e politica a braccetto. Si spartiscono interessi e convenienze. Gestiscono appalti per la sanità casertana. Tornano ombre e sospetti anche intorno all’ospedale di Sant’Anna e San Sebastiano, di cui già Repubblica si era occupata. Si parla anche di recenti investimenti nel settore del traffico rifiuti, nomine, «raccomandazioni», candidature. L’inchiesta ipotizza nuovi, inquietanti intrecci.
«Io camorrista, mi interessavo delle nomine in Regione». Nell’interrogatorio del 13 giugno, il pentito Giuliano Pirozzi —ritenuto particolarmente attendibile perché «a differenza di altri, ha iniziato a parlare da libero, presentatosi spontaneamente» — dà il racconto che dovrà essere verificato dai pm. «Ero molto legato all’ambiente politico, anche casertano. Avevo rapporti con Nicola Pagano, ex sindaco di Trentola Ducenta, con Massimo Grimaldi, consigliere regionale del nuovo Psi, con Nicola Cosentino. Avevo ottimi rapporti con Sebastiano Ferraro e suo fratello Angelo, ero vicino al presidente Caldoro, in quanto intimo amico di Francesco Mallardo, assessore alla Provincia di Napoli (all’epoca della giunta Cesaro, ndr), al quale Caldoro ha fatto da testimone di nozze (Caldoro e gli altri politici indicati risultano estranei all’inchiesta, ndr)». Continua Pirozzi: «Ero aggiornato sulle vicende della sanità regionale e mi interessavo di tutte le nomine pubbliche della Regione: dei vari dirigenti delle Asl, del turismo, dell’ambiente, dei trasporti e vari enti. Nel contempo ero affiliato al clan Mallardo. Ero la leva di collegamento tra la politica e la camorra».
«Non esisteva una gara senza una tangente». Lo stesso pentito Pirozzi, soffermandosi sul ruolo del manager Bottino, spiega: «Con la nomina di Bottino, quest’ultimo si impegnava a far vincere gli appalti presso l’ospedale di Caserta a ditte vicine ai Casalesi e ai Belforte». Pirozzi aggiunge che la nomina di Bottino fu voluta dall’allora sottosegretario e parlamentare, Cosentino.
E spiega: «Non esisteva una gara d’appalto senza tangente, spesso si concordava con affidamenti diretti, evitando le procedure di gara, e succedeva che le tangenti venivano pagate attraverso le proroghe dei contratti già in atto. Certo è che sia Bottino, sia altri dirigenti dell’Asl e dell’ospedale di Caserta, per ogni gara e servizio, ne traevano benefici economici (...). Parliamo di elevate cifre, talvolta erano i dirigenti dell’Asl che consegnavano parte delle tangenti ai politici di riferimento regionali».
«Il pranzo a Roma con il parlamentare Udc». Parla il collaboratore di giustizia Pasquale Di Giovanni, preso nel 2009 nell’ambito del blitz sul traffico illecito di rifiuti controllato dal clan Belforte. Di Giovanni racconta dell’incontro cui avrebbe assistito, avvenuto nella seconda metà del 2001 a Roma. Intorno al tavolo di un ristorante, anche l’imprenditore della camorra Angelo Grillo e l’ex deputato dell’allora Margherita, Pierino Squeglia, (attualmente responsabile regionale di Alleanza per l’Italia), e l’esponente del clan Giuseppe Buttone, cognato dei Belforte. «A tavola parlavano liberamente, ricordo che Squeglia chiaramente disse che era stato eletto al parlamento con i voti dei Belforte attraverso le famiglie degli affiliati al clan e Buttone confermò la circostanza». Ancora, Di Giovanni ricorda le parole dette dal Buttone che «“loro avevano imparato dai casalesi che bisognava avere rapporti di disponibilità verso la politica, per aumentare il potere del clan». Continua Di Giovanni: «Una volta seduti, Squeglia mi fece una serie di domande sul settore rifiuti, del tipo costi, ricavi, investimento e varie altre, sempre di natura economia. Dopo circa mezz’ora, Squeglia rivolgendosi a Grillo disse testualmente: “Ok, possiamo fare l’investimento”». Per chiarezza: allo stato Squeglia non risulta indagato.
«I casalesi hanno in mano anche Fiumicino». Nelle intercettazioni ambientali, l’indagato Grillo parla a ruota libera delle infiltrazioni dei casalesi in vari affari. E dice: «Si sono presi Fiumicino, perché Fiumicino pure ce l’hanno in mano ai casalesi».
«Alemanno interessato alla Sanità campana». In un altro passo dell’ordinanza, il gip Iaselli scrive: il pentito «Pirozzi precisa che (l’ex sindaco di Roma, non indagato) Gianni Alemanno si interessava della sanità casertana su sollecitazione di Angelo Polverino che, essendo eletto nel territorio casertano, «aveva un diretto interesse anche sulle nomine che riguardavano il suo territorio».

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