Pagati senza lavorare, vent`anni di sprechi
Assunzioni senza freni, promozioni a pioggia, sprechi, indagini giudiziarie: quella dei consorzi di bacino è una delle pagine nere della storia infinita dell'emergenza rifiuti. Una storia lunga venti anni. Nel '93 nascono i cosiddetti consorzi di bacino, società tra i comuni per la raccolta dei rifiuti i cui dipendenti sono pagati dal commissariato di governo e quindi dallo Stato. Seneformano diciotto che assumono 2400 persone. Nel 2013 solo tra Napoli e Caserta ce ne sono 2164. Diverse le loro provenienze. Una parte arriva dalle vecchie discariche chiuse e spesso gestite da imprenditori legati alla malavita. In molti casi gli organici furono ingrossati alla vigilia della serrata. Nicola Vassallo, il manager pentito dei rifiuti, ha raccontato ai magistrati di essere riuscito a far assumere tré dei suoi fratelli e una serie infinita di parenti e amid. Come lui molti altri.
Poi ci sono i dipendenti dei Comuni che entrano ed escono dai consorzi lasciando in omaggio i propri assunti. Una maniera semplice ed efficace per accumulare voti e assunzioni scaricando i costi sulle finanze statali. E poi ci sono i duemila Lsu assunti nel 2001 per la raccolta differenziata che non decolla.
Del resto sono veramente pochi quelli che vengono collocati in posizioni che prevedono mansioni precise. Nel 2005 l'allora commissario di governo, il prefetto Corrado Catenacci, racconta in una deposizione davanti alla commissione ecomafie: «Siamo riusciti a creare alcune occasioni di lavoro effettivo, ma se oggi lavorano 500-600 operai è già un miracolo. Gli altri continuano a non fare niente. I Comuni e le Province che dovevano provvedere alla raccolta differenziata non hanno fat to alcunché: anzi, molti Comuni hanno stipulato contratti e cooperative». E poi conclude «Le comunità locali assumono spesso pregiudicati per cui i nostri uffici pullulano sempre di personaggi strani, se dovessimo chiedere i certificati penali, ci spaventeremmo». In compenso dei camion acquistati per i consorzi, lo spiega sempre Catenacci, si sono perse le tracce: semplicemente non si sa dove siano finiti.
Gli anni passano e la situazione peggiora: diminuisce il lavoro ma aumentano le promozioni, nonostante il commissario ad acta nominato da Bertolaso, Alberto Stancanelli abbia bloccato gli organici. Nel2010 la Guardia di Finanza a Vìtulazio perquisisce il comitato elettorale di Manuela Pontillo, moglie di Antonio Scialdone, dirigente del consorzio casertano. Lei è candidata alle elezioni in una delle liste vincenti, lui distribuisce promozioni a gogò. Nel 2011 depone davanti alla commissione ecomafie. Il presidente, Gaetano Pecorella gli chiede se, come sostiene la stampa, sono state fatte 700 promozioni nel consorzio dagli organici bloccati per legge e lui spiega: «Con l'accorpamento dei consorzi le tensioni si sono enormemente acuite. Abbiamo ritenuto opportuno transigere queste liti laddove era evidente la sperequazione nell'inquadramento. Certamente, non si tratta di 700 provvedimenti: questo è un numero buttato sulla stampa a caso. Al massimo, saranno 300 provvedimenti». Trecento, un'inezia.
A furia di sprechi i soldi finiscono. Nel napoletano 881 dipendenti servono solo tre comuni: tutti gli altri sono usciti dal consorzio. Intanto tra Napoli e Caserta gli amministratori hanno accumulato 200 milioni di debiti nei confronti dei consorzi. Tra il 2012 e il 2013 non arivano gli stipendi. E le manifestazioni si susseguono. A febbraio 2013 un gruppo di 10 desperados (una sorta di sigla sindacale) occupa lo studio privato del commissario liquidatore Lorenzo Di Domenico, per costringerlo a firmare i mandati di pagamento, il 24 ottobre nuovo raid alla Sapna. E la storia continua.