Rifiuti e veleni perché il governo deve intervenire

7 novembre 2013 - Vittorio Del Tufo
Fonte: Il Mattino

E` intollerabile che attorno al dramma dei rifiuti in Campania - una tragedia vera per centinaia di migliaia di persone che convivono con lo scempio degli sversamenti abusivi - continui ad andare in scena lo spettacolo dello scaricabarile. Una giungla di inadempienze, conflitti, competenze sovrapposte e veti incrociati nella quale è facile smarrirsi e non è più chiaro chi debba decidere cosa. Per voltare pagina è necessario che si superi la frammentazione dei livelli decisionali; è indispensa bile che il governo assuma un'iniziativa forte, autorevole e rigorosa e che questa azione portila firma dell'esecutivo nella sua interezza, anziché essere demandata agli studi di questo o quell'altro ministero. Occorre, in definitiva, un piano concreto fatto di pochi punti e che individui, subito, alcune priorità. Innanzituto la bonifica delle terre avvelenate: senza inseguire obiettivi irraggiungibili, ma circoscrivendo gli interventi a quella porzione di territorio che è possibile salvare.
L'Istituto Superiore di Sanità ha documentato, dati alla mano, che in un'area di 220 ettari, nella zona compresa tra la Resit di Giugliano e le discariche già sequestrate, la falda acquifera risulta contaminata e nessuna bonifica è praticabile. Ma fermare lo scempio è ancora possibile e spetta al governo nazionale assumere l'iniziativa per bloccare l'avanzata dei veleni nel sottosuolo.
Seconda priorità: un'indagine epidemiológica seria, rigorosa e condivisa, che attraverso dei seri protocolli scientifici giunga a misurazioni precise del rischio sanitario per la popolazione. I cittadini sono disorientati dainformazioni spesso discordanti. Simettano in campo, senza più indugi, accertamenti ulteriori e definitivi e, soprattutto, siintensifichino i controlli sui prodotti ortofrutticoli per dare le maggiori garanzie possibili ai consumatori. E per porre fine alle speculazioni, dal momento che sulle ceneri dell'emergenza continuano di agitarsi mestatori di professione, pentiti di camorra travestiti da oracoli che vanno in tv e sparano nel mucchio e speculatori di ogni risma, avvezzi a pescare nel torbido, soprattutto adesso che l'opinione pubblica nazionale ha scoperto la Terra dei Fuochi e le istituzioni locali sembrano nuovamente avvitate in una spirale di inconcludenza.
Un terzo punto il governo deve fissare nella sua agenza: il perseguimento degli illeciti e la tolleranza zero (leggi carcere) nei confronti di chi sversa, inquina o da fuoco ai rifiuti. Occorrono misure urgenti, senza più tentennamenti o indugi, per inasprire (e, soprattutto, rendere certe) le pene per chi continua ad avvelenare i campi agricoli, rendere irrespirabile l'area e inquinare le falde acquifere. Ð quarto e ultimo puntoèquellosulquale si è consumato il vero disastro della gestione politica e commissariale dell'emergenza discariche. È necessario che il governo si faccia carico - superando resistenze e veti incrociati - della gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Una gestione finora segnata dall'incompiutezza delle scelte, e che ha finora provocato, come appendice, l'accumulo delle piramidi di ecoballe in un territorio sterminato della Campania. Ed è proprio sulla gestione di questo «pregresso» - le ecoballe di cui nessuno vorrebbe occuparsi - che sta andando in scena, ancora una volta, il penoso spettacolo dello scaricabarile. Ciascuno delega la responsabilità ad altri soggetti nella speranza di non restare con il cerino in mano. Chi deve smaltire le maledette ecoballe? E come? L'ultima a defilarsi è stata la Sapna, la società della Provincia che ha il compito di gestire ³³ ciclo dei rifiuti. Questo rimpallo continuo tra enti e soggetti diversi - ma tutti acco munati dalla medesima fragilità politica, manageriale, imprenditoriale e finanziaria continua ad allontanare la soluzione del problema. Mentre le dispute - spesso animate da furore ideologico - ei veti incrociati impediscono la realizzazione di nuovi e moderni impianti di termovalorizzazione, che altrove sono la regola e generano profitti. L'Europa, presto o tardi, d chiederà il conto di questa inefficienza. Prima che arrivi quel giorno, e prima che sia troppo tardi, il governo faccia sentire la sua voce e imponga ciò che finora è mancato: soluzioni strutturali alla crisi.

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