Il presidente del consorzio Ce4 al telefono con LandOLFI La convinzione di essere perseguitati da Lorenzo Diana

Landolfi: «Una strategia per fotterci e il prefetto avalla»

Esposti e veleni, un clima pesante tra i politici di Terra di lavoro
Ecco cosa emerge dalle intercettazioni
25 giugno 2008 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
La commissione d'accesso al Comune di Mondragone, gli esposti anonimi che arrivavano alle forze dell'ordine, la maniera per evitare lo scioglimento alla giunta di centrodestra: parlava di questo Mario Landolfi, deputato di An e da poche settimane non più ministro delle Comunicazioni, mentre i carabinieri che indagavano sugli illeciti del Consorzio Caserta 4 intercettavano le sue conversazioni con Giuseppe Valente, presidente del Consorzio stesso.
Sotto controllo, è ovvio, era il telefono di Valente. L'utilizzo di queste intercettazioni è stato chiesto dal pm Alessandro Milita nell'udienza del 17 giugno scorso. Gli avvocati Giulia Bongiorno e Nicola Buccico, che assistono Landolfi, hanno tempo fino al 30 per le controdeduzioni.

Valente: «Mario, io sono molto preoccupato, ma proprio sinceramente».
Landolfi: «Che è successo? ».
Valente: «E poi te ne parlo domattina a voce».
Landolfi: «Ah?».
Valente: «Te ne parlo bene domani mattina, perché secondo me c'è una strategia molto in alto per fottere qua a Mondragone, pure per cazzate e credo che ci siano molte complicità in questa strategia ».
Landolfi: «Uhm... Ma che è successo?, noi ci siamo sentiti poco fa».
Valente: «No, non è successo niente in particolare, non è successo niente, però oggi ragionando un poco, poi ho avuto una visita a casa... che mi ha fatto riflettere molto e allora è meglio che... Ci sta il classico proverbio latino che dice "si vis pacem para bellum" e questa secondo me è una guerra che dobbiamo preparare, non solo, ma poi di qui a un mese, di fronte ad una relazione di un certo modo, tu che cazzo vai a fare più, neh Mario, che vai a fare? Che gli vai a dire? Quando poi "ma sai, questo poi è venuto"... Insomma... Mario, io domani mattina ti voglio parlare un poco perché ci sono molte cose che non quadrano. Qua ci stanno esposti anonimi...».
Landolfi: «Eh».
Valente: «Che vengono indirizzati a tutte le autorità, ma poi guardacaso a livello giudiziario vengono mandati ad un giudice in particolare. Guarda caso dopo questi esposti anonimi dopo sette, otto giorni viene la Dia e viene a sequestrare atti che riguardano in particolare l'esposto anonimo. A livello di Prefettura si dà mandato per altri due mesi alla commissione di accesso, come se per due mesi... In due mesi questi che hanno fatto, hanno trovato qualcosa e la devono approfondire meglio o non hanno trovato niente e hanno bisogno ancora di tempo per poter trovare, poter creare qualcosa? La chiave di lettura è bivalente, non solo, poi risulta... risulta fondatamente che un certo parlamentare ha frequentazioni continue con il prefetto e va a chiedergli solo questo? E il prefetto non fa niente, insomma, il prefetto avalla... Avalla e concede due mesi ancora alla commissione per dare soddisfazione a qualche parlamentare o per dare, per fare in modo che vengano create delle prove contro... artificiose chiaramente, strumentali contro questa amministrazione. Queste sono cose che insomma... Quando c'è stato il prefetto la prima volta ha detto: "Ben venga una commissione che verifica", è legittimo ed era giustissimo».
Landolfi.
«Certo».
Valente:
«Però dentro al paese tuo non si può consentire che tu, una commissione dopo due mesi dice: "No, non abbiamo fatto niente, dobbiamo stare altri due mesi". Allora dopo due mesi mi devi fare uno step, mi dici: "Hai trovato qualcosa? hai bisogno di altro?" ».
Landolfi:
«Pe', ma chi ti è venuto a trovare?»: Valente: «E va beh, poi ne parliamo domani, dai».
Landolfi:
«Va beh, dimmelo, tanto già è...».
Valente: «Senti, io ho riparlato di nuovo c0n Giovanni De Stasio».
Landolfi:
«Eh».
Valente:
«E ti devo dire la verità, oggi mi sono messo paura, mi sono messo paura sai perché? Perché io ho l'impressione che si sta creando una sorta di caccia alla strega che non esiste. Cioè qua a Mondragone non c'è una virgola di motivo per poter fare un provvedimento contro questa amministrazione».

Il giorno successivo i due si incontrano e Landolfi decide di andare dal prefetto di Caserta, Carlo Schilardi, assieme a Nicola Cosentino, coordinatore regionale di Forza Italia. Ne parla con Valente in un'altra telefonata.
Landolfi: «Io col prefetto sarò molto duro, Peppino. Là non è la questione che fai sfogo, là un prefetto non si comporta così, non fai sfogare a nessuno. Il prefetto se ci sono delle cose ha il dovere di procedere, se non ci sono non ha il diritto di far sfogare quando va D'Artagnan lì sopra, quello con la faccia di mariuolo di Lorenzo Diana e dice: "senatore, mi dispiace". E ti voglio dire che mi deve rispondere all'interrogazione mia su San Cipriano d'Aversa, sugli imbrogli che hanno fatto sulle residenze false... Io gli dico che so che ci va Lorenzo Diana sopra la Prefettura, hai capito? Io su questo devo dire: "Ma tu a che gioco stai giocando, prefetto?"».
Valente: «Ma tu devi esser molto... e non dire... se ci sta ci sta... Tu devi dire "Fino a oggi non è emerso niente e penso che 60 giorni sarebbero bastati per questa commissione" ».
Landolfi: «Peppe, io devo fare un ragionamento che lui non può dire "Io lo faccio per far sfogare", ma a chi deve far sfogare? Che è questo sfogo? Allora mi facesse sfogare a me su San Cipriano, hai capito? ».
Altra telefonata, di lì a poco. Valente: «Oh, sul giornale ci sta una miriade di arresti che hanno fatto a Mondragone ».
Landolfi: «Ah, sì? A chi hanno arrestato?».
Valente: «Tutti quelli là che ci stavano fuori, hanno arrestato tutti quanti».
Landolfi: «Ah, si ottimo!» Valente: «Sì, sì, quindi Mondragone è diventato finalmente un paese denuclearizzato».
Landolfi: «Ah, lassa fa' a Dio e alla Madonna».

«Pensavo che sciogliessero Mondragone per l'opera dei nostri avversari politici»
«Per capire il senso di quelle telefonate bisogna ricostruire il clima di due anni fa in provincia di Caserta. Era stato da poco sciolto il Comune di Pignataro, governato dal centro sinistra, ed eravamo convinti che i nostri rivali politici si stessero muovendo per arrivare allo scioglimento di Mondragone».
Due anni dopo quelle intercettazioni, così le spiega Mario Landolfi, deputato del Pdl. «Pensavamo che ci fosse un'abilità politica dei nostri rivali ed eravamo ovviamente risentiti. Al prefetto dissi: se ci sono elementi per sciogliere Mondragone, fatelo. Ma se questi elementi non ci sono, è inutile prorogare la commissione d'accesso».
La vicenda attribuita a Landolfi nell'inchiesta sul Consorzio Caserta 4 riguarda le dimissioni in «accordo» del consigliere Massimo Romano, dietro la promessa fatta a quest'ultimo di un'assunzione per la moglie ed il fratello poliziotto nella società Eco 4 dei fratelli Orsi. Per Landolfi, l'ex sindaco Ugo Conte ed altre quattro persone l'accusa ipotizzata è concorso in corruzione e truffa aggravati dal favoreggiamento camorristico. Conte si dimise poco dopo queste intercettazioni ed evitò in questo modo che il consiglio comunale di Mondragone fosse sciolto. «Mi sembra chiaro — aggiunge l'ex ministro — che ci si trova di fronte alla legittima attività politica di un parlamentare che si interessa ai problemi del suo territorio. Nulla di anomalo, nulla di illecito: come avevo detto dal primo momento».

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