Reportage dalla Terra dei Fuochi: ortaggi coltivati sui liquami

Rifiuti, anatema del cardinale: niente comunione a chi inquina

«Napoli è una città da amare, serve un'operazione verità». Caldoro: impegno per risanare
7 novembre 2013 - Rosanna Borzillo
Fonte: Il Mattino

I cristiani hanno il dovere di tutelare l'ambiente e la Chiesa è in prima linea. Dinanzi alla platea dei partecipanti del X Forum intemazionale Greenaccord, che ha avuto inizio ieri a Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha detto che «abusare della natura è una colpa grave». E poi parlando con i giornalisti ha ribadito quanto già detto in passato, ovvero che «chi inquina non è in grazia di Dio e non può fare la comunione». Nuove grane, intanto, sul fronte dello smaltimento. Senza fondi e competenze è impossibile gestire il pasticcio delle ecoballe. È un grido di dolore quello lanciato dal presidente della Provincia Antonio Pentangelo, che boccia così ogni ipotesi di affidamento dei siti alla Sapna. Il suo ragionamento è chiaro : da un lato si voglio no abolire le Province, dall'altro si chiede agli enti in via di estinzione di risolvere problemi ed emergenze.
«Niente comunione per chi inquina perché non è in grazia di Dio». È il cardinale Crescenzio Sepe, ad aprire, ieri mattina, la decima edizione del Forum internazio naie Greenaccord, dal tema «Un futuro senza rifiuti», e a ribadire il suo anatema contro chi danneggia l'ambiente. «Abusare dell'ambiente è colpa più grave di tante altre», dice l'arcivescovo ai cento giornalisti e agli oltre trenta studiosi di fama intemazionale a Castel dell'Ovo fino a sabato per confrontarsi su un nuovo approccio al problema rifiuti. Sepe raccomanda: «Napoli non è una carta straccia e, al di la delle mortificazioni cui viene talvolta sottoposta, è una gran bella città, da amare. Bisogna dire alla nostra gente la verità su quello che è accaduto». Così spetta al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro tracciare analisi e proposte: «1º % del nostro territorio è stato saccheggiato - dice Caldoro - perché frutto degli interessi della camorra e di aziende che hanno trovato più comodo smaltire in modo illegale i rifiuti pericolosi». L'unica risposta - secondo il presidente - è «un impegno comune per un effettivo risanamento delle terre inquinate». Attenzione, però, alle strumentalizzazioni, dice Caldoro. «Sulla vicenda del pentito Carmine Schiavone non dobbiamo permettere che ci sia una sola voce, ma anche quella della magistratura e delle forze dell'ordine». E, poi, un invito ai presenti «a non avere paura di mangiare i prodotti campani, perché c'è un accuratissimo controllo». Glifa eco ilvicesindacoTommaso Sodano che ha ricordato lo sforzo dell'amministrazione comunale per una politica dei rifiuti chiara e netta: «Vogliamo porre fine alla stagione emergenziale e alla filiera discariche-inceneritori - dice Sodano per scegliere la strada del potenziamento della differenziata e del riciclo». Ma il forum di Greenaccord è soprattutto - ricorda il presidente Alfonso Cateuruccio - «comprende- re che per risolvere il problema dei rifiuti basterebbe imitare la natura che non produce scarti e che funziona a ciclo chiuso». In realtà, «in troppe parti del mondo ancora oggi i rifiuti sono considerati solo uno scarto ingombrante e invadente». Perciò l'associazione mette a confronto studiosi di ogni parte del mondo. A partire da William Rees della British Columbia University, con la prima relazione della mattinata, sul «debito ecologico che è l'impronta dei Paesi ricchi che saccheggiano quelli poveri di risorse e biodiversità». Le economie urbane producono quantitativi di rifiuti mai visti finora: 25 tonnellate per ogni cittadino degli Stati Uniti d'America. Nel frattempo, il 30% del terreno agricolo è diventato improduttivo a causa del consumo di suolo, che continua a ritmi fino a 40 volte più veloci di quanto la Terra può sopportare; mentre 1'82% degli stockdipesce sono sovrasfruttati, depauperando le risorse ittiche mondiali. Gli ha fatto eco Robert Costanza deU'Australian National University, partendo dal presupposto che «occorre creare una società che smetta di essere dipendente dal paradigma economico della crescita a tutti i costi». Costanza ha, così, proposto un dodecalogo per realizzare una nuova economia sostenibile. L'undicesimo "comandamento" ha riscosso successo tra i partecipanti: «Lavorare meno e divertirci di più». Infine, il dodicesimo: «un'istruzione per la vita e non solo per trovare un lavoro». E, infatti, ha aggiunto Sergio Ulgiati, dell'Università Parthenope di Napoli, «viviamo aspettando la crescita, che - ha ricordato il docente - porta con sé forti impatti umani e ambientali» di cui «raramente ci rendiamo conto». «Come ad esempio un anello con brillante tanto agognato dalle donne, ma per il quale sono necessari scavi nelle miniere con danni alla natura». Già dalle comunità locali può, però, partire un nuovo modo di pensare il benessere, spiega Friederich Hinterberger, ricercatore del· Sustainable Europe Research Institute di Vienna, che ha portato come esempio la condivisione di elettrodomestici da collocare negli spazi comuni degli edifici. Stamattina, tavola rotonda sulle eco mafie. 

 

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