Quattro pentiti parlano di Landolfi

25 giugno 2008 - D. D. P.
Fonte: Repubblica Napoli
Una trentina di pagine di intercettazioni e i verbali di quattro collaboratori di giustizia: sono i nuovi atti, risalenti al periodo compreso tra il 2002 e il 2003, depositati il 17 giugno scorso all´udienza preliminare sulla vicenda Eco 4 che vede imputato fra gli altri il deputato di An Mario Landolfi.

Il parlamentare deve rispondere di corruzione aggravata per le dimissioni di un consigliere comunale di Mondragone che si sarebbe dimesso in cambio dell´assunzione della moglie nella società Eco4. Contestazione sempre respinta, che adesso la Procura ha voluto integrare. Nei colloqui intercettati, Landolfi si sfoga più volte con un compagno di partito utilizzando frasi anche pesanti all´indirizzo dell´ex deputato diessino Lorenzo Diana, ritenuto l´ispiratore di esposti anonimi contro il comune di Mondragone. I verbali dei pentiti sono stati raccolti dall´allora pm (oggi in Cassazione) Raffaele Cantone.
Stefano Piccirillo, ex esponente dei clan di Mondragone, sostiene che a Landolfi sarebbe stato proposto «aiuto elettorale in cambio di un intervento sulle vicende giudiziarie di Augusto La Torre», boss, poi collaboratore di giustizia attualmente fuori dal programma di protezione. Ricorda, Piccirillo, che alle Politiche del 2001 il clan si era «impegnato per l´elezione di Landolfi perché il clan era interessato alle riforme in materia di giustizia promesse dal Polo delle Libertà». Il pentito parla anche di un «rinfresco a favore dell´onorevole Landolfi» che sarebbe stato organizzato dal clan alla vigilia della Politiche del 2001 al quale avrebbero «partecipato tutti i dipendenti della nettezza urbana».
Un altro collaboratore, Mario Sperlongano, dice di aver saputo che La Torre aveva «cercato un aiuto da Landolfi per la questione del 41 bis e dei processi» ma aggiunge: «Non mi risulta che Landolfi abbia mai fatto nulla per lui». E lo stesso La Torre ricorda di aver provato a far interessare Landolfi per ottenere benefici carcerari senza aver mai ricevuto risposta. Il pentito Giuseppe Valente racconta di un incontro tra il parlamentare e un malavitoso, Donato Pagliuca, poi ucciso nel 1995. Circostanza, questa, che Landolfi, sentito come teste nell´agosto 2003 dal pm Cantone non nega ma così ricostruisce: «Ebbi l´impressione che cercasse un canale con l´amministrazione comunale ma io fui netto nelle risposte rappresentando che facevano bene a non venire in Comune. Dopo questo incontro non ha più cercato di avvicinarmi. Non mi ha mai proposto appoggio del clan». I difensori di Landolfi hanno tempo fino al 30 giugno per presentare le proprie controdeduzioni. A "Repubblica", Landolfi dice: «Non ho mai chiesto, né direttamente né indirettamente, voti a questa gente. Anzi in ogni comizio li ho chiamati camorristi e nel 2002, quando furono arrestati, feci un manifesto con il simbolo di An e le firme per esprimere gratitudine alle forze dell´ordine e invitare i cittadini a non cadere preda di questi delinquenti. Non temo confronti, su questi argomenti e la mia storia lo dimostra. Il rinfresco? Ma non scherziamo. Ammesso che sia stato fatto, e io non lo so, cosa dovrei fare, proibire di fare propaganda per me?». Sugli sfoghi verso Diana, Landolfi afferma: «Sono frasi dette al telefono, in un quadro di scontro politico. Avvertivamo accanimento sul Comune di Mondragone, come parlamentare ho fatto quel che dovevo fare»

 

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