Rifiuti, ora resta il rebus ecoballe
IL REBUS delle ecoballe. Per la Procura erano "corpo del reato", perché prodotte senza rispettare i parametri previsti dal contratto. Ma dopo l' assoluzione di tutti gli imputati al processo sul ciclo dei rifiuti, non possono più essere considerate tali. Al momento della sentenza, i giudici hanno revocato il sequestro dei siti di Giugliano, Acerra, Capua e Casalduni, ai quali erano apposti i sigilli sin dal 2006, restituendoli alle province di competenza. Ora resta da capire chi e soprattutto in che modo smaltirà il prodotto lavorato presso gli impianti di cdr e accumulato nel corso degli anni, 7 mila tonnellate solo a Giugliano, fino a diventare uno dei simboli dell' eterna emergenza che ha umiliato il territorio della regione. Il destino dei siti sui quali sono accumulate le ecoballe era già stato al centro di una disputa in sede amministrativa conclusa con la decisione del Consiglio di Stato che aveva ritenuto assorbita anche questa questione nel passaggio alle Province della competenza dopo la risoluzione del contratto fra il commissariato e la Fibe e la conclusione della gestione emergenziale. Il verdetto che ha chiuso il processo di primo grado assolvendo con la formula «perché il fatto non sussiste» rafforza ulteriormente la posizione delle aziende, Impregilo compresa, che sono state a loro volta assolte anche dai profili di illecito amministrativo prospettata dalla Procura. Dunque dovrebbero essere le Province a farsi carico del problema. Ma pesano le incognite sul futuro di questi enti e soprattutto il dato che prevede lo smaltimento delle ecoballe in un impianto di termovalorizzazione. L' unico attualmente in funzione è quello di Acerra che però non può ricevere questo materiale. Una delle soluzioni, peraltro prevista dalla legge, è la costruzione di un nuovo impianto, ma viene fortemente contestata dalle popolazioni locali, stanche di vivere fra i veleni. Così la vicenda si intreccia con i nodi che tuttora sono in discussione a diversi livelli e su diversi tavoli. Ieri alla Camera sono state approvate tutte le otto mozioni che chiedevano la bonifica della Terra dei fuochi: Pd, Pdl, Scelta Civica, Sel, Centro democratico, Lega, Gruppo misto, Cinque stelle. Della mozione del M5S non sono state approvate alcune parti sulle quali il governo aveva espresso parere negativo. «Dalla Camera dei deputati è venuto oggi un nuovo, positivo, segnale di attenzione alle preoccupazioni e alle richieste di intervento dei cittadini che abitano nella Terra dei fuochi», afferma il presidente della Camera Laura Boldrini, che sollecita l' istituzione della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e aggiunge: «Il governo viene impegnato innanzitutto a mettere in sicurezza, a bonificare e a risanare le aree che la criminalità organizzata ha ridotto a discariche di veleni». Su Twitter è arrivato il commento del governatore Stefano Caldoro: «Bene Camera su bonifiche. Mozioni ci danno forza. Ora serve però legge speciale o decreto ad hoc». In prefettura a Napoli invece si è tenuto un vertice sul tema del credito per circa 98 milioni di euro vantato dalla Sapna, la società provinciale per i rifiuti. L' Anci regionale e il prefetto Francesco Musolino solleciteranno i Comuni debitori a versare quanto dovuto, per scongiurare il rischio di uno stop nello smaltimento. Tra i maggiori debitori, con 44 milioni di euro, c' è il Comune di Napoli, presente all' incontro con il sindaco Luigi de Magistris e il vice sindaco Tommaso Sodano, che ha assicurato di essere pronto a pagare con i proventi della Tares. «È stato un tavolo molto proficuo - ha detto de Magistris - abbiamo registrato una collaborazione molto seria fra tutte le istituzioni presenti»