Per Bassolino e gli altri «il fatto non sussiste»

Rifiuti, un`emergenza senza colpevoli. Imputati tutti assolti

L'ex governatore potrebbe correre alle europee. O puntare di nuovo su Napoli
5 novembre 2013 - Francesca Pilla
Fonte: Il manifesto

Il fatto non sus­si­ste o comun­que non rap­pre­senta reato. Hanno deciso così i giu­dici della quinta sezione penale del tri­bu­nale di Napoli sugli impu­tati di quella che è stata la perenne emer­genza dei rifiuti in Cam­pa­nia per almeno 15 anni. Nes­sun col­pe­vole dun­que per la spaz­za­tura che aveva inon­dato e som­merso il capo­luogo, per le imma­gini che ave­vano fatto il giro del mondo accu­sando quelle ammi­ni­stra­zioni di cen­tro­si­ni­stra di essere inca­paci nel venirne a capo, con i turi­sti che arri­va­vano a foto­gra­fare le pira­midi di mon­nezza nella terza città d’Italia.

Tutti assolti con for­mula piena i pro­ta­go­ni­sti della grande crisi del 2001 e che si era ripro­po­sta vio­len­te­mente 6 anni dopo. Sca­gio­nati tutti e 28 gli impu­tati, e tra loro quell’Antonio Bas­so­lino che pro­prio su que­sto scan­dalo aveva perso la cre­di­bi­lità poli­tica non solo tra la sua gente che l’aveva votato eleg­gen­dolo sin­daco prima e pre­si­dente di regione dopo, ma anche nel suo stesso par­tito. Fini­sce così con molti reati pre­scritti, ma tanto basta a far dire a Bas­so­lino nel pome­rig­gio che i giu­dici hanno dimo­strato un’importante auto­no­mia di giu­di­zio: «Dopo anni di sof­fe­renza e di dolore vedo final­mente rico­no­sciuta la mia totale estra­neità ai fatti che mi erano stati adde­bi­tati. La gioia di oggi si mescola con la tri­stezza per le prove che ho dovuto affrontare».

Tra le prove c’è sicu­ra­mente il suo esi­lio for­zato impo­sto dai demo­crat. Lo scrive lo stesso ex-governatore nel suo libro appena uscito, Le dolo­miti di Napoli, quando sot­to­li­nea che «la fase più dram­ma­tica della crisi can­cella tutto. Gior­gio Napo­li­tano pro­nun­cia da Capri parole ingiu­ste, in quei giorni (…) si sca­tena l’inferno media­tico e tutto si sca­rica su di me». Ora non sono in pochi a cre­dere che il pro­ta­go­ni­sta del cosid­detto rina­sci­mento napo­le­tano rite­nuto anche respon­sa­bile (fino a ieri?) della sua deca­denza possa pro­vare a tor­nare ora alla carica, can­di­dan­dosi alle ele­zioni euro­pee o addi­rit­tura di nuovo alla pol­trona di sin­daco tra due anni e mezzo.

Bas­so­lino era stato accu­sato, in que­sto biblico pro­cesso che ha visto il suc­ce­dersi di cen­ti­naia di testi­moni, di non aver rescisso il con­tratto con la Fibe con­trol­lata Impre­gilo, la quale aveva in gestione l’intero ciclo dello smal­ti­mento. L’impresa che si era aggiu­di­cata l’appalto nel 1998 con l’allora gover­na­tore di An Anto­nio Rastrelli era infatti ina­dem­piente sotto tutti i punti di vista. Non aveva rea­liz­zato (e non rea­liz­zerà mai) i tre ince­ne­ri­tori pre­vi­sti dal con­tratto fir­mato due anni dopo e aveva aperto invece impianti di Cdr (com­bu­sti­bile da rifiuto) non a norma. Non solo. Aveva pro­dotto per anni eco­balle che secondo le leggi di allora (poi modi­fi­cate ad hoc dal com­mis­sa­rio Gianni De Gen­naro) non pote­vano essere ince­ne­rite rea­liz­zando la più grande cit­ta­della della mon­nezza a Giu­gliano. A Taverna del re, dove ancora sostano 6 milioni di ton­nel­late di mate­riali. Una bomba eco­lo­gica che oggi resta lì, met­tendo in dif­fi­coltà gli attuali ammi­ni­stra­zioni. Tutto que­sto aveva cau­sato diverse multe e pre­scri­zioni da parte della Ue, non­ché una con­danna della Corte di giu­sti­zia euro­pea nel 2010.

Il pm Paolo Sir­leo, che insieme a Giu­seppe Noviello era respon­sa­bile dell’indagine, dopo una requi­si­to­ria di 20 ore aveva chie­sto la pre­scri­zione per l’ex gover­na­tore, all’epoca dei fatti anche com­mis­sa­rio ai rifiuti, anche se aveva sot­to­li­neato le sue respon­sa­bi­lità nella per­pe­tra­zione del fatto. La pro­cura aveva, nel pro­cesso aperto nel 2005, for­mu­lato accuse pesan­tis­sime per gli impu­tati: cata­strofe ambien­tale, ma anche frode in pub­bli­che for­ni­ture, truffa ai danni dello Stato, abuso di uffi­cio, falso e ille­citi ambien­tali. Ieri sono stati tutti assolti, Pier­gior­gio a Paolo Romiti, all’epoca diri­genti del gruppo Impre­gilo; gli ex sub com­mis­sari Raf­faele Vanoli, Giu­lio Fac­chi, Sal­va­tore Acam­pora, e ancora Armando Cat­ta­neo ex ad di Fibe e Angelo Pel­lic­cia, ex diret­tore gene­rale dell’azienda. Ne esce puli­tis­sima la stessa Impre­gilo, per la quale era stata chie­sta una multa di 750.000 euro e la con­danna a due anni di inter­di­zione dallo sti­pu­lare con­tratti con la pub­blica amministrazione.

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