Parla l'ex capo della procura

«Bassolino assolto, ma sui rifiuti non è stata un`inchiesta inutile»

L'ex procuratore Lepore: così abbiamo svelato scandali e malaffare
5 novembre 2013 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Non è stato un lavoro mutile, non è stato uno sforzo privo di conseguenze positive. Ne è convinto Giovandomenico Lepore, l'ex procuratore di Napoli, coordinatore delle principali indagini che hanno riguardato la gestione dei rifiuti da parte dell'ex commissariato anti emergenza. Sotto la sua gestione dell'ufficio inquirente, sono nate le accuse mosse all'allora potere politico-ammimstrivo che faceva capo all'ex governatore Antonio Bassolino, con ipotesi di reato - truffa e frode in pubbliche forniture - che sembrarono una autentica spallata di natura giudiziaria al governo della Regione. Una inchiesta inutile? «Niente affatto», spiega oggi Lepore, uno dei pochi che non rinuncia mai a metterci la faccia, anche quando le cose non vanno esattamente per il verso giusto: «Ricordo il lavoro enorme dei sostituti procuratori Noviello e Sirleo, ma anche le critiche e le incomprensioni di quel periodo. Tanto per cominciare, grazie alle nostre indagini sono emerse irregolarità e contraddizioni legate alla raccolta dei rifiuti, legate a quella stagione di crisi: ricordate quelle centinaia di dipendenti che prendevano lo stipendio per non lavorare? Ricordate quelle scene immortalate? Certo non sono il nucleo del processo che si è chiuso ieri, ma da quelle indagini sono nati interventi che hanno consentito di fare dei passi m avanti». E non è tutto. Sono gli anni del partito del no, delle barricate nei confronti di ogni intervento dello Stato, insomma della grande mobilitazione di piazza. «È lo scenario in cui vanno calate le indagini approdate oggi alla sentenza della quinta sezione penale. Penso soprattutto al termovalorizzatore, al funzionamento di un impianto previsto proprio nel ciclo di raccolta rifiuti su cui hanno battuto le indagini». Crimine, malaffare, irregolarità. Questioni estranee alla storia del processo che si è chiuso ieri con 27 assoluzioni, di cui oggi si parla - fa capire l' ex capo dei pm napoletani - sempre e comunque, grazie a una inchiesta madre, un fascicolo contenitore degno di un maxiprocesso. Poi da questa vicenda sono nati altri filoni processuali, tanto per fare una ricostruzione: come l'inchiesta rompiballe, quella che ha toccato i vertici della Protezione civile, ma anche il caso percolato, per û quale oggi, il capo della Polizia Alessandro Pansa (e lo stesso Bassolino) rischia una richiesta di rinvio a giudizio. Spiega il procuratore Lepore: «Più si indagava, più emergevano questioni da approfondire, rivoli di indagine che via via si ingrossavano. Un esempio? La raccolta differenzia: se oggi è di pubblico dominio il fatto che va raggiunto un tetto minimo nella differenziata, lo dobbiamo anche a quel solco investigativo tracciato qualche anno fa». Poi c'è il riferimento al fattore tempo: «È un processo durato troppo, sia nella sua fase istruttoria che nel dibattimento, sarebbe stato opportuna maggiore celerilà, anche se ovviamente la sentenza di ieri va sempre e comunque accettata e rispettata». Non manca un pizzico di ama rezza per le incomprensioni e le divergenze sorte interno del suo ufficio: «L'emergenza rifiuti ha attribuito e confermato maggiore autonomia al capo della Procura, ricordo che il caso Napoli arrivò dinanzi al Csm provocando anche un intervento del Capo dello Stato». Spiega invece Aldo De Chiara, oggi avvocato generale a Salerno, che ereditò il processo Impregilo una volta a approdato a dibattimento: «Rispetto a una assoluzione per sopraggiunta prescrizione, c'è una assoluzione nel merito, che rappresenta un punto di partenza per valutare quale ragionamento hanno fatto i giudici». Una possibilità di ricorrere in appello? «Saranno gli organi competenti, lette le motivazioni della quinta penale, a valutare le prossime mosse m questo processo».

Powered by PhPeace 2.7.16