NAPOLI L'annuncio dela Iervolino: «Dimostreremo che non è una struttura mortifera»
Ad Agnano il termovalorizzatore
L'impianto sorgerà nell'ex spaccio Nato. Tensione a Chiaiano per la discarica
24 giugno 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto
Il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino annuncia in serata il luogo del termovalorizzatore cittadino, ad Agnano nella sede dell'ex-spaccio Nato, trasferito a Lago Patria con la cittadella americana. La Iervolino lo ha detto alla cittadinanza con una conferenza stampa: l'impianto sorgerà nell'area occidentale della città, in un quartiere cuscinetto tra Bagnoli e Fuorigrotta, agglomerato urbano densamente popolato che doveva essere riqualificato e già sede di diverse attività ricreative. Un cinema multisala, un centro termale, il Palapartenope palcoscenico di concerti internazionali, la città della musica, il Palabarbuto che ospita il campionato di basket e ancora a poche centinaia di metri, l'Edenlandia parco giochi per bambini e lo zoo. «Dopo un'analisi molto lunga e attenta sul territorio - ha detto il sindaco - abbiamo scelto Agnano partendo dalla premessa che a Vienna il termovalorizzatore sorge vicino all'ospedale e alle case. Mostrando le foto ai cittadini dimostreremo che l'impianto non è una struttura mortifera». «La settimana scorsa abbiamo fatto un referendum e il 90% dei bagnolesi ha bocciato l'inceneritore - ribatte appena avuta la notizia Massimo Di Dato dell'Assise di Bagnoli - questa cosa non passerà. Stavamo solo aspettando l'ufficializzazione, dopo il balletto tra Napoli est e zona occidentale. Domani (oggi ndr) forse ci sarà un consiglio di municipalità poi vedremo il dafarsi». Ma se è ancora presto per prevedere quali saranno le proteste da parte della popolazione per il quarto impianto cittadino individuato a tempo di record come richiesto dal governo Berlusconi, a Chiaiano intanto sale la tensione, dopo il sì ufficiale comunicato da Guido Bertolaso domenica sera agli enti locali.
I nastri viola tirati da balcone a balcone all'ingresso del quartiere listato a lutto acquistano tutto il significato di una battaglia che non si vuole perdere. Il pino marino secolare riverso sulla strada, sradicato quel venerdì notte di un mese fa quando polizia e carabinieri caricarono l'assemblea della rotonda Titanic, viene circondato da transenne e barricate. A via Poggio Vallesana, si rianimano gli stand del presidio travestito per oltre due settimane da sagra delle ciliegie. Di andarsene e sventolare bandiera bianca non se ne parla, di rimuovere il manifesto che ha fatto il giro del mondo con il «benvenuti a Baghdad», nemmeno. Cosa hanno in mente comitati e cittadini però non è chiaro, visto che per aprire la discarica ci vorranno almeno 4 mesi. Aspettano di chiedere rinforzi anche le poche camionette inviate dalla questura in mattinata più per protocollo che per motivi di ordine pubblico, in attesa dell'esercito in arrivo a presidiare la cava di tufo. Ma qualche centinaio di chiaianesi e maranesi già impedisce il passaggio in via Cupa del cane.
«Dopo il momento del tutto e subito che aveva innescato la mobilitazione, il governo ha scelto la partita a scacchi logorante e lunga, noi vogliamo partire subito con la protesta per chiarire come stanno le cose», dicono gli irriducibili che il sottosegretario vuole «stancare». La discarica, infatti, si farà come si diceva sottovoce ormai da 15 giorni, ma dovrà essere messa in sicurezza, non aprirà prima di ottobre, non saranno sversate più di mille tonnellate al giorno, e dopo un primo periodo di tal quale ci arriverà solo frazione secca. Tutte garanzie che spiazzano e tentano di fare breccia per dividere la protesta. Perché se da un lato al presidio provano a riorganizzarsi, c'è una parte della popolazione che è esasperata dall'attesa e dai rifiuti in strada.
«Per colpa vostra non prendono l'immondizia, avete visto?». Dietro i cumuli di sacchetti che sommergono la città di Marano un anziano se la prende con Pietro Rinaldi, l'avvocato attivista del centro sociale Insurgentia che non ha mai perso la determinazione a «contrattare». E anche tra il fumo nero dei cassonetti incendiati dai suoi concittadini esasperati prova a fare un bilancio: «Bertolaso si smentisce da solo perché se la cava è idonea allora non dovrebbe essere messa in sicurezza giusto? E invece non sarà pronta prima di autunno». Fino a quel momento i comitati promettono di non mollare le vie di accesso alla discarica e di provare a giocare le carte «legali». Dal ricorso al Tar a un viaggio a Bruxelles per fare appello all'Ue. E proprio mentre Bertolaso incontrerà questa mattina il commissario comunitario Dimas, Salvatore Perrotta, il primo cittadino di Marano, ha annunciato una conferenza dove riproporre le ragioni dei tecnici «di parte». «Come sindaco - ci ha detto nel pomeriggio - non posso che prendere atto delle decisioni di Bertolaso, ma come residente continuerò a rilanciare il mio no alla discarica. Questa mattina (ieri ndr) ho avuto le rassicurazione che in nottata partirà un piano straordinario di pulizia a Marano e sulla discarica il proseguo degli incontri con il comitato tecnico». A riprova delle dichiarazioni di Perrotta, in serata il consiglio comunale ha approvato un odg in cui si ribadisce il no al sito.
I nastri viola tirati da balcone a balcone all'ingresso del quartiere listato a lutto acquistano tutto il significato di una battaglia che non si vuole perdere. Il pino marino secolare riverso sulla strada, sradicato quel venerdì notte di un mese fa quando polizia e carabinieri caricarono l'assemblea della rotonda Titanic, viene circondato da transenne e barricate. A via Poggio Vallesana, si rianimano gli stand del presidio travestito per oltre due settimane da sagra delle ciliegie. Di andarsene e sventolare bandiera bianca non se ne parla, di rimuovere il manifesto che ha fatto il giro del mondo con il «benvenuti a Baghdad», nemmeno. Cosa hanno in mente comitati e cittadini però non è chiaro, visto che per aprire la discarica ci vorranno almeno 4 mesi. Aspettano di chiedere rinforzi anche le poche camionette inviate dalla questura in mattinata più per protocollo che per motivi di ordine pubblico, in attesa dell'esercito in arrivo a presidiare la cava di tufo. Ma qualche centinaio di chiaianesi e maranesi già impedisce il passaggio in via Cupa del cane.
«Dopo il momento del tutto e subito che aveva innescato la mobilitazione, il governo ha scelto la partita a scacchi logorante e lunga, noi vogliamo partire subito con la protesta per chiarire come stanno le cose», dicono gli irriducibili che il sottosegretario vuole «stancare». La discarica, infatti, si farà come si diceva sottovoce ormai da 15 giorni, ma dovrà essere messa in sicurezza, non aprirà prima di ottobre, non saranno sversate più di mille tonnellate al giorno, e dopo un primo periodo di tal quale ci arriverà solo frazione secca. Tutte garanzie che spiazzano e tentano di fare breccia per dividere la protesta. Perché se da un lato al presidio provano a riorganizzarsi, c'è una parte della popolazione che è esasperata dall'attesa e dai rifiuti in strada.
«Per colpa vostra non prendono l'immondizia, avete visto?». Dietro i cumuli di sacchetti che sommergono la città di Marano un anziano se la prende con Pietro Rinaldi, l'avvocato attivista del centro sociale Insurgentia che non ha mai perso la determinazione a «contrattare». E anche tra il fumo nero dei cassonetti incendiati dai suoi concittadini esasperati prova a fare un bilancio: «Bertolaso si smentisce da solo perché se la cava è idonea allora non dovrebbe essere messa in sicurezza giusto? E invece non sarà pronta prima di autunno». Fino a quel momento i comitati promettono di non mollare le vie di accesso alla discarica e di provare a giocare le carte «legali». Dal ricorso al Tar a un viaggio a Bruxelles per fare appello all'Ue. E proprio mentre Bertolaso incontrerà questa mattina il commissario comunitario Dimas, Salvatore Perrotta, il primo cittadino di Marano, ha annunciato una conferenza dove riproporre le ragioni dei tecnici «di parte». «Come sindaco - ci ha detto nel pomeriggio - non posso che prendere atto delle decisioni di Bertolaso, ma come residente continuerò a rilanciare il mio no alla discarica. Questa mattina (ieri ndr) ho avuto le rassicurazione che in nottata partirà un piano straordinario di pulizia a Marano e sulla discarica il proseguo degli incontri con il comitato tecnico». A riprova delle dichiarazioni di Perrotta, in serata il consiglio comunale ha approvato un odg in cui si ribadisce il no al sito.