Sversamenti sbagliati e fuori dalle campane: slalom tra mini-discariche

Da Posillipo alla Pignasecca gli incivili della differenziata

Forcella Sotto ai gradini esposto un arredamento quasi complete Comodini, ante di armadi materassi e suppellettili smembrate e accatastate
Via Arcoleo Nella strada del quartiere Ghiaia la spazzatura è ovunque e invade strade e marciapiedi: la raccolta non funziona oppure si sversa a tutte le ore
Via Cesare Battisti I cassonetti sono vuoti ma intorno si accatastano ingombranti, cassette della frutta ancora cartoni. Tutto gettato rigorosamente alla rinfusa
Via Marchese Campodisola Poco lontano da piazza Borsa scatoli e materiali di risulta Ma i camion per il cartone ha soste e ¡tinerari precisi: qui potrebbe non passare mai
31 ottobre 2013 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

A piazza San Luigi a Posillipo ci sono tre sacchetti che aspettano il 140. Sarà una nuova forma di rimozione dei rifiuti. Niente più camion, ma un comodo bus. Probabilmente avranno fatto il multitasking della partecipate e non ce ne siamo accorti, tanto i pullmanneanche passano. Però, i saccheta, fanno la loro figura: buste con la sigla dell'Asia, ben sigillati, quasi ornamentali, peccato che stanno nel posto sbagliato. Posillipo è un buon punto di partenza per un viaggio al termine della città indifferenziata. Perché, nel quartiere panoramico, la vista è a tutto campo: délo azzurro e monnezza a piede libero. Eppure proprio quassù, nel presunto ghetto borghese, funziona, sulla carta, sia la raccolta differenziata sia il «porta a porta» (che non significa che portate tutto nello studio di Bruno Vespa). Non ci sono alibi, anche i ricchi sporcano e nella metropoli zellosa e coloniale si cerca invano il quartiere europeo. Già immaginiamo le giustificazioni, però. Sono i camerieri che portano giù la spazzatura, sono loro che sbagliano. Monnezza o delitto, in certi ambienti, è sempre colpa del maggiordomo.
Comunque sia, i tre sacchetti dall'aspetto compito sono solo l'avanguardia di uno sbraco totale. Basta entrare nella piazza ridotta a parcheggio per trovare le campane della differenziata assediate da ogni tipo di schifezze che andrebbero separate in casa. Coperte, cartoni unti per pizze, bottiglie di birra, scarti irriconoscibili: tutto rigorosamente fuori le campane riservate al vetro e alla plastica, oltre al contenitore spedalizzato per i panni usati. È una fetenzia informe. Ilparcheggiatore abusivo (che ci faccia qui non si capisce, visto che ci sono anche le strisce blu a pagamento) da i dettagli: «Vengono pure dagli altri quar tieri a buttare i sacchetti qua». Incredibile. Lui insiste: «Sì, sono i giovani che la sera arrivano per farsi una birra. Si godono il panorama e poi tirano fuori la monnezza dal cofano». Incredibile. Ma è chiaro che è una difesa corporativa del quartiere. Protegge i clienti residenti o è uscito da unracconto apocrifo di Luciano De Crescenzo. Roba da Bellavista, insomma.
Per chi suona la campana a Napoli è incomprensibile. Come non si capisce se sia lo strummolo o la funicella, se sia lo strummolo dell'Asia o di chiunque altro deve pulire la città o la funicella dei cittadini che hanno la zuzzimma nei ero mosomi: se non la vedono sparsa, disseminata e squartata sui mardapiedi si sentono a disagio, manca qualcosa. Didamo che salomononicamente se la divido no, la responsabilità. Non c'è quartiere che faccia la differenza e, naturalmente, la differenziata. Giù al Porto, per dire, anche m pieno giorno, i cassonetti sono addobbati come dei puzzolentialberidiNatale dove i regali sono cumuli di cartoni lasciati dai negozianti a tutte le ore e sedie buttate vie dagli uffici. Date un'occhiata a via Marchese Campodisola, poco lontano da piazza Borsa. È solo un angolo come tanti, ben riconoscibile, però. Come via Cesare Battisti, zonapiazza Carità. Anche qui, cassonetti vuoti etutt'attorno ingombranti, cassette della frutta, ancora cartoni. Ammucchiati all'esterno. Evidentemente chi sversa così, già a primamattina, interpreta alla lettera l'in- dicazione di non riempire i cassonetti fuori dell'orario stabilito. E loro mica riempiono il cassonetto. Lasciano la monnezza fuori. Si sentono tecnicamente in regola. AviaArcoleo, quartiere Ghiaia, altra zona che si ritiene borghese, in compenso, i cassonetti sono pieni dalla mattina e non ci sono rifiuti a far da corona. Sono sparsi dovunque capiti.
La differenziata a Napoli Se ci si addentra nei vicoli, dalla Sanità ai Quartieri Spagnoli, dalla Pignasecca a Forcella, è peggio. E proprio tra le stradine, gli slarghi e i fondachi, nel dedalo fatiscente tra Castel Capuano e via Duomo, lazella dàilmeglio di sé. Indifferentemente. Si mimetizza e fa arredo. E un arredamento quasi completo è quello esposto sotto ai gradini Forcella, ai piedi di una rampa decorata con un enorme murales che farebbe la sua figura a Paperopoli. Comodini, ante di armadi, materassi e suppellettili di spicciò, smembrate e accatastate. Che cos'è, uno sfratto? «Macché, 'starobala portano i rom» spiega la signora Emilia che abita in un basso accanto. I rom? «E sì, chissà dove la trovano». E perché proprio qui? «E chiedetelo a loro. È qui da quindici giorni. Io chiamo in continuazione l'Asia di via Foria per farla venire a togliere, ma quelli mi dicono "sìsì" e poi non vengono». I nomadi sono spesso indicati come gli imputati principali dell'azzelliamiento della atta. C'è sempre bisogno di un untore estemo. È vero, li si vede rovistare nei cassonetti in cerca di rifiuti utilizzabili e vendibili. Sventrano i sacchetti e lasciano tutto aperto ai piedi dei contenitori, è vero, ma il grosso dei depositi è nostrano, indigeno, con i commercianti tra i più attivi. Quasi mai accatastano i cartoni secondo le regole. Quando ne hanno bisogno, mandano un commesso a buttare via gli ingombr  e chi s'è visto s'è visto. Tanto anche se tutti li vedono nessuno dice niente. I più indignati al massimo scuotono la testa, mugugnano e allungano il passo. L'indifferenza non fa bene alla differenziata.

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