Giugliano, la città senza guida nella morsa di veleni e proteste
L'ex sindaco Taglialatela: «Le divergenze in materia d¡ ambiente confondono ¡ cittadini e regna la paura»
Il prof Iodice: «La sfiducia nelle istituzioni aumenta soltanto i problemi»
C'è quiete, nel mondo reale. In queste ore, proteste, polemiche, accuse che dividono il movimento della terra dei fuochi sono tutte soltanto virtuali. La realtà è qui, a Giugliano, nella città-simbolo dei mali di discariche, rifiuti tossici abbandonati, incendi volontan a cumuli di spazzatura dannosa. È nei volti della gente che vive sulla sua pelle un dramma oscurato pertroppi anni. Come Vincenzo Tesoro. È un pensionato dell'Enel, deve fare i conti con gravi patologie in famiglia, partecipa a tutte le manifestazioni di protesta come «privato giuglianese». Le divisioni nel movimento? Su questo, halasuavisionedelle cose: «Tra noi è arrivato qualcuno, fresco fresco, a sostenere la nostra causa. Uno che vive molto spesso lontano. Qui siamo in guerra, c'ero anche io a Napoli. Sul palco si doveva dare spazio a tutti, l'errore è accentrare una protesta che è diventata di massa. Qualche anno fa, eravamo pochissimi. Lo sa perché?». No, non lo so. E questo dinamico e assai informato pensionato me lo vuole spiegare utilizzando una sua definizione: «Refrattario, il popolo giuglianese è refrattario. Ora, però, tutti si sono svegliati». Già, ma le divisioni tra prò don Maurizio Patriciello e sostenitori di Angelo Ferrillo pesano. Il vescovo Angelo Spinillo mette le mani avanti. Non prende posizione, anche perché «non conosce bene la situazione». Ma commenta: «È un momento di grande partecipazione nella vita della nostra terra, spero che le incomprensioni si chiariscano. Dico solo che, quando c'è fatica e tensione, le divergenze sono fisiologiche. Vanno superate, per la gravita della situazione da affrontare». Ai margini della protesta si tiene l'ex sindaco Francesco Taglialatela. Il suo è quasi un «ho già dato», a ricordare passate denunce da primo cittadino, le sue proteste contro le discariche. Dice: «Da anni, subiamo un carico ambientale senza precedenti. Io non so davvero se, dietro le divergenze di questi giorni, ci sia qualcosa che mi sfugge. Temo solo che le divisioni finiscano per rendere più deboli le ragioni della protesta. Sarebbe un errore». Pochi riescono a dare un colore o un contenuto certo alle divergenze nel movimento. Tanti conoscono solo ciò che leggono sui giornali. L'ex senatore Nello Palumbo, av vocato penalista, ricorda una legge del 2007 che vieta nuove realizzazioni nel «devastato territorio giuglianese». E aggiunge: «Non ho capito bene cosa e' è sotto la frattura del movimento. Li seguo, registro finalmente un risveglio delle nostre terre. Un risveglio popolare. L'obiettivo è la bonifica, si è subito per tanti anni. Non indeboliamo il fronte della protesta». C'è una nuova generazione di giuglianesi che fa della consapevolezza cosciente un impegno quotidiano. Nella politica, nell'associazionismo. Anna Russo, 26 anni appena, ne è un esempio. È attiva nell'associazione culturale Ibris e mostra di avere le idee chiare: «Tré annifa, appoggiamo un documento contro l'inceneritore. Penso che sia venuto il momento di dire basta ad una vecchia politica di schieramenti e protagonismi. Perdendosi nei dettagli, sfugge l'obiettivo comune. Per questo, le divisioni vanno ricomposte». Anche il segretario uscente del Pd giuglianese, Giovanni Russo, è un giovane. Fa politica, ma anche informazione. Sintetizza: «Certe battaglie interpretano malesseri di anni. Sono impegnate personalità forti, ognuna con proprie visioni e idee. Tutti devono capire che non è una corsa a chi è più bravo, ma ad un traguardo comune». Dall'alto della sua esperienza, Antonio Iodice, già parlamentare europeo nella De, fa analogie: «È nata la bandiera del no all'inceneritore, articolata in movimenti. Tanti mostrano sfiducia verso le istituzioni. Ma credo che chi ne ha viste tante debba salutare con favo re una coscienza diffusa su questi temi. Pensi che solo nel 1994 il comune di Giugliano ha istituito un assessorato all'Ambiente». Le divisioni, le spaccature nel movimento? «Le ho seguite poco, dico solo che la protesta dovrebbe sempre fare da stimolo a chi ha poi il potere di intervento su queste cose, cioè le istituzioni». Sfuma m tutti i discorsi il nodo delle bonifiche. I soldi mancano e c'è chi propone di trovarli nei fondi stanziati per le vittime della camorra. Come Nello Palumbo, che spiega: «Se c'è stato un business camorra sui rifiuti, chi ne subisce i danni ne è vittima. Quindi, utilizzare i soldi di quel fondo non sarebbe sbagliato. Oppure, andrebbero sfruttati i beni confiscati alla criminalità». Idee, ma nel grande mare di una protesta che è diventata corale, protagonista di social network e libri, c'è chi fa esercizio di disincanto. Pina Elmo è stata anni fa in prima linea, tra le donne nei presidi contro la discarica di Taverna del Rè. Oggi si è defilata. E spiega, come chi ha una storia, in questa materia, non improvvisata:«Vedo tante primedonne, oggi. Qualcuno cerca, con le proteste, di fare carriera politica, altri di guadagnare con dei libri. Anche la protesta rischia di diventare un business. Ma il vero affare sono gli appalti della bonifica. Se monta l'urgenza, aumenta la necessità di assegnarli». Già, ma i contrasti nel movimento? Continua ancora Pina Elmo: «Pochi la pensano allo stesso modo. Tanti anni fa, la gente si tappava in casa e non ne voleva sapere di manifestazioni. Oggi tutto è diventato argomento da riflettori, spero che i contrasti non abbiano nulla di personale. Che non siano divergenze da primedonne, la materia è troppo seria per perdersi dietro queste cose».