Gli «avvelenati» sfilano a Napoli: ora le bonifiche
Migliaia di persone, avvelenate dai rifiuti tombati dalla camorra, per un corteo che sembra aver risvegliato le coscienze di tutta la Campania, se non addirittura d'Italia. Nel vedere l'incredibile folla assiepata in piazza Dante, nel cuore di Napoli, verrebbe da dire che le preghiere di Maurizio Patriciello, prete che da anni si batte per la sua gente, siano state ascoltate. E Patriciello, che non si è mai tirato indietro in questa crociata contro la camorra e la reticenza delle istituzioni, sarà stato certamente felice di quella folla. Il paradosso, però, è che lui al corteo non ha preso parte. Un'assenza che ha fatto pensare ad una frattura all'interno del movimento, soprattutto dopo le feroci critiche ricevute dal parroco, accusato di eccessivo «protagonismo». Tesi respinta con forza durante una conferenza stampa tenuta dal promoter del sito web «laterradeifuochi.it» Angelo Ferrillo: «Don Maurizio Patriciello - ha detto - è assente oggi perché impegnato in un'altra manifestazione. Siamo dispiaciuti della sua assenza, ma sono convinto che in questa battaglia non servono eroi, bensì idee che camminano». Ferrillo ha poi puntato il dito contro la stampa e le istituzioni locali, annunciando che se non verranno adottate misure concrete i «cittadini della Campania, ora consapevoli della gravita della situazione, sapranno come muoversi».
Niente eroi, dunque. Solo la volontà di risollevare le sorti di questa terra. Sta di fatto che alla grande manifestazione di Napoli, l'assenza dell'uomo diventato ormai un simbolo di speranza si è sentita e come. Anche se, va detto, alla fine quello che conta veramente è che sia arrivata gente da ogni pane d'Italia. Associazioni da Roma, gruppi dall'Ilva di Taranto, persone addirittura da Milano.
Moltissimi i bus giunti dalla provincia, circa quaranta pullman da Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. Tutti assieme per dire «basta», per gridare il proprio dissenso ad una classe politica che per anni ha accetto lo scempio senza battere ciglio. Le promesse, quelle non sono mai mancate, ma alla fine sono rimaste solo parole. Ecco perché i cori e gli striscioni dei manifestanti riportavano slogan contro la camorra, ma anche contro i politici; «Stop al biocidio», «Assassini in giacca e cravatta», «Ci stanno awelenando», solo per citarne alcuni. A raccontare il dolore di una terra martoriata non c'erano invece le gigantografie dei bambini divorati dal tumore, come era invece successo nella precedente manifestazione tenutasi nel casertano. In più di diecimila hanno marciato per ore toccato tutti i luoghi simbolo della città: da piazza Dante a via Toledo, passando per piazza Carità fino a piazza del Plebiscito, per proseguire poi verso il palazzo della Regione. Un corteo pacifico, senza intoppi. Un po' di tensione solo quando in piazza Dante sono arrivati alcuni mèmbri del movimento di estrema destra Casa Pound con uno striscione «Stop ai roghi tossici di rifiuti speciali», ma senza bandiere. E alla fine tra i manifestanti ha prevalso la voglia fare ascoltare la propria voce in modo civile e democratico.
«Moriamo lentamente - dice Roberta, giovane avvocato che indossa una maglietta bianca con su scritto "vogliamo vivere" -, qui in Campania in ogni famiglia c'è qualcuno che lotta contro un tumore. È una cosa che fa venire i brividi. Quando ti muovi in una strada di provincia pensi che potresti respirare polveri d'amianto o diossina, quando fai la spesa cerchi di capire dove sia stato coltivato il cavolfiore I» o la mela che hai scelto e che porterai ai tuoi figli. Non si può andare vanti cosi, è fondamentale iniziare con le bonifiche». Già, le bonifiche. Mentre la politica regionale promette interventi céleri, sulle terre di Gomorra si addensano nuove nubi. A quanto pare la camorra si sta già organizzando per non perdere l'ennesima occasionedi fare affari. Un rischio concreto, come sempre quando c'è da fare business. Basti pensare che all'inizio di ottobre l'assessore regionale all'ambiente Giovanni Romano aveva annunciato un bando da cinque milioni per attuare le attività più urgenti di contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti sul territorio delle province di Caserta e Napoli. E si tratta solo di spiccioli in confronto ai soldi che servirebbero per avviare un capillare piano di risanamento di queste terre. Se accadesse, se le bonifiche finissero realmente in mano a società controllate dai clan, per le migliaia di cittadini che ieri si sono mossi corteo, al danno si aggiungerebbe la beffa.