Terra dei Fuochi, esplode la protesta
NAPOLI. Un lunghissimo corteo si è snodato da piazza Dante a piazza Plebiscito. In strada in oltre 50mila, provenienti da decine di comuni campani: stop ai roghi nella "Òåëà dei Fuochi". «Bisogna fermare subito gli sversamenti dei veleni». Così Angelo Perrillo, uno dei principali organizzatori: «Temiamo che le bonifiche possano trasformarsi in un nuovo affare». Assente don Patriciello: «Ci spiace, ma non servono eroi». Lo striscione più pesante: "Industria padana, camorra puttana". Caldoro pronto a incontrare una delegazione.
NAPOLI. «La camorra ci ha venduti». È questo il grido di dolore che si leva dal corteo a favore della Terra dei Fuochi, che per la prima volta arriva a Napoli. A sfilare per le vie della citta, con partenza da piazza Dante e arrivo a Palazzo Santa Lucia, passando per via Toledo, piazza Matteotti, via Medina e piazza del Plebiscito, sono in SOmila. Arrivano da tutta la Campania e da altre città del Sud e protestano contro lo scempio fatto sul territorio a cavallo delle province di Napoli e Casería, ma non solo. Anche la periferia Est di Napoli, la nona e la decima Municipalità, i comuni vesuviani scendono in piazza per mostrare come il territorio sia pieno di siti di sversamento illegale di rifiuti tossici e industriali. Dal corteo si levano cori contro i politici, si denuncia la latitanza delle istituzioni e gli striscioni parlano in maniera chiara dei sentimenti di un popolo avvelenato, che vede aumentare i casi di morte per tumore. «Che si faccia il famoso Registro dei Tumori», è l'invito dell'ex assessore del Comune di Napoli Pina Tommasielli, presente alla manifestazione.
«Nella nona e nella decima Municipalità abbiamo una problematica legata ai mesoteliomi, pari al 54% in più rispetto al resto della città prosegue Tommasielli - D mesotelioma è legato alle fibre di amianto, il rapporto di causa effetto è chiaro». Presenti alla manifestazione vari comitati, tra cui quello di Giugliano che dice "No all'inceneritore". «Un termovalorizzatore è un rogo perpetuo - denunciano quelli del Comitato siamo contro gli inceneritori e le discariche perché ci avvelenano e l'unico assente è lo Stato. Bisogna fare una politica per i cittadini e non per i partiti. Ad Acerra c'è l'inceneritore, ma anche lì i roghi continuano». Al di là di quelle che possono sembrare spaccature del fronte ambientalista, causate dall'assenza di don Maurizio Patriciello e dell'oncologo Antonio Martella, «l'obbiettivo da raggiungere è solo uno», ribadisce l'assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, Alessandra Qemente e aggiunge «è importante essere oggi in piazza, come lo sarà esserci alla manifestazione del 16 novembre». Quello che sfila per le strade di Napoli non è un corteo di autocommiserazione, ma è un corteo di ribellione civile e indignazione, che vuole portare alla luce come le industrie del nord abbiano avvelenato i terreni del sud in accordo con la camorra, che non ha esitato a inquinare il suolo dove vive e prolifera con le sue attività illecite. Lo si legge chiaramente su alcuni striscioni, come quello che reca la scritta: «Industria Padana, camorra Puttana», o quello appeso al collo di un cagnolino che dice: «Io sono un cane, matu che hai avvelenato la mia terra sei la vera bestia». «Vogliamo che il futuro dei nostri figli sia migliore - dicono le mamme vulcaniche - che non debbano combattere con malattie tumorali a causa dell'inquinamento». A sfilare anche il deputato grillino Roberto Fico, presidente della Commissione vigilanza della Rai. Il governatore Caldoro: «Pronto a incontrarli».