La rabbia Niente stipendi da 13 mesi i «desperados» invadono i locali della società gestita dalla Provincia Lo scenario Gli addetti devono presidiare i siti dismessi ma solo 160 su 600 svolgono l'attività

Consorzi, sede Sapna sotto assedio lavoratori minacciati e uffici chiusi

Nuova protesta degli operai Cub
l'allarme del manager Angelone: intimidazioni continue, ora basta
25 ottobre 2013 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

«Basta, così noi non andiamo avanti: ci hanno nuovamente invaso, ci hanno impedito di lavorare, ci hanno minacciato, ci hanno tagliato le gomme dell'auto. Abbiamo presentato sette denunce, abbiamo chiamato le forze dell'ordine. Che altro dobbiamo fare perché ci lascino svolgere il nostro dovere?»: l'amministratore unico della Sapna, Enrico Angelone, lancia una richiesta di aiuto che è anche un atto di accusa. E oggi l'avvocato Fabio Foglia Manzillo presenterà l'ottava denuncia in procura e intanto la società resterà chiusa. Ieri mattina è andata in scena l'ennesima protesta dei cosiddetti desperados, una delle tante fazioni sindacali presentì tra i lavoratori dei Cub, da tredici mesi senza stipendio. Questa volta, ma era già successo in passato, U palcoscenico è stato involontariamente fornito dalla Società provinciale dei rifiuti che al consorzio ha affidato la custodia e la manutenzione dei siti dismesssi. Un incarico per il quale impiega 160 dipendenti che poi dividono gli incassi con gli altri seicento che non hanno alcun lavoro da svolgere. Ieri doveva arrivare il fatturato degli ultime tré mesi: più o meno un milione e seicentomila euro. Un pagamento ritardato perché la Sapna non ha avuto in tempo i soldi dalla Provincia. Così in mattinata un manipolo di desperados (non si tratta dei dipendenti che lavorano alle discariche) hanno invaso i locali della Sapna dove erano al lavoro decine dipersone «Ci hanno minacciato - è il racconto - e ci hanno detto di andare via, poi hanno staccato il quadro elettrico e si sono impossessati delle chiavi: sono saltati i computer. Il capo del personale ci ha detto di uscire, all'intemo sono rimasti solo i dirigenti». Poi è arrivata la Digos che ha fatto sgomberare i manifestanti, che hanno comunque continuato a presidiare la sede in attesa che arrivasse l'annunciato bonifico. Alle 17,30, perduta la speranza che arrivassero i soldi tutti sono andati via. Oggi la società non aprirà i battenti: «Non posso rischiare una nuova invasione», spiega Angelone. Quello di ieri non è certo il primo raid. A febbraio un gruppo di dieci desperados aveva occupato lo studio privato del commissario liquidatore Lorenzo Di Domenico per costringerlo a firmare i mandati di pagamento. Poi ci sono stati i presidi al Comune, alla Regione, alla Provincia, l'assedio alle sedi dei partiti politici e il blocco dei traghetti diretti ad Ischia. Ma gli stipendi non sono arrivati. Il nodo dei consorzi è sempre più stretto: gli incontri si susseguono. Ieri il Sindacato Azzurro, a nome di un altro cartello di autonomi, ha comunicato che tutti i rappresentanti dei lavoratori sono stati convocati per il 5 novembre dalla struttura tecnica del Sottosegretario Filippo Patroni Griffi. Ma trovare una soluzione non sarà facile. In Campania i dipendenti sono 2500,1200 tra Napoli e Caserta. Un numero cresciuto costantemente negli anni: i consorzi erano formati dai Comuni che entrando nell'associazione vi hanno portato i propri addetti. Poi sono usciti e li hanno lasciati in carico alla collettività. Contemporaneamente sono stati assunti i lavoratori delle discariche chiuse, da Pianura alla Resit e duemila Lsu che dovevano provvedere alla raccolta differenziata. I risultati sono stati disastrosi. Dall'avvio dei bacino a oggi le inchieste della magistratura sulla vicenda si sono moltiplicate. Una, quella su Eco4, la partecipata casertana diventata socia dei fratelli Orsi, ha portato in galeral'exdeputato Nicola Cosentino. La legge che sancì la chiusura dell'emergenza stabilì anche che doveva essere approvata una nuova pianta organica del consorzio unico di Napoli e Caserta. Ma l'attività dei magistrati non è servita a frenare assunzioni e promozioni. Alla vigilia del 2010 nel casertano il direttore Antonio Scialdone concesse tra i quattrocento e i settecento avanzamenti. Il numero preciso non è mai stato appurato nemmeno dalla commissione ecomafie che ha indagato sul tema. Conia fine dell'emergenza Bertolaso disegno una pianta organica che prevedeva 424 esuberi che sono rimasti sempre sulla carta. Ora la nuova legge regionale stabilisce che a riassorbire tutta questa gente siano i Comuni. Ma questi difficilmente troveranno i soldi per sostenere tante assunzioni. ©RIPRODUZIONE RISERVATA La vertenza

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