Compostaggio aerobico, primo impianto a Secondigliano

Trattamento dell'umido inaugurato il cantiere nello spazio intorno al carcere
23 ottobre 2013 - Claudia Procentese
Fonte: Il Mattino

Dai rifiuti al compost, e tutto all'interno del carcere di Secondigliano. È stato inaugurato ieri mattina il cantiere del primo impianto di compostaggio aerobico nel Comune di Napoli. Capannone e tettoie, previsti per il trattamento della frazione umida dei rifiuti, verranno realizzati nello spazio che circonda i padiglioni dell'istituto di pena invia Roma verso Scampia. Circa 2 anni per giungere, ieri, alla posa della prima pietra e i prossimi 6 mesi per arrivare alla messa in funzione definitiva del sito che tratterà Smila tonnellate di rifiuto organico prodotto nello stesso carcere, ma anche frutto del «porta a porta» nei quartieri di Scampia e Secondigliano. n progetto, presentato dalla cooperativa sociale «Secondigliano Recuperi», che già lavora nel penitenziario con la selezione dei materiali solidi, ha visto la sinergia di vari enti istituzionali mirata alla formazione e all'inserimento lavorativo dei reclusi. «L'idea che qui verrà prodotto il primo sacchetto di humus, di fertilizzante ha dichiarato il vicesindaco Tommaso Sodano -, simbolo della vita che va avanti, è un forte messaggio culturale ed ambientale. Del resto qui, nella periferia nord, noi vorremmo creare un vero ecodistretto». Intenzione che di recente nel confinante quartiere di Scampia ha portato a manifestazioni di dissenso e protesta proprio contro la possibilità di un biodigestore all'ombra delle Vele. «Quando i cittadini potranno vederlo attivo si smonteranno queste polemiche sterili e pericolose - ha ribadito Sodano -. Mettere m discussione il recupero della frazione umida significa essere a favore di discariche ed inceneritori. Il sistema che ha funzionato fino ad oggi ha favorito solo camorra ed ecomafie». Un modello, quello di Secondigliano, definito da Raffaele Del Giudice, presidente di Asia, «innovativo perché l'impianto si è adattato allo spazio esistente e perché si è rotto finalmente l'incantesimo del non puotismo». Ed è così che i principi della «green economy» vanno a supportare il concetto di lavoro come mezzo di risocializzazione del detenuto e fonte di sostegno legale, «per questo qualsiasi proposta per alleggerire la condizione detentiva e creare riscatto viene accolta con favore», ha dichiarato Tommaso Contestabile, provveditore regionale all'amministrazione penitenziaria. «Lavoreranno fino a 20 detenuti - ha spiegato il direttore del carcere Liberato Guerriero -. Già 250 sono occupati m altri lavori intemi ed abbiamo un orto dove poter utilizzare il compost che intendiamo commercializzare all'estemo». Quasi 1300 ristretti su una capienza regolamentare di 650 unità, la maggior parte in attesa di giudizio, in uno spazio di frontiera cittadina, ma «ora rincontro tra dentro e fuori - secondoAdriana Tocco, il garante regionale dei detenuti - sta nel fatto che la parte di cittadinanza reclusa contribuirà al benessere di tutto il quartiere». E se le richieste dei detenuti di poter lavo rare sono tante ed inascoltate, la critica è dietro l'angolo perché «la crisi si fa sentire pesantemente anche nel sistema penitenziario - a detta di Mario Barone, presidente di Antigone Campania -, e allora perché non investire le scarse risorse economiche disponibili nel lavoro penitenziario piuttosto che nella costruzione di nuove carceri? Il decreto "svuotacarceri" è tutto incentrato sugli sgravi in favore delle imprese che assumono detenuti; nel contempo amplia i poteri del Commissariato straordinario per le infrastrutture carcerarie». Dura, insomma, restadascardinare la diffusa convinzione che gli investimenti nel mondo penitenziario non sono produttivi, «eppure non è così - come sottolineato dal presidente del Tribunale di Sorveglianza Cannine Antonio Esposito -, perché producono, invece, un bene essenziale; la sicurezza della collettività».

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