Angelone: "Volevano assunzioni, li ho mandati a quel paese"

Tufino, lo Stir riapre ricatti dietro lo stop

Riapre lo Stir di Tufino, crisi sfiorata "Quante ombre dietro quella chiusura"
15 ottobre 2013 - Conchita Sannino
Fonte: Repubblica Napoli

TUTTI sapevano, nessuno lo denunciava . Il sindaco di Tufino Antonio Mascolo chiedeva, da mesi, «attenzione». Cioè? Voleva posti di lavoro: assunzioni tra operai o vigilantes delle ditte che collaborano con Sapna. Il primo cittadino - costretto ieri sera, anche dal Tar,a riaprire l' impianto che aveva sbarrato - chiedeva «vantaggi per il territorio». Ecco il retroscena di un fine settimana da incubo rifiuti. Enrico Angelone, vertice di Sapna, confermaa Repubblica: «Sì, qualcuno si era messo in testa che dovevano ottenere delle assunzioni. Io però li ho mandati a quel paese».
«ANCORA 24 ore di stop e saremmo andati tutti al collasso. Abbiamo rischiato grosso. Ho ricevuto dozzine di telefonate da parte di sindaci sull' orlo di una crisi di nervi. E abbiamo registrato danni complessivi per milioni di euro. E su chi ricadranno, se non sulle tasse pagate dai cittadini?». Enrico Angelone, amministratore unico della società della Provincia che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, la Sapna, è ancora preoccupato per le conseguenze determinate sul territorio, e in cassa, dallo stop di tre giorni imposto sal sindaco Antonio Mascolo allo stir di Tufino. La riapertura ieri sera: grazie all' opera di mediazione svolta dal prefetto Francesco Musolino in dialogo costante con il primo cittadino, e anche al provvedimento del Tar che già in mattinata accoglie il ricorso di Sapna. Il sindaco Mascolo, alla fine, è costretto a ritirare quel provvedimento di chiusura e a formularne un altro in cui detta nuove prescrizioni a Sapna, concedendo solo 30 giorni per provvedere alle modifiche dell' impianto. Ma anche su quest' ultimo round, Angelone promette battaglia. «Ricorrerò al Tar anche per questo. Ho chiesto all' ingegnere Giuseppe Vacca, uno dei massimi esperti del settore, che ha costruito l' impianto di Tufinoe ha collaborato al completamento di Acerra, ad essere nostro perito in questa battaglia». Ma le 72 ore d' allarme e lotta contro il tempo lasciano conseguenze sul territorio. Da Portici a Volla, rifiuti in attesa di essere trasferiti, camion in attesa notte e giorno. A Napoli, cassonetti strapieni soprattutto nell' area orientale: a San Giovanni, Barra e Ponticelli, già da giorni la raccolta andava a rilento, e tre scuole (Scialoia e Cortese a San Giovanni a Teduccio, Baronessa a Barra) hanno segnalato i disservizi ad Asìa e Comune, fino alla rimozione del tardo pomeriggio. Al rione Incis a Ponticelli, saltano invece le raccolte di plastica e organico. A via Mercalli, invece, rifiuti bruciati in strada, e discarica a cielo aperto a via Pietri. Un quadro sul quale ora si levano cattivi sospetti: quell' amministrazione chiedeva alla Sapna,e alla Provincia, vantaggi che non potevano ottenere? Magari in virtù di precedenti «regali» offerti ai predecessori? Sono elementi su cui si concentreranno le indagini della Procura della Repubblica di Nola, che già ha indagato Mascolo per interruzione di pubblico servizio. Nello stesso ufficio inquirente, è arrivato ieri l' esposto dell' amministratore Angelone. Che conferma a Repubblica: «Ho scritto quello che sapevo. Che erano arrivate strane richieste da Tufino. Di quale genere? Assunzioni, magari per vigilantes, per operai che affiancavano le ditte che lavorano lì. Ovviamente Sapna è un soggetto pubblico e mai e poi mai avrebbe potuto accogliere domande di per sé irricevibili. Ma comunque queste voci sono state recapitate a noi. Ci sono state pressioni, sempre più insistenti. Io ho mandato a quel paese, per esser chiari, coloro che me le riferivano. Al mio rifiuto, mi è stato obiettato: ma quelli che c' erano prima di me, in amministrazione, hanno ottenuto questo ed altro per la popolazione e il territorio. Risposta mia: io questo non lo so, non c' ero e non mi interessa saperlo. Parlatene con la magistratura». C' erano dunque, sullo Stir di Tufino, molte più ombre di quelle proiettate dalle lunghe code di camion in attesa, provenienti da Napoli, costantemente sul filo dell' emergenza, e altri 61 comuni sull' orlo dell' ennesimo collasso rifiuti? E c' era dunque anche dell' altro, qualche ricatto in corso, determinate richieste irricevibili, nella vicenda che d' un tratto spinge un sindaco come Mascolo - fino a prova contraria animato dall' interesse di proteggere il territorio - a chiudere un impianto adducendo rischi per la salute? Comincia tutto venerdì pomeriggio. L' ordinanza di Mascolo abbassa la saracinesca dell' impianto e ricaccia gran parte della provincia nell' incubo di una crisi. Il sindaco cita anche la sua area tra quelle su cui devono accendersi i riflettori, chiede la luce che c' è per "Terra dei fuochi". «Voglio tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori dello Stir», lamenta così macroscopiche irregolarità nei carichi di rifiuti sversati, oltre a cattivi odori e rilevatori d' aria con filtri non funzionanti. Ma si levano subito voci polemiche. «È una decisione politica, non tecnica», tuonano da Sapna e da Asìa. Anche il presidente della Provincia, Antonio Pentangelo, non ci sta: «Provvedimento grave: la magistratura valuti se vi erano i presupposti per adottare una chiusura». E ora emergono profili inquietanti. Ma è solo l' ultimo capitolo della gestioni rifiuti in Campania. Sistema tanto fragile e precario. «A volte mi sento come uno che cammina sui fili senza rete», allarga le braccia Angelone

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