Porta a porta un passo avanti e due indietro

13 ottobre 2013 - Davide Morganti
Fonte: Il Mattino

Napoli resta una città sperimentale, sarà, forse, per il suo nome, Neapolis, città nuova, che la rende sempre in bilico, perennemente in formazione, incapace di riposare dentro qualcosa di più stabile, per cui tutto ciò che si progetta invece di realizzarsi, smette di avvenire. La mancanza di soldi, come ha annunciato il sindaco De Magistris, porterà a una riduzione della raccolta differenziata e del porta a porta, che, a dire il vero basta andare nello sporchissimo quartiere di Bagnoli per rendersene conto - non è che funzioni bene ovunque; nei napoletani si è sempre avverata, anche per malcostume diffuso, la sensazione che fosse un esperimento e mai un programma definitivo. Questo annuncio, poi, arriva nel momento in cui lo Stir di Porta a porta un passo avanti e due indietro Tufino ha temporaneamente chiuso, aumentando lo stato d'ansia di una città che ha fatto dell'ansia stessa un territorio liquido sul quale oscillare di continuo, senza mai saper bene se quella condizione sarà temporanea o conclusiva. L'impressione di vivere ogni azione sociale come un processo miracolistico è talmente connaturata a Napoli, che si spera nella riapertura dello Stir come il contadino si augura il temporale per la terra o il malato si auspicala guarigione rivolgendosi a un santo; al di là della demagogia ecologista, la raccolta differenziata e il porta a porta sono necessari per Napoli - impianti di smaltimento adeguati non ce ne sono, tutto resta approssimativo e precario, incluso il tanto contestato inceneritore di Acerta, per cui basta che si blocchi un minuscolo Porta a porta un passo avanti... anello di questa fragile vertebra e Napoli si spezza, tornando a essere sepolta dalla spazzatura che, diciamola tutta, non è mai andata completamente via.
Secondo il sindaco da novembre ci sarà una diversificazione tra i quartieri, a seconda delle necessità e della popolosità, ma il pericolo, al di là dei costi forse più contenuti, è che la parziale esclusione dei quattro bidoncini non risolva lo sporco ma lo diffonda in maniera ancora più impropria. La città, e questo non è un lamento ma una richiesta, non può rinunciare a crescere, perché questa variazione appare come un arretramento; al sito di trasferenza di San Giovanni a Teduccio i rifiuti stanno crescendo ed è incredibile, periódicamente, dover sopportare questo countdown che strema, umilia e mai risolve. È sconcertante dover stare in attesa di notizie da Tufino come si fosse davanti a una catastrofe naturale, è assurdo dover rinunciare a al porta a porta che rimpicciolisce Napoli sulla cartina geografica europea, è grottesco dover pesare febbrilmente la spazzatura che arriva a San Giovanni a Teduccio (non più di duemila tonnellate). Pare di vivere di continuo in un film dove i minuti scorrono veloci, minacciosi, distruttivi e alla fine i cattivi - cioè l'immondizia - vincono. Questa città deve imparare a usare il tempo come un bene, smettendola di gettarlo nella stessa condizione in cui ha ridotto se stessa.

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