La rabbia dei dipendenti dell`impianto «Stop politico, qui veleni non ce ne sono»

Ecoballe in fila sul pantano «Ma qui veleni non ce ne sono»

Nello Stir off limits addetti sul piede di guerra: è uno stop politico
I nodi Va sostituito il biofiltro di una vasca di depurazione: il livello è più basso del previsto
13 ottobre 2013 - Cristiano Tarsia
Fonte: Il Mattino

TUFINO. «Ma quale percolato, ma quali fumi tossici. Venite pure a vedere. Qui è tutto a posto, lavoriamo 24 ore al giorno. Se ci fosse qualche rifiuto tossico saremmo i primi a ribellanti». Il cancello è chiuso. Niente consueta fila di camion lungo la rampa che per un chilometro si inerpica sino ai capannoni verdi dello Stir. Un cartello avverte «A seguito dell'ordinanza del Comune di Tufino, l'impianto resta chiuso sino a data da destinarsi». Entriamo per renderci conto della situazione.
I 71 dipendenti dell'impianto di tritovagliatura sono adirati con il Comune. «È solo un fatto politi co». Temono un lungo stop dell'impianto, anche se qualcuno si lascia sfuggire un «tanto martedì riapriamo», riferendosi al ricorso d'urgenza inoltrato dalla Sapna, la società provinciale di rifiuti, al Tar.
Dentro è tutto in ordine, c'è una residua traccia, una trtentina di ecoballe, avvolte in pellicole bianche, a testimoniare le 900 tonnellate di rifiuti che, in media, vengono trattate nell'impìanto. Sarebbero dovute andare a Brescia. Qualcuna ha la pellicola - il film - strappata e l'imniondizia esce. «Ma pechè venerdì - spiega un altro operaio - dopo l'intervento e il sequestro dei vigili urbani di Tufino abbiamo dovuto riprendere le ecoballe che stavano partendo sui camion per la Lombardia e rimetterle a terra, visto che c'era il divieto per i rifiuti di lasciare l'impianto». E così per un giorno nello Stir di Tufino c'è totale inattività. Solo le guardie giurate ai cancello, uno dei quattro turni giornalieri di dodici persone dentro, i dirigenti negli uffici. Proviamo rabbia perchè a questa struttura abbiamo dedicatojtutto noi stessi» spiega il capoìmpianto, Tommasoi Scota «Qui trattiamo al giorno rifiuti quasi quanto la produzione giornaliera di Napoli. Serviamo 62 Comuni, mandando la roba a Broscia, ma anche in Austria e al ¡termovalorizzatore di Acerra. Tutto in perfetta sicurezza e a norma di legge». In effetti girando per i capannoni non si nota nulla di anomalo. L'immondizia presente, come detto, è soltanto quella di giornata, quella bloccata dal sequestro. Più una parte di umido, in un capannone, pari al quantitativo di circa 15 camion. Non viene bruciato nulla, non ci sono canne fumarie. Però oggettivamente è difficile capire se, come accusa il Comune di Tufino, ci sia percolato a terra. La pioggia di queste ore ha trasformato i pavimentiin pantani. In qualche capannone ci piove dentro, per cui è difficile distinguere il lereiume dal più pericoloso percolato.
Fuori l'impianto è la stessa cosa. A scatenare la reazione del sindaco Mascolo, l'attesa dei camion dai quali sarebbe L'ingresso All'esterno due scarrabili destinati ad accogliere materiali ingombranti e pneumatici uscito il percolato, che poi si infiltra nel terreno sottostante inquinandolo. Piove e la strada, piena di crateri, è allagata. Impossibile verificare le accuse del primo cittadino. Altro difetto evidenziato dall'ordinanza sindacale: è scritto che il biofiltro non funziona. In effetti una parte della vasca di terreno che dovrebbe depurare - attraverso i microrganismi - l'aria circostante e che dovrebbe fungere da letto filtrante (per alimentare gli stessi microrganismi aerobici), ha un livello più basso del previsto. Il biofiltro probabilmente andrebbe cambiato. Vuoto l'avamposto. È il luogo di «prima accoglienza» dei rifiuti. Ci sono due scarrabili, che contengono uno gli ingombranti e l'altro gli pneumatici che vengono trovati sui camion. C'è giusto un copertone. Per il restoflcapannone è libero. Insomma, difficile capire quanto lo Stir sia una bomba am bientale. I cattivi odori ci sono, come accusa il sindaco. Ma non sembrano pervadere gli abitati circostanti. Dipende anche dai fattori metereologici. Sarà una vicenda che, se avrà uno sbocco giudiziario, probabilmente si giocherà su perizie e analisi tecniche. Per il resto dimostra quanto sia fragile, a Napoli e in Campania, il ciclo dei rifiuti, con i tasselli che devono andare sempre tutti a posto. C'è però una sensibilità diversa, per fortuna, per l'ambiente rispetto al passato. Anche i cittadini di qui ne hanno passate tante. «Però - precisa un operaio dite al sindaco che io qui lavoro da anni. E sto benissimo. Mia moglie, invece, ha un tumore, e non lavora qui».

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