Intervista a Raffaele Calabrò. La Regione: monitorare le popolazioni a rischio
La Regione: terra dei fuochi, sì al monitoraggio clinico
12 ottobre 2013 - Gimmo Cuomo
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
NAPOLI — Ci sarebbe unità di intenti sui controlli da effettuare sulla popolazione della «Terra dei fuochi» per accertare e quantificare rischi per la salute più o meno elevati rispetto alla media. Il problema resta sempre lo stesso: le risorse per attuare uno screening così capillare da consentire di arrivare a delle certezze. A spiegarlo è Raffaele Calabrò, deputato eletto nelle fila del Pdl, consigliere del governatore Stefano Caldoro per le questioni della sanità. Del resto lo stesso Caldoro ieri ha emanato due decreti con cui vengono istituiti il tavolo tecnico regionale per la tutela dei prodotti agricoli campani e la commissione speciale per il potenziamento della sorveglianza epidemiológica. Quest'ultima struttura servirà proprio «per monitorare lo stato di salute della popolazione su aree specifiche».
Professore Calabrò, il direttore generale dell'istituto nazionale dei tumori Pascale, Tonino Pedicini, ha affermato che per tranquillizzare la popolazione della «Terra dei fuochi» occorrerebbe effettuare controlli periodici molto fitti su un campione ampio di cittadini in modo da poter diagnosticare precocemente eventuali neoplasie. Si tratta di una soluzione convincente? «Sì, penso che questa debba essere la linea da seguire. La soluzione non può che ricercarsi attraverso un percorso scientificamente corretto basato cioè sull'analisi di un ampio campione, articolato m maniera significativa, in aree molto concentrate. Un tot numero di persone controllate su di un'area vasta non fornirebbe un campione altrettanto attendibile».
Quanti soggetti occorrerebbe sottoporre ai controlli? «Non si può dire. Per arrivare alla determinazione del risultato esistono dati statistici precisi. Questa è la linea della Regione e del Ministero. È altresì prevista una collaborazione con la Re gione e l'Istituto superiore della sanità».
Esistono risorse sufficienti per finanziare il progetto? «Appunto il problema è trovare le risorse. Non c'è dubbio che si debba avere una convergenza di sforzi nazionale e locale».
Perché non esistono dati? «Non è che non esistono tout court. Probabilmente non ci sono mai stati un'analisi corretta, uno studio scientifico. Una cosa è avere i dati a valle che potrebbero presentare problemi in sede di valutazione. Altro, se l'impostazione è a monte del progetto di ricerca: quest'ultima è la strada che abbiamo individuato».
Le sembra normale che il registro dei tumori non sarà di fatto consultabile prima di tre anni come si evince da un documento ufficiale e della Regione? «Non è che il registro partirà tra tré anni. D fatto è che puoi considerare completi i dati solo se questi sono stati raccolti in un tempo sufficiente».
Non si potrebbero utilizzare i dati dei medici di base? «Sì, certamente si possono usare i dati tstat, degli ospedali, dei medici di base, ma si tratta di un'impostazione diversa».
La sua opinione sulla Terra dei fuochi? «Mi sembrerebbe azzardato trarre conclusioni in un senso o in un altro. È giusto che a delle conclusioni si arrivi attraverso un percorso rigorosamente scientifico».
Professore Calabrò, il direttore generale dell'istituto nazionale dei tumori Pascale, Tonino Pedicini, ha affermato che per tranquillizzare la popolazione della «Terra dei fuochi» occorrerebbe effettuare controlli periodici molto fitti su un campione ampio di cittadini in modo da poter diagnosticare precocemente eventuali neoplasie. Si tratta di una soluzione convincente? «Sì, penso che questa debba essere la linea da seguire. La soluzione non può che ricercarsi attraverso un percorso scientificamente corretto basato cioè sull'analisi di un ampio campione, articolato m maniera significativa, in aree molto concentrate. Un tot numero di persone controllate su di un'area vasta non fornirebbe un campione altrettanto attendibile».
Quanti soggetti occorrerebbe sottoporre ai controlli? «Non si può dire. Per arrivare alla determinazione del risultato esistono dati statistici precisi. Questa è la linea della Regione e del Ministero. È altresì prevista una collaborazione con la Re gione e l'Istituto superiore della sanità».
Esistono risorse sufficienti per finanziare il progetto? «Appunto il problema è trovare le risorse. Non c'è dubbio che si debba avere una convergenza di sforzi nazionale e locale».
Perché non esistono dati? «Non è che non esistono tout court. Probabilmente non ci sono mai stati un'analisi corretta, uno studio scientifico. Una cosa è avere i dati a valle che potrebbero presentare problemi in sede di valutazione. Altro, se l'impostazione è a monte del progetto di ricerca: quest'ultima è la strada che abbiamo individuato».
Le sembra normale che il registro dei tumori non sarà di fatto consultabile prima di tre anni come si evince da un documento ufficiale e della Regione? «Non è che il registro partirà tra tré anni. D fatto è che puoi considerare completi i dati solo se questi sono stati raccolti in un tempo sufficiente».
Non si potrebbero utilizzare i dati dei medici di base? «Sì, certamente si possono usare i dati tstat, degli ospedali, dei medici di base, ma si tratta di un'impostazione diversa».
La sua opinione sulla Terra dei fuochi? «Mi sembrerebbe azzardato trarre conclusioni in un senso o in un altro. È giusto che a delle conclusioni si arrivi attraverso un percorso rigorosamente scientifico».