Incubo Napoli: «Pochi giorni, poi sarà crisi»
Nel delicato equilibrio che governa lo smaltimento dei rifiuti, il ruolo degli Stir (exCdr diventati gli unici impianti in Campania in grado di triturare e separare il rifiuto «tal quale») è diventato insostituibile. Lo Stir di Tufino è la più importante valvola di sfogo per la produzione giornaliere di immondizia della città di Napoli. Se chiude, si interrompe il flusso di rifiuti. Ed è il caso di quanto è accaduto ieri a Tufino, che ora tiene in bilico la raccolta. Dal Comune e dall'Asia arrivano rassicurazioni: non ci saranno ripercussioni, almeno per le prossime 72 ore. Ma se la chiusura dovesse prolungarsi, allora progressivamente una quota sempre maggiore di immondizia rimarrebbe in strada, accanto ai cassonetti inevitabilmente pieni. Un incubo che già il mese scorso si era materializzato quando la protesta dei dipendenti degli Stir, rimasti per qualche giorno senza stipendi, aveva di fatto interrotto il ciclo dello smaltimento. Allora, come oggi, il Comune aveva evitato l'emergenza, potendo utilizzare la ciambella di salvataggio del sito di trasferenza di San Giovanni a Teduccio, una sorta di riserva da utilizzare in caso di necessità: l'impianto dell'ex lem può contenere, e quindi stoccare, circa 2mila tonnellate di rifiuti. Ieri ce n'erano circa 800. Di qui l'autonomia di gestione della città di Napoli che dovrebbe poter durare almeno tré giorni, tempo utile per poter attendere la riapertura dello Stir di Tufino. Se l'impianto riaprirà, nessuna ripercussione, al massimo qualche rallentamento nella raccolta. Se si va oltre, il caso diventerebbe molto più serio. L'iniziativa del sindaco di Tufino che ha chiuso l'impianto ha di fatto aperto uno scenario inquietante, quello dell'incubo della spazzatura in strada oltre che nel capoluogo anche in 62 comuni del Napoletano. Cosìieri il Consiglio provinciale (la Sapna è la società provinciale che ha in carico gli Stir) ha chiesto l'intervento del prefetto Francesco Musolino e ha fatto partire una denuncia in Procura. Con l'avvertimento scontato: «La situazione può reggere al massimo due-tre giorni, poi sarà crisi».