Flagiello (Consorzio Promos): la grande distribuzione non si fida Lettera allarmata di Coldiretti alla Regione: esibite tutte le analisi

«Gli ipermercati non comprano frutta e ortaggi dalla Campania»

Oggi (ore 9) nella sala convegni della Camera di commercio di Napoli si aprirà il convegno dal titolo «Dalla sicurezza alimentare e dall'etica delle imprese la garanzia del buon cibo» durante il quale verrà presentato un volume sulla tracciabilità e rintracciabilità, Apriranno i lavori il presidente della Camera di commercio Maurizio Maddaloni, l'ad del Consorzio Promos ricerche Ferdinando Flagiello, il presidente di Agripromos Pasquale Russo. Interverrano, tra gli altri, il presidente dell'Osservatorio sulla dieta mediterranea Vito Amendolara, i magistrati Corrado Lembo e Donato Ceglie, l'endocrinologa Annamaria Colao, il capo dipartimento sicurezza alimentare del ministero della Salute Romano Marabelli. Conclude l'assessora all'Agricoltura Daniela Nugnes.
8 ottobre 2013 - Patrizio Mannu
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — La grande distribuzione — cioè quegli ipermercati dove a frotte ci si riversa per far la spesa, siano essi nazionali o stranieri — ha fatto prima; e ha usato il machete. Sui prodotti agroalimentari campani non è possibile controllare filiera e origine? Bene, non si ritirano più. Anzi, per andare proprio sul sicuro, che sia scritto nero su bianco: vino e frutta o ortaggi e olii non devono provenire dalla Campania. Senza distinzioni merceologiche o di territorio. Ð giuglianese, come il salernitano; il casertano come l'irpino. E' il primo passo perché tutto si conduda in malora, dopo aver cominciato noi con sversamenti illegali, discariche abusive, "Terra dei fuochi" mai spenta. Che dall'emergenza si sta passando al disastro (quello ambientale già c'è, quello economico è li dappresso) se ne stanno accorgendo. «La grande distribuzione ha capito — afferma Ferdinando Flagiello, ad di Consorzio Promos — quel che sta accadendo da noi: il caos. Non c'è controllo, non c'è tracciabilità, non c'è sicurezza per i loro consumatori. Per questo ha posto un veto all'acquisto dei prodotti regionali; non si fida. E' un dramma, e occorre far presto. Il presidente di Federagri mi ha raccontato che a molti suoi associati è stato chiesto di autocertificare che i prodotti non vengono dalla Campania. Questo perché è praticamente impossibile avere informazioni sulla salubrità dei prodotti». E che sia così il Corriere dei Mezzogiorno lo ha svelato in cinque puntate d'inchiesta. La frutta? Sette banchi su dieci sono irregolari. Non espongono corretta etichettatura in merito a origine, qualità e varietà della mercé venduta. Gli ortaggi? Nulla si sa dei residui di pesticidi. La Regione Campania e l'unica in Italia a non aver inviato gli esiti delle analisi al ministero della Sanità. La carne? C'è chi perpetra truffe vendendo bistecche di Chianiana che Chianona non sono. Prendiamo il pesce? Stessa cosa. Alcune specie sono diventate immangiabili. Insomma, di quel che finisce sulle nostre tavole si sa poco o nulla. E se ora arriva la grande distribuzione a dire no ai prodotti campani, lo stesso hanno fatto, e da prima, i consumatori nostrani. «La gente ha smesso di acquistare i prodotti privando così la loro tavola di alcune prelibatezze e creando un danno incalcolabile all'economia dei territori», afferma Gennaro Masiello, presidente campano di Coldiretti. Le aziende agricole e di allevamento in Campania sono oltre 135 mila, 1'8 per cento del Paese, e si tratta dell'unico settore che è in controtendenza rispetto agli altri e ha registrato un boom di assunzioni del 10,6 per cento: è questo il patrimonio che rischia di essere danneggiato dall'emergenza rifiuti legata ai roghi e agli sversamenti nella cosiddetta "Terra dei fuochi". In regione si contano 13 Dop, 8 Igp, 4 Docg, 15 Doc, 10 Igt e 335 prodotti tradizionali che arricchiscono il paniere. Tutto questo si traduce in un business di rilievo per il territorio regionale. Basti pensare che, in un momento di forte recessione economica, l'export dei prodotti agroalimentari campani è valso 2,1 miliardi di euro nel solo terzo trimestre 2012, più di quanto si sia fatto nell'intero 2011. Proprio per salvate tale tesoro Masiello e Prisco Lucio Sorbo, direttore di Coldiretti Campania, hanno inviato una lettera (d'allarme) al presidente della giunta regionale Stefano Caldoro e al suo assessore all'Agricoltura, Daniela Nugnes. «Facciamo appello alle istituzioni campane, a ogni livello — scrivono — : tirate fuori i dati sull'inquinamento della "Terra dei fuochi" e sui prodotti coltivati in quella zona. E' l'unica via. Da troppo tempo gli interventi sono stati rinviati perché anche compiti, ruoli e funzioni di enti pubblici sono stati sepolti come le scorie e i rifiuti». A far massa critica ora arri- va l'Associazione studenti napoletani contro la camorra. E' di ieri uno loro spot contro il biocidio. «Pensi di esserti salvato?», recita. «Svegliati. Ti stanno avvelenando». Nel minuto di immagini (vedetelo all'indirizz o http://www.youtube.com/watch?v=wCOFIBy-6_g&feature=youtu.be) compare un ragazzo — luce radente e sinistra — che, su un tavolo ingombro di rifiuti, mangia una indistinta (e vomitevole) pietanza. «Il  tempo di svegliarsi. Siamo tutti a rischio, siamo tutti coinvolti — spiega il presidente dell'Associazione studenti napoletani contro la camorra Simone Scarpati — in questa vera e propria tragedia. Nessuno si senta escluso. Qui c'è da rimboccarsi le maniche per salvare la propria vita, la propria terra e il proprio futuro. Dobbiamo riappropriarci di ciò che è nostro». 

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