Intervista a Antonio Pentangelo

«Coinvolgere i lavoratori con i soldi sottratti alla camorra»

8 ottobre 2013 - Gerardo Ausiello
Fonte: Il Mattino

«Dobbiamo trovare le risorse per la messa in sicurezza e, laddove possibile, per le bonifiche utilizzando anche i fondi confiscati alla camorra. Per questa grande operazione di risanamento non possiamo non coinvolgere i lavoratori dei Consorzi di bacino». Ne è convinto il presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, che sollecita in proposito un impegno bipartisan.
L'impiego del personale dei Consorzi è un'ipotesi praticabile? «Ritengo che esistano le condizioni per l'utilizzo di questi lavoratori. Già nell'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affrontai il nodo dei Consorzi e proposi di impiegarli per le bonifiche. L'imperativo categorico dev'essere la rimozione dei rifiuti solidi tossici che infestano il nostro territorio».
Con quali risorse? «Dobbiamo investire tutti i fondi possibili. È una sfida cruciale, qui è in gioco la sopravvivenza della nostra economia. Per questo penso all'opportunità di far convergere sul comparto ambiente le risorse sottratte alla malavita organizzata. Sarebbe un segnale simbolico ma al tempo stesso concreto, una risposta efficace dello Stato rispetto agli scempi creati dalla camorra e da industriali senza scrupoli, del Nord e di Paesi esteri».
Ma l'operazione bonifiche resta estremamente complessa, costosa e ui alcune aree, stando al commissariato, persino impossibile. «Dobbiamo partire dalla messa in sicurezza per fermare gli effetti dei veleni e poi tentare ogni strada possibile per ripulire aria, suolo e acqua. In questo senso l'impiego dei lavoratori dei Consorzi di bacino può rappresentare un'opportunità. Del resto sono già stati coinvolti durante la fase acuta dell'emergenza rifiuti».
Le bonifiche richiedono competenze specifiche. Si può garantire anche la formazione del personale? «Se si decide di seguire questa strada, occorre prevedere un apposito programma di formazione. E comunque non credo sia questo il problema principale. Il vero nodo è prendere coscienza della gravita dell'emergenza ambientale in provincia di Napoli. Penso alla Terra dei fuochi, penso agli sversamenti fuorilegge avvenuti per decenni e ai roghi che ancora oggi si ripetono quotidianamente».
Serve una battaglia comune? «Certo, occorre andare al di là degli schieramenti perché qui sono in gioco la salute delle persone e la salvezza dei territori. Il disastro ambientale della Campania è un'emergenza nazionale. Deve quindi coinvolgere le istituzioni locali ma anche il governo e l'Europa».
Un progetto dell'Asia punta allo smaltimento delle ecoballe nei cementifici. Cosa ne pensa? «Siamo disponibili a discutere di tutte le soluzioni praticabili partendo da due presupposti: l'economicità e la tutela della salute dei cittadini. In questo senso ho dei dubbi sui filtri e sui protocolli dei cementifici, diversi da quelli dei termovalorizzatori».

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