Il business dell`ambiente malato piani fantasma, operai allo sbando
Tredici anni di emergenza rifiuti hanno lasciato tré miliardi di debiti e una serie infinita di sprechi. Poi i rubinetti del governo si sono chiusi e a tempo di record è partita la nuova emergenza. Quella delle bonifiche. Il rischio è che ancora una volta, invece di approntare un piano per liberare la Campania dai veleni, ci si prepari a organizzare nuovi sperperi e nuove clientele, mandando definitivamente alla malora l'economia della Regione e la salute dei cittadini. Perdo chiariamolo subito: nel settore rifiuti l'unica cosa che non manca è il personale. Ci sono più di 4000 persone che potrebbero essere impegnate nella Terra dei Fuochi. Nessuna di queste, è bene sottolinearlo subito, può fare l'essenziale, cioè la rimozione e lo smaltimento di tutto quello che gli avvelenatori hanno lasciato sul bordo delle strade, sotto i cavalcavia, nelle zone deserte e abbandonate. Ma c'è gente in abbondanza per tutto il resto, a cominciare dalla sorveglianza. Nuove assunzioni sono impensabili. Lo spiega con fermezza l'assessore al lavoro della Regione, Severino Nappi: «Dal primo giorno la giunta Caldoro ha chiarito che nel settore dell'ambiente abbiamo ereditato enormi esuberi di personale senza funzioni utili al territorio. La battaglia complessa che stiamo conducendo da allora è proprio quella di utilizzare concretamente e utilmente quei lavoratori che abbiamo trovato, a cominciare da quelli delle partecipate regionali. Abbiamo lavorato in sintonia con i governi nazionali proprio per individuare strumenti nuovi che consentissero il recupero della legalità su questo terreno e non intendiamo vanificare un percorso virtuoso ascoltando sirene clientelali». Se si vorrà intensificare la presenza sui tenitori bisognerà, quindi attingere a chi già ha (almeno sulla carta) uno stipendio. CUB II nucleo più consistente è quello dei Cub, i cosiddetti consorzi di bacino che ieri hanno inscenato l'ennesima protesta bloccando il traghetto in partenza per Ischia. Sono 2500 persone, 1200 tra Napoli e Caserta, che avrebbero dovuto provvedere alla raccolta della spazzatura e alla gestione degli impianti. I consorzi erano formati dai Comuni che entrando nell'associazione vi hanno portato i propri addetti. Poi sono usciti e li hanno lasciati in carico alla collettività. Negli stessi consorzi sono stati assunti duemila Lsu e i lavoratori delle discariche chiuse, da Pianura alla Resit. Dal '96 ad oggi le inchieste della magistratura sulla vicenda si sono molti plicate. Una, quella su Eco4, ha portato in galera l'ex deputato Nicola Cosentino. La legge che sancì la chiusura dell'emergenza stabilì anche che doveva essere approvata una nuova pianta organica del consorzio unico di Napoli e Caserta. Furono segnati 424 esuberi che sono rimasti sem pre sulla carta. Ora la nuova legge regionale stabilisce che a riassorbire tutta questa gente (che da mesi è senza stipendio e da anni senza contributi) siano i Comuni. Questi potrebbero a loro volta utilizzarli anche per i progetti finanziati dalla Regione (5 milioni) per la Terra dei Fuochi. Ma non è detto che lo facciano. Sma C'è anche del personale formato ad hoc per l'avvistamento e lo spegnimento dei roghi. È quello della Sma Campania: 658 persone in gran parte provenienti dal bacino degli Lsu (lavoratori socialmente utili) e Lpu (lavori pubblica utilità). Nel 2002, quando cominciò la sua attività, la Sma era una società mista: il 51 per cento del pacchetto azionario era del gruppo Intuii e il 49 per cento della Regione che attualmente, dopo il fallimento del privato, è rimasta l'unica proprietaria. La Sma ha accumulato un debito di 11 milioni e per diversi mesi i dipendenti sono rimasti senza stipendio. Il 3 giugno la Regione ha approvato una delibera che dice si al nuovo piano industriale. Questo annuncia tra l'altro la cassa integrazione speciale per trecento lavoratori. Spesa prevista: 11 milioni e 700 mila euro nei prossimi tré anni. Altri 7 milioni e 100 mila euro presi dai fondi Por serviranno per finanziare un nuovo progetto che punta proprio sugli interventi nella Terra dei Fuochi. I lavoratori hanno scritto una lettera aperta al ministro chiedendo che il piano parta subito e che venga potenziato visto che la Regione ha stanziato altri cinque milioni che, a loro parere, potrebbero perdersi in mille rivoli. E non solo. I dipendenti ricordano: «L'assurdità di tale situazione è che nel mese di marzo 2013 su progetti redatti dai tecnici della nostra società la Regione ha richiesto all'allora ministro Barca l'utilizzo di 50 milioni di fondi europei per affidarli alla SMA Campania e all'altra società partecipata in corso di costruzione, Campania Ambiente. Fra questi progetti presentati (e titolati dai giornali) due di questi erano proprio dedicate alla sorveglianza e all'intervento sulla "Terra dei Fuochi"». Astir, Arpac Multìservizi, lacorossi La Sma è solo un pianeta, e nemmeno il più grande, della galassia formata dalle società pubbliche che si muovono nel settore delle bonifiche. In attesa della cassa integrazione (che, non dimentichiamolo, grava su tutti i lavoratori dipendenti) ci sono anche 458 addetti della Astir (ex Recam), azienda al centro di numerose inchieste giudiziarie. Nello scorso mese di luglio, poi, il magistrato della Corte dei Conti, Pierpaolo Grassi, ha inviato un invito a dedurre a 44 tra componenti delle giunte Bassolino e Caldoro e amministratori della società contestando un danno erariale di 69 milioni di euro, 54 milioni di euro agli amministratori del centrosinistra e 15 a quelli del centrodestra. Gli organici sarebbero stati sovrastimati, gli appalti eccessivi, gli sprechi troppi. In sostanza l'azienda non aveva le autorizzazioni necessarie per svolgere alcuni tipi di bonifica e quindi è andata avanti appaltando a terzi (e in alcuni casi a imprese dei casalesi, secondo i magistrati) i lavori che doveva svolgere per conto della Regione. Ora l'azienda è fallita e i dipendenti dovrebbero confluire in Campania ambiente insie me ai 230 lavoratori di Arpac Multiservizi e ai 300 della Jacorossi, attualmente in mobilità. Questa è un'altra azienda finita sotto la lente d'ingrandimento della Corte dei Conti: doveva bonificare il litorale flegreo. Spesa 43 milioni. Sprecati. La magistratura contabile ha citato in giudizio 17 persone per un presunto danno all'erario per un valore corrispondente alla spesa. Tra i destinatari ci sono, tra gli altri, l'allora governatore della Campania Antonio Bassolino, l'ex ministro dell'Ambiente, Willer Bordon, l'ex sottosegretario al Lavoro Raffaele Morese. Tutte queste società dovrebbero confluire inunanuova partecipata della Regione, Campania Ambiente che per ora non è partita.