«Terra dei Fuochi», striscione desii azzurri allo stadio

Un lago di percolato oscura le domus romane

Terzigno, il sito «temporaneo» di Cava Ranieri cancella le scoperte
6 ottobre 2013 - Luca Marconi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — I gioielli d'epoca romana rinvenuti aTerzigno sono esposti al Museo nazionale. E delle domus trovate a Cava Ranieri cosa resta? Macerie, e rifiuti: un lago di percolato nella ex cava riempita di «ecoballe» con un sito di trasferenza «temporaneo», in died anni diventato palude, a pochi metri dalle ville patrizie o rurali misteriosamente abbattute o crollate da sole e poi ricoperte dalla Soprintendenza che non ha più risorse per preservarle, dopo un bando risoltosi in un buco nell'acqua, anzi, nel percolato.
C'era una volta il Parco
Immaginate Terzigno, Parco nazionale del Vesuvio, meta degli stessi turisti che vanno a Pompei; ed ora aprite gli occhi sul parco della monnezza e degli orrori, dove ogni traccia della Campania Felix deve scomparire. Il io agosto 2012 crolla la tettoia di protezione della villa romana di Boccia al Mauro, rinvenuta nel 1981 a Cava Ranieri, nota discarica abusiva dei veleni, già prima della Sari. La scoperta restituì monili d'oro, vasellame d'argento e tante monete. Nell'area, l'ultimo ritrovamento risale al '92. Le domus erano state catalogate come «Villa i», «Villa 2», «Villa 3», fino a «Villa 6». A marzo scorso la sesta viene «rasa al suolo con un colpo di mano. Da chi? non si sa», ne scrive il Corriere del Mezzogiorno. «Frammenti di muro, reticolati, pavimenti, mosaici sono sul terreno di Cava Ranieri. Chi vuole un souvenir di duemila anni fa può andare a Terzigno e prenderlo. Sono macerie». Nel 2006 per le domus ci sono 317.500 euro, il bando se lo aggiudica la ditta finita nei guai per il «restauro» del Teatro Grande di Pompei. I lavori non sono mai partiti. Si riseppellisce tutto. Già nel 2001 a Cava Ranieri erano state portate centinaia di «ecoballe», mai più spostate. Anzi, Cava Ranieri viene indicata come possibile nuovo sversatoio dopo la Sari, com'è nella migliore tradizione dell'occultamento degli abusi ambientali in Campania. Progetto abbandonato per le rivolte locali.
La testimonianza
Oggi, quel sito di trasferenza è un lago maleodorante e ne diffonde la notizia in rete una ragazza, Amelia, con una lettera, firmandosi una condannata a morte da Terzigno. Eccola: «Di lacrime non ne ho quasi più. Ci hanno tolto la terra, la salute e i diritti primari. Qui a Terzigno hanno "caricato", preso a manganellate, e lanciato gas lacrimogeni su donne, anziani e bambini inermi, quando si provava, in una terra già stuprata, a dire NO all'ennesimo scempio "legalizzato", mentre ci spacciavano per "fabbriche di confetti" maxi discariche in pieno parco del Vesuvio, che zam pillavano percolato. Ci hanno fatto passare alle cronache per i facinorosi manovrati dalla "camorra". Qui a Terzigno, intomo alla discarica Sari, accanto ai pregiati vitigni di Lacryma Christi, la frutta cresce malformata, e come tra la frutta le malattie gravi dilagano tra la popolazione. La falda acquifera è compromessa (l'Arpac ha redatto un rapporto di 13 pagine). C'è Cava Panieri, ex sito di stoccaggio provvisorio, trasformato in un definitivo laghetto di percolato, dove per di più sono state affossate nella monnezza domus romane di inestimabile valore. Ma non basta, perché di discariche abusive ce ne sono tante, a cielo aperto, addirittura nella pineta del parco nazionale: rifiuti tessili, ospedalieri, tarmaci, amianto, pneumatici». Ammassati anche davanti alle scuole. E trovati persino nello scavo per un centro polifunzionale accanto alla elementare di Terrigno. Col risultato che la scuola è stata chiusa per due giorni, ma il Comune almeno sino a ieri l'altro non aveva fermato i lavori o chiamato l'Arpac per i controlli di rito. Qui tré donne, due anni fa, sono andate casa per casa a compilare un "Registro Tumori" fai da te su quaderni a righe. «Mi sento una condannata a morte — conclude Amelia —. Non solo faccio parte di quella generazione condannata ad una vita di precariato, ma ho avuto la sfortuna di nascere in un luogo dove il cancro è sempre in agguato», in «quella che fu la Campania Felix in cui i ricchi romani sceglievano di far sorgere le loro ville».
Striscione allo stadio
Intanto crescono la consapevolezza dei rischi per la salute e la mobilitazione. Dopo la solidarietà dei Vip, anche il club azzurro scende in campo: oggi allo stadio San Paolo i giocatori, prima della partita col Livorno, esporranno uno striscione: «La Terra dei Fuochi deve vivere: as sieme si può».

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