Ventimila contro i veleni: «Politici, agite»
Almeno ventimila persone ieri sono scese in piazza a Orta di Atella, nella terra dei fuochi, per manifestare contro l'interramento di scorie tossiche e i roghi. Tantissimi i parenti di persone morte per tumori. A guidare la marcia il parroco di Caivano, Maurizio Patriciello e il vescovo di Aversa, monsignor Spinillo. Patriciello ha polemizzato con Caldoro il quale l'altro giorno aveva invitato la Chiesa a non protestare in piazza. «Non prendiamo ordini da nessuno — ha detto — e lui pensi a lavorare bene». Intanto a Casería è polemica per la decisione del sindaco di realizzare un impianto per i rifiuti a un chilometro dalla facciata principale della Reggia.
ORTA DI ATELLA — Ventimila fiammelle di speranza accendono la dignità di un intero popolo. Un tappeto luccicante che si srotola, all'imbrunire, tra slogan e cartelli inneggiami alla vita sulla strada che collega Orta di Atella a Caivano. Il Crocifisso, illuminato dalle migliaia di torce, è portato come il testimone di una staffetta e passa di mano in mano, dai sacerdoti della diocesi di Aversa a un manipolo di volontari, per lo più genitori di bimbi strappati alla vita dall'inesorabile artiglio del cancro.
Quasi alle porte di Caivano d prova anche Antonio Martella, il tossicologo del Pascale che da anni denuncia le connessioni tra le patologie neoplastiche e la contaminazione delle aree della cosiddetta Terra dei Fuochi, a portare la Croce per un pezzo di strada.
I manifestanti arrivano da ogni parte. Un pulmino scarica una decina di persone: vengono da Sant'Arcangelo Trimonte, il piccolo comune sannita sede di una discarica. C'è Adele che racconta di aver chiuso il suo negozio di bomboniere per essere presente al corteo con i suoi bambini. Armando fa l'avvocato e su Facebook ha postato la foto dell'avviso lasciato sulla porta del suo studio legale: «Oggi siamo impegnati a partecipare alla marcia per la vita Orta di Atella-Caivano. Ci scusiamo per il disagio».
Più che un corteo è una processione. Vi sono i medici del Moscati di Aversa, gli allievi di Scienze infermieristiche in camice bianco, gli scout, i gonfaloni dei Comuni di Cardito, Crispano, Caivano. Insomma, diecimila persone ma con un unico spirito guida: la ricerca del riscatto per la propria terra. Stavolta, dopo le assenze di Giugliano e Casal di Principe, fanno capolino anche i sindaci dei comuni della zona e il parlamentare di Scelta civica, Lucio Romano.
Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano diventato una sorta di icona sacra di questa battaglia ambientale, si dice moderatamente soddisfatto della presenza delle autorità politiche e istituzionali: «Dobbiamo tallonare i rappresentanti del Palazzo quando essi si fanno pigri o negligenti. D'altronde — avverte — quando il popolo si muove come sta facendo in queste occasioni è inevitabile aspettarsi qualcosa. Certo, ci sono anche i politici. Forse perché sapevano che saremmo stati in tanti. Sono tutti benvenuti. Tuttavia, ognuno deve fare il proprio dovere: io faccio il prete e protesto, ma la politica deve dare risposte, non può scendere con noi in strada a protestare».
Il cellulare di don Maurizio non smette di squillare. Qualcuno gli riferisce che lo cercano attori, uomini del mondo dello spettacolo per testimoniargli vicinanza. Ma lui preferisce rivolgere il suo sguardo a una mamma che in lacrime gli viene incontro con un cartello issato sulla testa sul quale è attaccata la foto sorridente di una ragazzina: «Don Mauri, sono la mamma di Mariella!!!». E lui le invia un bado con la mano: «Mariella, povera Mariella. C'è anche lei adesso qui con noi a protestare».
Don Patriciello si riprende e reagisce contro il presidente della giunta regionale, Stefano Caldoro, il quale, partecipando alla riunione dei vescovi campani a Montevergine, aveva esortato il pastore della diocesi di Aversa, Angelo Spinfflo, a non cavalcare la protesta popolare, bensì a condividere responsabilmente con le istituzioni lo sforzo di trovare soluzioni ai problemi sociali e ambientali della Campania. «Noi non prendiamo ordini da nessuno — tuona il parroco di Caivano —. Caldoro pensi a fare bene il proprio dovere».
Monsignor Spinillo recupera in fair play: «Noi condividiamo la fatica con chiunque lavori per la soluzione dei disagi sociali e dei problemi di queste aree. Noi non siamo contro le autorità. La verità è che la Chiesa è chiamata a svolgere, in questi casi, un delicato ruolo di supplenza come riferimento delle comunità, ma esclusivamente nello sforzo di ricercare nuove e sane motivazioni, non certo per sostituirsi alla politica. Insomma — conclude il vescovo di Aversa — noi proponiamo una riflessione sulla sodetà, ma le risposte ai problemi spettano a chi di dovere».
In verità Caldoro, ieri mattina, ha corretto un po' il tiro: «Oggi i cittadini di Aversa scendono in piazza — ha messaggiato —. Sono con loro, con le associazioni, con i movimenti, la Mesa e con il vescovo. Il mio impegno è quello, assieme ad altre istituzioni, di trovare soluzioni possibili, utili e condivise». L'assessore all'ambiente della Regione, Giovanni Romano, fa sapere di aver stanziato 5 milioni di euro per potenziare il servizio di sorveglianza antiroghi nelle campagne tra Napoli e Caserta e predisposto, dopo la scoperta a Caivano di una discarica di amianto e rifiuti speciali nelle vicinanze dell'impianto di depurazione, di estendere il monitoraggio anche a tutti gli impianti di depurazione e ai collettori del territorio casertano attualmente in gestione commissariale. Ma per tutta questa gente che non vuole perdere la speranza di una vita sana è ancora troppo poco.