Ambiente Migliaia di cittadini scendono in piazza: vogliamo bonifiche e sicurezza

Veleni, la rivolta di Casale Napolitano al prete antiveleni: che brutta parola «terra dei fuochi»

Don Patriciello gli consegna le cartoline sui bambini morti per tumore
Oggi nuovo incontro in prefettura per fare il punto sull'emergenza
29 settembre 2013 - Simona Brandolini
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Almeno quattromila persone hanno manifestato ieri a Casal di Principe contro i rifiuti industriali interrati dalla camorra e i roghi tossici. Un corteo imponente, uno dei più grandi mai visti nella terra dei casalesi al quale hanno partecipato giovani, ragazzi e mamme provenienti da molti paesi della Campania. Intanto ieri don Maurizio Patriciello, il sacerdote antirifiuti, ha incontrato il presidente Giorgio Napolitano nel capoluogo. Gli ha consegnato le cartoline delle mamme dei bimbi morti per tumore. Ð presidente gli ha risposto che l'espressione terra dei fuochi non gli piace, vorrebbe poter tornare a chiamarla Campania felix». Oggi i due si rivedranno in Prefettura.
NAPOLI — undici cartoline, undici mamme, undici bambini morti nella Terra dei fuochi. Don Patriciello si fa avanti nella Sala dei Baroni, al fianco dell'arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe. Si avvicina al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, porgendogli quelle undici cartoline. Da tempo è il volto e l'anima di quella zona tra Napoli e Caserta martoriata, avvelenata. Al capo dello Stato legge la lettera di di una «madre coraggio»: «Caro presidente oggi la mia bambina voleva salutarla indossando un nastro tricolore, purtroppo non ce l'ha fatta». «Conosco il vostro dramma», risponde il presidente. «Ho detto a Napolitano che sono parroco della Terra dei fuochi — racconta dopo don Patriciello —, e lui mi ha risposto che il termine non gli piace, che vorrebbe tornare a poterla chiamare Campania felix, una terra che da vita e lavoro. Purtroppo, dobbiamo continuare a chiamarla così, perché ogni giorno, nella nostra zona, continuano ad alzarsi ftimi neri dai roghi tossici che stanno avvelenando un popolo intero, mentre, proprio l'altro giorno, la polizia forestale ha ritrovato 60 ftisti di solventi chimici, interrati in un area agricola vicino a Ca- ivano». Parla anche con il governatore Caldoro il parroco del Parco Verde di Caivano, con chiunque possa aiutare i suoi fratelli. «Sino a che non arriveranno nuovi fondi e ci sarà più interesse da parte delle istituzioni queste terre resteranno abbandonate. Ci siamo solo noi volontari a presidiarle. Gli amministratori parlano di bonifiche, e chi è che non è d'accordo? Ma che senso ha parlare di bonifiche se non si blocca il traffico, dal Nord al Sud, di questi maledetti rifiuti tossici?». Quando toma nella sua Caivano, don Patriciello posta su facebook: «Un amico da Casoria mi scrive: "Francesco Santaniello, 25 anni, è morto di tumore. Oggi si terranno i suoi funerali nella Basilica di San Mauro a Casoria. Padre, dite al Presidente Napolitano che lo sterminio continua...". Gliellio detto questa mattina, e glielo ripeterò domani, domenica, in prefettura. Mi chiedo seriamente a che serve commemorare gli eroi di ieri se vengono ignorati i disperati di oggi». «Chi attenta alla vita degli altri inquinando non può fare la comunione se non si converte e ripara al danno commesso», dice il cardinale Sepe, «bisogna dare una scossa perché chi attenta alla vita degli altri non solo danneggia la società ma commette peccato contro Dio, un peccato grave». Anche quella della Terra dei fuochi, delle mamme, dei volontari, di don Patriciello è una nuova resistenza. Che si sposa idealmente agli eroi della sommossa antitedesca, celebrati al Maschio Angioino nel settantesimo anniversario delle Quattro giornate di Napoli. La presenza del presidente Napolitano in un momento così complesso della politica italiana ha un valore di monito e di incoraggiamento al tempo stesso. Nel suo discorso, ricordando Benedetto Croce, esorta Napoli «a fare la sua parte per l'unità, la democrazia e la rinascita della Nazione». «Ð futuro della Repubblica — dice il Capo dello Stato — si fonda sulla solidarietà tra le sue regioni e le sue capitali. Napoli e i napoletani non avrebbe ro potuto dar vita a un moto di riscossa popolare inimmaginabile sulla base dei peggiori stereotipi contro di loro se non avessero posseduto in sé esperienze storiche e culturali che restano un potenziale per tutto il Paese. Napoli e il Mezzogiorno non possono sottrarsi dal fare autocritica, ma non si può cedere alla rozza contrapposizione tra un Nord che produce e il Sud dipinto come una zavorra. Per Napoli c'è necessita di un incoraggiamento ma c'è anche necessità di un riconoscimento e di una attenzione sul piano nazionale». Terminati gli interventi in una saletta appartata, Napolitano incontra il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia. Parlano della tragedia di Avellino che ha sconvolto la comunità puteolana e il primo cittadino invita il presidente della Repubblica all'inaugurazione della cattedrale tempio di Apollo, al Rione Terra, distrutta nel maggio del 1963 per un incendio. Inaugurazione prevista per l'inizio del 2014. Tempi strettissimi, a mezzogiorno, dopo un falso allarme bomba, il capo dello Stato entra nel carcere di Poggioreale, per incontrare dirigenti, agenti e soprattutto detenuti. Tiene molto a questo argomento, Napolitano: l'Italia è stata condannata dalla corte di Strasburgo per il sovraffollamento delle carceri. E Poggioreale è tra le carceri con più criticità. Le cifre le snocciola la direttrice Teresa Abate: in un anno l'istituto ha accolto 2900 persone, un record di presenze che non si registrava da 15 anni, 115 mila colloqui. Ð doppio degli ospiti previsti. Domenico Romano parla a nome di tutti: «Siamo delle risorse per la società. Presidente non ci dimentichi». E Napolitano non lo fa affatto. Da Poggioreale an nuncia di avere pronto un testo da trasmettere ai parlamentari. «Abbiamo un obbligo giuridico — dice il Capo dello Stato — come ci impone la corte di Strasburgo per dare una risposta soddisfacente all'affollamento delle carceri. Per questo pongo al Parlamento anche l'interrogativo se esso non ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia. è un provvedimento che non può prendere d'autorità il presidente della Repubblica che non ne ha i poteri, che non può prendere il governo da solo e che ha bisogno di un consenso molto ampio delle Camere, forse troppo ampio secondo quanto stabilito». E poi aggiunge: «Ma d vuole serenità, non campagne elettorali a getto continuo». Termina visitando i padiglioni Avellino e Napoli. Un detenuto gli offre il caffè: «Speriamo che sia buono». Il presidente in napoletano: «Se nun era bbuono, numm O pigliavo». Un attimo di distensione in ore complicatissime.

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