«Avveleni i campi? Niente comunione» Rifiuti, l`ira di Sepe: «Niente Comunione»
Uno si è presentato come il parroco della Terra dei fuochi, l'altro gli ha risposto che il termine non gli piace: «Vorrei poterla tornare a chiamare Campania felix, una terra che da vita e lavoro». Presentazione tra don Maurizio Patriciello parroco di Caivano e il presidente della Repubblica a margine delle celebrazioni per i 70 anni delle Quattro giornate di Napoli. Incontro breve in attesa del summit di stamani in Prefettura a cui parteciperà il governatore Stefano Caldoro, i prefetti interessati e i rappresentanti dei comitati dei territori martoriati dai roghi. Incontro confermato ieri sera quando i venti della crisi di governo facevano propendere a un cambio di programma. Non ci sarà invece e Giorgio Napolitano stamani alle 9 sarà in Prefettura per fare il punto sull'emergenza. Grave emergenza se il cardinale Crescenzio Sepe ieri fa notare come «attentare alla vita della comunità, avvelenando i territori equivale a commettere un peccato grave e chi lo fa non ha diritto alla comunione, se non si pente per il danno che ha commesso». Parole che suonano come una scomunica per chi per anni ha permesso sversamento di rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi. Sepe invoca una «scossa» e indica come esempio nella battaglia contro questo tipo di inquinamento ambientale proprio don Maurizio Patriciello, in prima linea per mantenere viva à attenzione su dò che ha definito «un'ecatombe, un genocidio» che è conseguenza di quei disastri ambientali. Don Patriciello in mano porta le cartoline di 11 mamme che hanno perso i propri figli. Ieri le consegna a Napolitano al Maschio Angioino. «Nelle nostre terre si muore e non possiamo assistere impotenti allo sterminio di un popolo - dice il sacerdote - Appena ieri ho celebrato l'ultimo funerale di una bambina, si chiamava Marianna aveva 8 anni. È morta di leucemia». Non è la sola purtroppo. Scriverà nel pomeriggio il sacerdote sul suo profilo di Fb: «Un amico da Casona mi scrive che Francesco Santaniello, 25 anni, è morto di tumore. Oggi si terranno i suoi funerali nella Basilica di San Mauro a Casoria. "Padre, dite al Presidente Napolitano che lo sterminio continua. .."». Poi aggiunge il sacerdote: «Gliel'ho detto questa mattina (ieri, ndr), e glielo ripeterò domani (oggi ndr), domenica, in prefettura. Mi chiedo seriamente a che serve commemorare gli eroi di ieri se vengono ignorati i disperati di oggi». A Napolitano di cartoline vorrebbe consegnarne HOmila. Quelle raccolte sinora. «Veniamo a sapere che proprio nelle nostre terre queste malattie si diffondono - spiega - ma non ci volevano profeti o indovini per saperlo. Vogliamo assistere così e inneggiare ai nostri eroi e basta? Loro sono morti perché si sono opposti alle tirannie per dire no al sopruso, ma se questa tirannia continua allora il loro sacrificio è stato vano». Parole dure quelle di don Patriciello. Ma lui è in prima fila nella lotta contro gli sversamenti illegali di rifiuti e i roghi tossici. La Terra dei fuochi. Già. Appellativo che non vorrebbe sentire il presiden- te Napolitano. Ma nemmeno il sacerdote se non fosse costretto. «Ho detto al presidente che, purtroppo, dobbiamo continuare a chiamarla così, perché ogni giorno, nella nostra zona, continuano ad alzarsi fumi ned dai roghi tossici che stanno avvelenando un popolo intero, mentre, proprio l'altro giorno, la polizia forestale ha ritrovato 60 fusti di solventi chimici, interrati in un area agricola vicino a Caivano», dice il sacerdote alla Radio Vaticana. «Sino a che non arriveranno nuovi fondi e ci sarà più interesse da parte delle istituzioni - prosegue don Maurizio - queste terre resteranno abbandonate. Ci siamo solo noi volontari a presidiarle». «Gli amministratori parlano di bonifiche, e chi è che non è d'accordo?», aggiunge don Patriciello. «Ma - come ho spiegato al presidente della regione Campania Caldoro - che senso ha parlare di bonifiche se non si blocca il traffico, dal Nord al Sud, di questi maledetti rifiuti tossici?».