Terra dei fuochi, allarme per la frutta «Niente colture agricole vicino alle discariche»
«Vanno interdette in maniera anche coattiva le coltivazioni agricole intorno alle discariche». Lo ha detto ieri a Rainews24 il commissario per le bonifiche Mario De Biase. «Anche intomo all'area delle discariche bisogna incentivare una riconversione no food», ha aggiunto. Terminando con un appello ai «ministri dell'Ambiente e della Sanità, alla Regione Campania, all'Ispra, Arpac e Iss per la costruzione tutti insieme di una banca dati unica sulla caratteriz zazione dell'acqua di falda». Mentre la ministra dell'Agricoltura, De Girolamo sui roghi ha invocato le maniere forti.
«Vanno interdette in maniera anche coattiva le coltivazioni agricole intorno alle discariche». Poco dopo le 13 le agenzie rilanciano le dichiarazioni che in mattinata il commissario per le bonifiche della Regione Campania, Mario De Biase, ha rilasciato a Rainews24.
Dichiarazioni clamorose. «Anche intomo all'area delle discariche bisogna incentivare una riconversione no food», spiega ancora De Biase. Per poi rivolgere un appello ai «ministri dell'Ambiente e della Sanità, alla Regione Campania, all'Ispra, Arpac e Iss per la costruzione tutti insieme di una banca dati unica sulla caratterizzazione dell'acqua di falda». De Biase, dunque, sembra esprimere dubbi sulla bontà dei prodotti agricoli che vengono prodotti intorno alle discariche. E la prima volta. Soprattutto perché sinora aveva detto il contrario. Il 6 giugno scorso, il Corriere del Mezzogiorno lo intervista. Una pagina in cui parla della Resit, la discarica-monstre per la quale, a suo parere, «d vuole un sarcofago come Chemobyl». Conclude però «con una buona notizia».
Dice: «Nonostante l'inquinamento dell'acqua per irrigare i campi, la frutta e gli ortaggi che si producono nella zona non risultano inquinati da agenti chimici. Ne ho la certezza per aver commissionato l'anno scorso uno studio all'Istituto superiore di Sanità, i risultati sono confortanti, almeno un barlume di luce si vede». Certezza confermata successivamente in un'altra intervista. Questa volta rilasciata ad inizio di settembre al Mattino. Sempre il commissario afferma: «I vele ni ci sono ma non bisogna sparare nel mucchio. Si è parlato tanto, ad esempio, dei cavoli ingialliti di Caivano. Hanno detto persino che quel colore era dovuto ai rifiuti tossici. Sapete qual è la verità? Erano solo troppo maturi».
Cosa è accaduto in pochi giorni? Cosa ha fatto cambiare idea al commissario per le bonifiche? A leggere le dichiarazioni di qualche mese e qualche giorno fa si insinua più di un dubbio. E, col passare dei giorni, sembrano trovare macabra conferma gli allarmi lanciati dai comitati, dai medici, dagli scienziati. Mentre la Campania continua a bruciare. Domenica due vasti incendi di rifiuti si sono sviluppati a Giugliano e a Fragneto Monforte. La ministra delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo ha invocato le maniere forti. «Incendio a Fragneto Monforte. Forse è il caso che lo Stato usi la forza in tutti i modi possibili nella Terra dei fuochi. Contatterò Aitano». D ministro dell'Interno ha già riunito una prima volta il Comitato nazionale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica che dovrà studiare misure per la Terra dei fuochi. Non si fermano mai, infine, le inchieste sul fronte del traffico illecito dei rifiuti. Nel- l'aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, durante l'udienza del processo Eco 4, in cui è imputato l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, il pentito Luigi Guida, detto «O drink», ha parlato della «discarica» del casertano. Che discarica non è. Guida si riferisce a «quell'edificio verde qui fuori»: cioè l'attuale Stir, ex impianto Cdr, quasi confinante con il carcere, dove viene smaltito il rifiuto indifferenziato. «Quando la discarica di Santa Maria Capua Vetere era gestita dai fratelli Michele e Sergio Orsi (imprenditori di Casal di Principe attivi nel settore ambientale, il primo ucciso dalla camorra) arrivavano numerosi camion dal Nord con rifiuti un po' particolari, cioè tossici. La loro azienda non poteva smaltirli ma i camion passavano sempre, attraverso falsi documen ti e truffe sul peso». «Nell'affare — continua Guida — voleva entrare anche Nicola Ferraro (altro imprenditore del settore ed ex consigliere regionale Udeur già condannato per concorso esterno, ndr), che mi disse che avrei dovuto estromettere dalla gestione i fratelli Orsi. Le discariche fruttavano dieci volte in più rispetto alla raccolta dei rifiuti. Così andai dagli Orsi e dissi loro, per intimorirli e indurii a lasciare l'affidamento, che le forze dell'ordine stavano indagando sul traffico illecito di rifiuti posto in essere con le aziende del Nord».