«Via alle bonifiche con i beni confiscati»
Utilizzare i beni confiscati per le bonifiche dei territori devastati dai clan. È l'asso nella manica che Raffaele Cantone sfodera nella durissima battaglia contro la criminalità organizzata. Il magistrato di Cassazione, componente della taskforce anti-cri minalità della presidenza del Consiglio, partedpa alla commemorazione di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino ucdso dalla camorra 28 anni fa. È l'occasione per invocare una rivoluzione, condivisa dal presidente della Regione Stefano Caldoro, che nei mesi scorsi aveva sollecitato il governo in questa direzione. Sul tavolo c'è un piano articolato in tré mosse: «Controllo effettivo su cosa si fa dei beni confiscati; gestione economica degli stessi; possibilità che i beni vengano vendutiperrecuperare fondi da investire nelle aree a rischio». n ragionamento del magistrato è chiaro: se si aggredisce il patrimo- rúo, si colpisce al cuore la camorra. E allora, insiste Cantone, bisogna concentrare tutte le energie su questo obiettivo: «Non basta arrestare un boss. I capi della malavita organizzata affrontano il carcere con tranquillità se sanno di avere a disposizione il proprio patrimonio. E poi quando si toglie un immobile a un camorrista, si riduce anche il suo potere, si abbatte il consenso di cui gode. Sono 1708 le aziende confiscate. Bisogna dare atto all'associazione Libera che volle una legge con cui destinare quei beni a finalità sociali. Fu un'intuizione felicissima, forse oggi non del tutto sufficiente a far fronte alla massa enorme di risorse e alla necessità di pensare al riutilizzo che sia diverso rispetto al passato. Questi beni confiscati, insomma, devono mandare segnali». Da qui la necessità di scrivere e approvare una legge ad hoc: «I beni e le aziende confiscate siano utilizzati come start up imprenditoriali e meno per attività sodali - è l'appello - Si potrebbe pensare, ad esempio, a cooperative di giovani in una prospettiva imprenditoriale». Cantone ne discute con Caldoro, che assicura il pieno sostegno della Regione. Nasce cosi un nuovo patto per la legalità, che potrebbe essere sperimentato in un luogo martoriato dai clan: la Terra dei fuochi. «Si potrebbe partire da Giugliano e in particolare dall'area della Resit, oggetto di un importante sequestro», osserva Cantone. E il governatore, che di questi temi ha discusso anche con il ministro dell'Interno AngelinoAlfano, rilanda; «La sfida è tenere insieme l'attività di contrasto alla criminalità organizzata e le misure necessarie a tutelare le attività produttive sane dei nostri territori». In questo senso il banco di prova saranno soprattutto le province di Napoli e Caserta: «Al di là dei controlli, della repressione, delle istituzioni e delle forze inquirenti e dell'ordine che fanno tanto e devono fare sempre di più, c'è sempre qualcuno che continua ad aggredire il territorio - avverte l'ex ministro socialista - la camorra, ma anche la cattiva impresa e i cittadini irresponsabili che colpiscono se stessi ed il proprio territorio». Spesso, inoltre, i clan assoldano baby-criminali. A lanciare l'allarme è Caterina Chinnid, capodipartimento per la Giustizia minorile del ministero guidato daAnna Maria Cancel lieri: «In tré anni, da gennaio 2010 alla metà di settembre 2013, sono stati 251 i minori denunciati di cui solo 29 per reati connessi all'associazione mafiosa. Il fenomeno ha in sé una dimensione ben diversa ma continua a non emergere perché sappiamo bene che spesso i minori hanno un ruolo significativo nel contesto della criminalità organizzata». Eclatanti, a tal proposito, i dati della Campania: nell'ultimo triennio gli ingressi negli istituti penali sono stati «7 nel 2011,8 nel 2012, solo 2 nel 2013. Le regole della strada sono rigide e se si sbaglia c'è solo la condanna - chiarisce la Chinnici -1 minori vivono in contesti dove assistono alla trasformazione dei valori sani in omertà, paura, acquiescenza rispetto a quelle regole. Il loro recupero, purtroppo, è difficilissimo. Prima occorre demolire una cultura sbagliata e poi ricostruire».