Intervista al procuratore nazionale antimafia: “Non sono solo i clan a inquinare e a scaricare rifiuti illegalmente”

"Bonificare la Terra dei fuochi

Roberti: la magistratura indaga, ma si muovano le istituzioni
22 settembre 2013 - Dario Del Porto
Fonte: Repubblica Napoli

«Sono orgoglioso di essere napoletano. Questa  città conserva valori straordinari, che purtroppo non vengono sempre adeguatamente compresi ed espressi», dice Franco Roberti, il magistrato che da 40 giorni è seduto a una delle scrivanie più impegnative del Paese, quella di procuratore nazionale antimafia.
Roberti è tornato venerdì pomeriggio per vendicare i propri diritti consegnare, insieme al sindaco Luigi de Magistris, una targa alle figlie di Teresa Buonocore, la madre coraggio uccisa tre anni. «Non solo una vittima, ma una martire», spiega a Repubblica il procuratore nazionale che, sul dramma della Terra dei Fuochi avvelenata dai rifiuti tossici, afferma: «La magistratura sta facendola propria parte, con le inchieste e i processi. Adesso però bisogna fare scelte ben precise, e queste non toccano alla magistratura. Bisogna decidere se si vuole lasciar marcire il territorio o se invece non è arrivato il momento di partire conle bonifiche».
Perché quello di Teresa può considerarsi «un martirio», procuratore Roberti? «La sua storia costituisce un caso emblematico. Teresa era una donna che aveva paura, ma ha trovato nell'amore materno e nella fede perla giustiziala forza per gridare il proprio diritto ad ottenere la condanna di chi aveva fatto male a sua figlia. E chi è il martire, se non colui che trova il coraggio per sconfiggere la paura e rivendicare i propri diritti e quelli di tutti?».
Domani saranno 28 il cronista Giancarlo Siani. Anche il cronista assassinato dalla camorra può essere ritenuto un martire? «Sicuramente si. Bisogna però evitare facili accostamenti. Tra queste due figure c'è affinità, ma nella diversità. Siani era un valentissimo giornalista. Un ragazzo che operava in una situazione difficile, eppure ebbe il coraggio e la forza, che non tutti i giornalisti hanno, di fare fino in fondo il proprio dovere, sfidando il potere criminale attraverso i suoi articoli. Nella scelta consapevole di affermare i propri diritti vincendo la paura si può trovare un'identità tra Teresa Buonocore e Giancarlo Siani. E fu certamente un martire Salvo D'Acquisto, un ragazzo del Vomero che si sacrificò a soli 23 anni per difendere il diritto alla vita di 22 civili rastrellati dai nazisti».
A Napoli però troppo spesso sembrano prevalere paura e rassegnazione. «Non succede solo a Napoli. Diceva Giovanni Falcone che lo Stato per primo deve dare l'esempio, poi tocca ai cittadini. Perché non si può pretendere l'eroismo da cittadini inermi. Ma tutto questo, naturalmente, non può diventare un alibi per chi invece si muove nell'omertà e nella connivenza».
In questi giorni tiene banco la protesta degli abitanti della zona a cavallo tra la periferia settentrionale di Napoli e la provincia di Caserta quella «Terra dei Fuochi» dove, come ribadito di recente dal pentito del clan dei Gasatesi Cannine Schiavone, sono state seppellite per anni tonnellate di rifiuti tossici. «Posso solo dire che sto seguendo gli eventi con grande attenzione, come cittadino prima ancora che come magistrato. È una questione molto seria, che l'autorità giudiziaria ha cominciato ad affrontare sin dal 1993 in maniera molto approfondita ed efficace. Alla Procura nazionale ci sono magistrati che si occupano specificamente di ecomafie. Anche se, in realtà, oggi questo termine appare addirittura riduttivo».
Perché? «Non c'è solo la camorra ad avvelenare il territorio campano. Le inchieste hanno fatto emergere le figure di personaggi che non possono essere catalogati come mafiosi, ma recitano un ruolo di primo piano nelle attività di inquinamento».
Ad esempio? «Ne potrei fare tanti. Sono state scoperte aziende zootecniche che invece di smaltire i rifiuti secondo legge li sversavano direttamente nei corsi d'acqua. Qui la camorra c'entra poco o nulla. In altri casi le mafie entrano in scena solo nella seconda fase, quando a loro si rivolgono soggetti esterni alle organizzazioni che trovano più conveniente liberarsi illegalmente dei rifiuti. Ecco, il problema non si risolverà mai se le aziende continueranno a trovare conveniente smaltire illecitamente per abbattere i costi. Poi bisogna capire se esiste la volontà degli enti preposti di intervenire con le bonifiche».
Oltre all'intervento giudiziario, cosa serve per sconfiggere le mafie? «All'attività di contrasto della magistratura deve accompagnarsi l'azione delle altre istituzioni. A cominciare dalla scuola e dal lavoro. Ne ho parlato in presenza del ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, durante un incontro a Casal di Principe per l'inaugurazione dell'anno scolastico. Ho ricordato che lottare contro la dispersione scolastica significa strappare questi giovani alla disperazione, alla subalternità e dunque alla camorra».
Il ministro come ha risposto? «Ha usato parole molto belle. Speriamo che le sue idee possano realizzarsi».

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