«Ma il tavolo a cura della redazione società tecnico in realtà non c'è mai stato»

24 giugno 2008 - Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto

 Il professore Franco Ortolani, geologo, racconta i retroscena di un incontro mancato: «La struttura commissariale ha capito subito che un confronto sui dati li avrebbe visti perdenti. Così solo una volta abbiamo ragionato sui risultati, non completi, delle analisi». Domeni-
ca scorsa Bertolaso ha convocato direttamente gli amministratori per annunciare che la discarica a Chiaiano si farà. «In sostanza una decisione politica» è il commento di Ortolani che aggiunge «se mi invitano alla riunione dove annunciano la fase di progettazione del sito, andrò a sentire come giustificano i milioni di euro che ci vorranno per realizzare lo sversatoio».
L'interrogativo che gira è perché proprio nella selva di Chiaiano: «Il governo aveva comunicato che erano allo studio 10 siti ? racconta il professor de Medici ? e cioè Savignano Irpino e Sant'Arcangelo Trimonte, 2 a Terzigno che, con questo, fanno 5. 'E gli altri?', ho chiesto a Bertolaso ma non ho ricevuto risposta». Poi il governo ha annunciato la chiusura dei parchi e a molti è parso di vedere il ciclo del cemento che si rimette in moto.
Il sottosegretario ai rifiuti ribatte che la discarica si può fare perché i problemi di viabilità sono superabili e, sul fronte salute, basta inviare in cava solo immondizia urbana non peri-
colosa. Il geologo insiste: «Ci siamo trovati come controparte la Tecno Indi Milano, società incaricata di fare i rilievi dall'Arpac, e la loro elaborazione delle analisi lascia molto a desiderare, per così dire. A parte il fatto che stiamo ancora aspettando gli esiti degli esami, indispensabili per dare un parere che abbia senso». Intanto, di certo c'è solo che, a norma di legge, per essere idoneo a ospitare una discarica, il sito deve essere stabile, il suolo impermeabile, lontano da falde acquifere e coltivazioni di pregio, ospedali e centri abitati, facilmente raggiungibile dai mezzi. «A Chiaiano non 'c'è nemmeno una di queste condizioni» commenta Ortolani. Che la zona sia densamente abitata e vicina ai principali ospedali della regione lo sanno tutti, che ci siano le coltivazioni doc  anche e allora ra-
gioniamo sul resto: «Le cave adiacenti sono già crollate, la stratigrafia delle pareti mostra chiaramente lastroni di tufo in condizione alterate dalla massiccia attività estrattiva subita, predisposti allo scivolamento. I più grossi sono puntellati da cunei ma tutta la zona è molto instabile anche perché, con le piogge, l'acqua dilava attraverso le cave e finisce nella falda sottostante. Addirittura le carte che ci avevano mostrato indicavano carotaggi a
60 metri quando tutta la letteratura indicava la presenza della acque a 160». Dal commissariato sono convinti di poter effettuare l'impermeabilizzazione «ma sono sfortunati commenta il geologo ' perché a giugno è caduta molta pioggia e si è visto che il terreno
l'ha assorbita tutta, non c'è nessuna fascia di terreno argilloso o altro che la blocchi in tutta la zona. In queste condizioni, bastano 15/30 giorni al percolato per arrivare in falda».

 

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