Rifiuti tossici, servono 500 milioni per scongiurare l`ultimo disastro
Oltre ai rifiuti tossici seppelliti nella terra dei Fuochi dalla camorra sono numerose le discariche abusive di materiale edilizio, copertoni e mobili vecchio che segnano il confine di questo territorio nel quale è stato giocato il futuro nei prossimi decenni se non si interviene subito e rapidamente.
L'ora × Senza interventi radicali e rapidi nel 2064 l'area sarà deserta
Campania dei veleni. Il piano regionale bonifiche censisce 183 sia a provata contaminazione e 3000 aree da analizzare. Per mettere m sicurezza l'intero territorio sarebbero necessari 531 milioni. Usare i beni sequestrati ai clan per bonificare i tenerli inquinati dalle cosche. La proposta di Raffaele Cantone è rilanciata m una interpellanza dalla senatrice Rosaría Capacchione firmata da 41 senatori, appoggio bipartisan che può diventare misura concreta.
Campania al veleno. Già lo sappiamo: i fusti tossici ritrovati in questi giorni sono solo una piccolissima parte dei veleni interrati dai clan. Il ministro Aliano ha sottolineato che quello che ci troviamo ad affrontare è un caso nazionale. Definirne le dimensioni e i contorni è il primo passo da fare per affrontarlo. n piano regionale delle bonifiche censisce 183 siti a provata contaminazione e 3000 aree da analizzare. Conferma così i report del 2008 dell'Arpac che aveva individuato 300 siti e quello del 2011 della Sma che ne aveva trovati 405. Per il momento, però, è cominciata la messa in sicurezza di una sola zona, che comprende le discariche Resit, Novambiente e Masseria del Pozzo nel Giuglianese, per la quale il perito della Procura Giovanni Balestri ha previsto il disastro ambientale entro il 2064. Per mettere in sicurezza l'intero territorio sarebbero necessari 531 milioni. Sono, invece, stati stanziati 5 milioni per i Comuni della Terra dei fuochi, 5 milioni per un progetto della Sma (che non è ancora decollato) e 20 milioni per le discariche di Giugliano e dintorni. Eppure inumeri, drammatici, non bastano a spiegare un disastro lungo trenta anni. Per tentare un ragionamento utile bisogna distinguere tré tipi di veleni: quelli seminati dai singoli cittadini e dalle imprese fuori legge nella Terra dei fuochi; quelli sversati nelle discariche gestite dalle imprese della camorra spa insieme ai rifiuti autorizzati, quelli seppelliti dai clan nelle campagne ma anche sotto le strade di scommento e alle periferie dei centri abitati. I racconti dei pentiti, le inchieste della magistratura rivelano una catastrofe di proporzioni enormi: restituire ai campani la loro terra richiederà non solo fondi cospicui, ma anche un meccanismo capace di assicurare che i boss non gestiscano la bonifica dei terreni che hanno avvelenato. Il problema forse più facile da risolvere, anche se dirlo oggi sembra paradossale, è proprio quello dei roghi alla diossina: i focolai sono ben individuati, e i cinquanta milioni stanziati dowebbero aiutare i Comuni a raccogliere e a smaltire correttamente tutto quello che è stato abbandonato illegalmente. Poi bisognerà sorvegliare per evitare che si ricominci daccapo. Il prefetto per la Terra dei fuochi Donato Cafagna inizierà proprio domani una serie di incontri con gli amministratori interessati che si concluderanno a dicembre. Molto più complesso nsanare le aree inquinate dagli sversamenti apparentemente legali ma realmente letali: ci sono le discariche gestite a Giugliano da Vassallo e Chianese, manager dei casalesi, quella di Pianura dei Di Francia, ma anche quelle di Somma Vesuviana dove sono stati rotti i sigilli della vecchia discarica gestita dai La Marca (colpiti da interdittiva antimafia perché ritenuti vicini ai Fabbrocino) e sono continuati gli scarichi abusivi. Stessa situazione aErcolano. Nel Casertano bisognerà arginare i veleni della Sogeri e della discarica Bortolotto. Gaetano Vassallo ha parlato di liquidi che «quando arrivavano con cisterne speciali in acciaio inox anticorrosive, friggevano e scioglievano la plastica» e di sostanze che quando venivano sversate «producevano la morte immediata di tutti i ratti». A Pianura sono arrivati i fanghi dell'Acna di Cengio e di Marghera, le aziende più inquinanti d'Italia. Le discariche non erano correttamente impermeabilizzate e - sostiene Balestri che ha analizzato l'area giuglianese - i veleni hanno penetrato la terra corrodendone le viscere. Ieri a Qualiano nell'ex sversatoio Campanile sono venuti alle luce fusti di metallo vuoti: il loro temibile contenuto è probabilmente già finito nei terreni circostanti. In località Cavuncella, invece, sono stati ritrovati fanghi, insieme a lastre di eternit, materiale da costruzione e demolizione, rifiuti sanitari e guaine bituminose. Nel Casertano sono stati censiti 34 siti a rischio tra Marcianise, Maddaloni, Aversa, Villa Utemo. Desta particolare preoccupazione l'area di stoccaggio di via Santafede, a Maddaloni, la strada che costeggia Caserta-Salemo. Coniermatal'altapericolosità dell'area delTippocampos e dei Laghetti di Castelvoltumo. Nella stessa zona ci sarebbero almeno 200 discariche abusive. Tutto questo è successo. Lo sappiamo. Del resto stiamo faticosamente ripercorrendo le tracce. Già nel febbraio del 1991 al pronto soccorso del Cardarelli si presentò un tale Mario Tamburrino: aveva gli occhi distrutti dai miasmi provenienti dalle sostanze letali che aveva trasportato con il suo camion. Ne fece ritrovare qualcuno aVillaricca. Poi span, emigrò m Argentina. Di barili tossici parlò anche Carmine Schiavone prima alla commissione Ecomafie poi nel 2001 nella deposizione al processo Spartacus: segnalò veleni interrati sotto lo stadio di Casal di Principe, ma i successivi accertamenti non ne trovarono segni. Vassallo raccontò di sversamenti sotto l'asse mediano: per ritrovare le sostanze malate bisognerebbe distruggere la strada. Le di chiarazioni dell'ultimo pentito dei Gasatesi, Luigi D'Ambrosio, in questi giorni stanno confermando i sospetti su cui da tempo sta lavorando la Dda: terreni concimati con fanghi tossici, metalli pesanti e sostanze chimiche che hanno avvelenato alla radice le coltivazioni di Tremola Ducenta, Ischitella, Lago Patria ma anche di parte del Mondragonese. Zona di nettarme, di ortaggi di alta qualità, di Falerno e di mozzarella. Da una settimana - su indicazione dell'uomo che avrebbe contribuito a interrare i rifiuti - si sta scavando a Casal di Principe, in due terreni fra via Circumvallazione e via Sondrio: uno appartenente a una società immobiliare (riconducibile alla famiglia Passarelli) sequestrato dalla magistratura, l'altro di proprietà della Curia di Aversa. Si resta ancora in attesa dei risultati delle analisi sui campioni di teneno e acqua prelevati (la falda è a 11 metri): si sospettano ranghi industriali, sostanze di scarto della lavorazione. Amianto è stato invece trovato nelle discariche abusive tra Villa Literno, Villa di Briano, Casapesenna, San Marcellino, Gricignano di Aversa, Carinaro. Insomma, una cosa è certa: nessuno può più afre «io non sapevo».