Uranio, pesticidi e pozzi inquinati, il dossier dell'Us Navy sull'Espresso: "Rischi inaccettabili"

Lo studio del comando americano in Campania fu trasmesso all'Ispra ed alla Protezione Civile, ma nessuno lo prese in considerazione. La situazione più allarmante è quella dell'acqua: il 92% dei pozzi è inquinato
15 novembre 2013 - genac
Fonte: ilDesk
NAPOLI - La domanda è sempre la stessa: perché l’allarme è caduto nel vuoto? Il dossier pubblicato oggi dall’Espresso, che riporta i risultati dello studio fatto dal Comando dell’Us Navy in Campania tra il 2009 ed il 2011, si chiude con l’interrogativo che si è posto anche Carmine Schiavone, le cui rivelazioni furono pronunciate nel 1997: perché non si è fatto niente? Stando a quanto si legge sull’Espresso, il Comando americano aveva presentato nell’agosto del 2009 i risultati della prima fase dei test agli Enti ambientali regionali e nazionali, e l’Ispra espresse l’intenzione di creare una commissione tecnica insieme agli americani. Non se ne fece più nulla. Il dossier completo venne poi trasmesso alla Protezione Civile: nessuna risposta. L’analisi sui suoli, sull’acqua e sull’aria della Campania, nacque dall’esigenza di tutelare la salute dei circa 3mila soldati americani di stanza nella regione: avrebbe potuto diventare un “assist” importante per allargare il discorso a tutti i cittadini della Campania, ma così non è stato.
Mappa dell'inquinamento secondo fonti USA IN CAMPANIA? NON PIU’ DI SEI ANNI. Una campagna d'analisi definita "senza precedenti" nella storia, nata nel 2007 in seguito all'enorme diffusione di discariche illegali sul territorio. Il quadro tracciato dagli americani è allarmante: analizzato il terreno di 543 case (quelle in cui vivevano le famiglie dei soldati) per un’area di circa mille chilometri quadrati. Vengono individuate delle “zone rosse” intorno a Casal di Principe, Aversa, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano: luoghi in cui ai militari americani è praticamente vietato prendere casa. Poi ci sono le “zone blu”, Capodichino e Gricignano d’Aversa, in cui le minacce per la salute vengono considerate “accettabili” se non ci si vive per più di sei anni: tra queste, anche la Flag Office Quarters di Posillipo, dove non si può stare per più di tre anni.
ACQUA MINERALE PER LAVARSI I DENTI. I parametri utilizzati per l’analisi sono naturalmente americani, non europei: vengono quindi catalogate anche le sostanze “potenzialmente cancerogene”, o quelle che potrebbero avere un’incidenza in un periodo molto lungo. L’allarme più rumoroso è quello sull’acqua: il 92% dei pozzi che riforniscono le case costituiscono un “rischio inaccettabile per la salute”, tanto che si invitano i militari ad utilizzare l’acqua minerale per qualsiasi cosa, anche per lavarsi i denti. Il problema è individuato nelle condutture, vecchie e prive di manutenzione, e nell’acqua dei pozzi clandestini che riesce a rifluire in quella dei pozzi “legali”: le 14 sorgenti della Campania non sono inquinate, il problema nasce nel tragitto. E nella metà dei pozzi è stato riscontrato sia il Pce (tetracloroetane) che il rame, entrambi nocivi.
URANIO E PESTICIDI. Ma la “scoperta” meno gradevole riguarda l’uranio: è stato trovato nel 31% delle case analizzate, ma è presente nell’88% dei pozzi. Stesso problema al Parco delle Ginestre ed a Capua, luoghi di residenza degli americani. La maggiore concentrazione si trova però proprio nell’area Casal di Principe-Villa Literno, cioè dove venivano interrati i fanghi nucleari, Schiavone docet. Senza dimenticare i vapori tossici, presenti nel 16% delle abitazioni e concentrati tra Gricignano, Lago Patria e Bagnoli, e il famigerato insetticida dibromo-cloro-propano, vietato negli Usa sin dal 1985. E’ vietato anche in Europa, ma i militari lo hanno trovato in Campania: non si è ancora capito come mai. Più tranquillizzante il quadro tracciato sulla verdura: le quantità di arsenico e piombo degli spinaci sono al di sotto degli standard europei, stessa cosa per la diossina nelle carote e nel pollo. 
LA RICHIESTA DEGLI AMERICANI. Conclusione? I rappresentanti del paese a stelle e strisce continuano a chiedere che "le agenzie italiane competenti indaghino in modo completo sulle zone di pericolo ambientale individuate dagli esami". Risultato? Gli americani lasciano le case adducendo motivazioni varie, si rifugiano nelle loro basi dove hanno installato costosissimi impianti per la depurazione dell’acqua e citano due dati: nel 2005 i siti contaminati erano 2.599, nel 2011 sono diventati 5.281. La provincia di Napoli detiene il triste primato dei luoghi inquinati (2.532), quella di Caserta il record di discariche illegali (851), Di queste, solo 13 sono state bonificate.
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