La manifestazione

In piazza la rabbia di Giugliano «Ci avete massacrati, ora basta»

Contro l'inceneritore protesta pacifica ma ferma: presidio a Torre Carinati
Accorsi tanti giovani alla prima iniziativa «Vogliamo un futuro questo piano deve essere cancellato»
Applausi per Zanotelli che invita alla non violenza «Non per rassegnazione ma perché si vince con l'intelligenza»
12 settembre 2013 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

GIUGLIANO. Per una sera piazza Matteotti, anzi mmiez'o Palazzo come dicono a Giugliano, si è trasformata m Hyde Park: un muretto (al posto della cassetta), un microfono e tanta rabbia contro l'inceneritore che verrà, aTorre Carinatì, nelle campagne stuprate e ingravidate dai veleni della Terra dei fuochi. Ï coordinatore dell'assemblea pubblica, Enzo Faiello, di Sei (ma l'appuntamento non prevedeva sigle politiche) aveva un elenco di iscritti a parlare di trenta persone: cittadini, militanti, studenti, sindacalisti, sindad ed ex-sindaci, religiosi come padre Alex Zanotelli. Ad ascoltarli c'erano circa seicento persone, tanto che nella piazza chiusa tra la chiesa di Santa Sofia e palazzo Palumbo circolava una soddisfazione diffusa. «Finalmente ci siamo svegliati» dicevano un po' tutti, dopo anni di sonno. La zona era blindata, con forze dell'ordine nei punti strategici, per evitare degenerazioni, ma tutto è filato liscio, anche se più volte è risuonato il coro: «cor-teo, cor-teo, cor-teo», con l'obiettivo di arrivare al Municipio, duecento metri più avanti, lungo corso Campano. La stagione degli scontri o dei sabotaggi è lontana, semmai ci sarà. Per ora l'unica decisione concreta, tra le tante proposte lanciate, è la creazione di un presidio permanente proprio a Torre Cannati, alla centrale Enel dismessa che dovrebbe essere il nucleo dell'inceneritore a venire. «Saremo físicamente là» spiega Domenico Di Gennaro, tra i leader della protesta. La mobilitazione è partita, di fatto si è costituito il Comitato e tra i prossimi appuntamenti anche un sit-it davanti allaRegione. L'unica violenza peroraèverbaleperchénasce da una rabbia covata da vent'anni nello stomaco e nella pancia, mentre prevaleva l'indifferenza e anche la connivenza di tanti con gli avvelenatori. Queitempi sembrano finiti. La richiesta è semplice: «Sì alla bonifica, no all'inceneritore». Elo slogan, racchiuso in uno striscione appeso a un balcone è «No Tav-ema del rè, io blocco».
È stata una prima riunione ampia, pacifica, concreta, popolare. E quando dalmuretto, proprio Zanotelli ha incitato a una lotta con metodi non violenti «che non significa rassegnazione,ma intelligenza permettere in scacco matto chi non vuole il bene di questa terra» è partita una raffica di applausi. Gli interventi si sono succeduti a raffica, mentre la sera scendeva. Una studentessa del liceo scientifico De Carlo, Rosa Scamardella, ha chiesto la cancellazione del piano regionale. Ð segretario cittadino della Cgil, Gerardo Vitale, ha messo in guardia su quanto si nasconde all'intemo delle ecoballe di Taverna del Rè. E tra le tante delegazioni, chi con striscioni e chi senza, spiccava proprio quella della terra delle piramidi di monnezza. Le uniche bandiere a sventolare erano delWwfe del Comitato contro la discarica di Chiaiano. Ma a Giugliano sono arrivati dall'intera area massacrata dalla camorra e dall'indifferenza: da Qualiano (il paese più vicino al l'inceneritore), da Mugnano, da Mardanise, da Aversa, da Marano (l'assodazione Mo' Basta e l'ex-sindaco Mauro Bertini). Giugliano, attualmente senza un'amministrazione perché il Consiglio comunale è stato sdolto per infiltrazioni camorristìche, schierava a titolo personale diversi esponenti politid di Sei, del Pd, del Movimento 5 Stelle, ma anche del Centro Pastorale Giovanni XXIII, segno dell'adesione di molti cattolid. Giuliano Merlando, renziano dell'assodazione BigBang SmartSud, innalzava un cartello con un nuovo acronimo al posto di nimby, uimby (until in my backyard, fino a quando nella mia terra). Tantissimi i ragazzi, debuttantiassoluti périma manifestazionepolitica.
Tra i manifestanti anche Pietro Rinaldi, consigliere comunale di Napoli, fresco di passaggio all'opposizione a Luigi de Magistris e tra i leader dellalotta alla discarica di Chiaiano. Ov- viamente è contro: «Quello di Giugliano è in sostanza l'inceneritoredell'area metropolitana di Napoli, quello previsto a Napoli Est. L'hanno spostato di una quindicina di chilometri, ma è lontano dalla atta, in linea d'aria, appena sette». Giovanni Russo del Pd è lontano dalla linea nazionale del suo partito: «Per Taverna del rè doveva esserci una linea apposita dell'inceneritore di Acerra e resta quella la scelta migliore. Caricare Giugliano, che già sopporta sulsuoterritoriosei discariche ufficiali più quelle innumerevoli illegali della camorra, di una struttura come l'inceneritore sarebbe un disastro incalcolabile». Qui anche il Pdl, che in piazza ufficialmente non s'è visto, ovviamente, è abbastanza freddo con il piano regionale di Stefano Caldoro. mballo c'è il futuro di una terra con un'economia a pezzi, dove oltre la recessione globale pesano decenni di saccheggio, mentre quel poco di sviluppo si è lentamente e inesorabilmente spostato altrove.
Il mood di tutti gli interventi spingeva a grida di dolere. «Andate via da questa terra, l'avete già massacrata, ora dovete restituitecela» hanno ripetuto, hanno urlato con una rabbia che per una sera, per la prima sera, trovava il modo per sfogarsi, tracimare dai cuori dei giuglianesi e non uccidere come gocce di percolato. Avvelenando il corpo e l'anima, mentre tutti non lo chiamano veleno.

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