Giugliano si mobilita contro l`inceneritore
GIUGLIANO — Un ampio cavalcavia, poi una stradina di campagna. Abbandonata la "strada degli americani" e lasciata alle spalle la parrocchia di San Matteo, la chiesa dei contadini giuglianesi, si piomba su pescheti, alberi di albicocche, coltivazioni di ortaggi che, protette da centinaia di serre, resistono disperatamente all'avanzata di rifiuti e copertoni incendiati quotidianamente.
SULLO sfondo lo skyline della collina dei Camaldoli, davanti agli occhi la dismessa centrale Enel protetta da quattro cani, milioni di zanzare e decine di prostitute dell'Est. È in quest'area, nell'immensa campagna divorata da abusivismo edilizio e discariche illegali, che dovrebbe sorgere l'inceneritore, previsto nel piano rifiuti della Regione, m grado di smaltire in venti anni sei milioni di ecoballe ammassate a Taverna del rè. Una vicenda che rischiava di rimanere tutta intema al territorio di Giugliano, terza città della Campania che si estende dall'antico centro storico a pochi passi da Napoli fino al litorale domizio e al confine con la provincia di Caserta. Una vicenda esplosa, invece, proprio sull'onda della rabbia popolare. Con il Comune commissariato, sono stati i movimenti sorti spontanei sul territorio a far lievitare il malessere elaprotesta che avràii suo momento centrale oggi alle 18 nella centralissima piazza Matteotti. La piazza della Collegiata di Santa Sofia, dove è sepolto Giovan Battista Basile, l'autore de "Lo cunto de li cuntí", è in fermento da alcuni giorni. Già sistemati gli striscioni;: "NO TAVerna del re". Scritto proprio così con " NO TAV" a ca ratteri cubitali. Già pronto lo slogan: "Io blocco, contro gli inceneritori ovunque". In piazza tanta gente che stasera lancerà un urlo verso la Regione e il governo sul modello della rivolta contro l'Alta velocità Torino-Lione. Protesta guidata tra gli altri da Domenico Di Gennaro di Agorà, che opera proprio m piazza Matteotti e che da tempo lotta contro il disastro ambientale del territorio giuglianese: «Invece di darci la bonifica ci danno l'inceneritore». In piazza già pronti a manifestare rumorosamente ci sono anche gli ultra della locale squadra di calcio che chiariscono subito: "Noi tifiamo solo per Giugliano e per il Giugliano".Main piazzaMatteotti, alle provegenerali per il corteo di stasera, c'è tanta gente comune. «Sì, saremo tuttiqui—awerteAntonio Di Francesco — perché a Giugliano l'inceneritore non lo vogliamo. Non possiamo sopportare altro inquinamento, non vogliamo digerire altre polveri. Per la prima volta aderisco a una manifestazione». A un chilometro, ai confini del centro storico di Giugliano, nella parrocchia di San Pio X, è attivissimo anche don Tommaso d'Ausilio, sempre in campo per tutte le battaglia civiche. Non si è tirato indietro quando ha dovuto rimpro verare i cittadini direttamente durante un'omelia perché depositavano i sacchetti davanti alla sua chiesa frequentata a ogni ora da tantissimi giovani. Non si tira indietro orain questa "battagliadi civiltà". E tornano in fermento anche i partiti. Il Pd, guidato da Giovanni Russo, si è riunito in serata e oggi sarà in piazza: «II nostro territorio ha già sei discariche, le ecoballe di Taverna del rè, una centrale Turbogas e confina con il depuratore di Cuma. Crediamo tutti che possa bastare. Gli inceneritori bisogna realizzarli a Napoli est e a Salemo. Qui, piuttosto, bisogna bonificare». D'accordo U deputato Pd Michela Rostan, originaria del confinante comune di Melito: «Bisogna convocare al più presto un tavolo istituzionale, guidato dal ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, con sindaci e comitati. Ci sono certamente i margini per trovare una soluzione a più basso impatto per eliminare le ecoballe». Nelle campagne, intanto, i contadini continuano a lavorare tutti i giorni una terra da sempre fertilissima. Filomena Miraglia guida l'azienda di famiglia, una delle trenta aziende agricole più importanti del territorio giuglianese. Da questa terra, massacrata da cemento selvaggio e discariche, l'agricoltura nonostante tutto resiste e da qui continuano a partire ogni giorno Tir carichi di frutta e ortaggi diretti soprattutto verso le regioni del Nord del paese, ma anche all'estero. «Abbiamo una produzione di qualità — spiega Filomena Miraglia — a cui si è arrivati grazie alla grande fertilità della terra e al lavoro di tante generazioni. E noi andiamo avanti. Abbiamo superato ogni ostacolo e lottiamo contro i veleni. Finora abbiano resistito, ma tutti devono sapere che un inceneritore, in un'area già cosi devastata, potrebbe essere una le gnata definitiva per la nostra agricoltura. Chi guida queste decisioni deve mettere nel conto il rischio, la quasi certezza, di un danno enorme per la nostra terra e la nostra economia. Perderemo il nostro oro. Pesche, albicocche, prugne, melanzane richieste da tutta Italia. E tantissimi posti, tanta occupazione creata in anni e anni di paziente lavoro. Da noi la terra è una tradizione antichissima. Non possono portarcela via con una scelta sconsiderata e non condivisa, anzi bocciata da chi vive e tutela questo territorio cosi prezioso per lo sviluppo della nostra Campania».