Bassolino assolto 7 anni dopo La sentenza smonta le accuse di truffa e abuso d'ufficio. L'ex procuratore Lepore: ma l'inchiesta non è stata inutile

Emergenza rifiuti, tutti assolti formula piena per Bassolino

Processo rifiuti, per l'ex governatore e gli altri 26 imputati «il fatto non sussiste»
Lepore, ex capo dei pm: «Ma non è stata un'inchiesta inutile»
Cinque anni di udienze gli imputati hanno rinunciato all'effetto prescrizione
5 novembre 2013 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Assolti nel merito e con la formula più ampia possibile: perché il fatto non sussiste, sgomberando il campo da equivoci, senza ricorrere al comodo ombrello della prescrizione. Assolti, ritenuti non responsabili di un presunto accordo tra pubblico e privato all'ombra della prima emergenza rifiuti m Campania. Abbracci, strette di mano, pacche sulla spalla, qualche occhio lucido e visi contratti dall'emo zione. Sono le tredici, aula 416, la sentenzaha del clamoroso: i giudici entrano nel merito e dichiarano l'ex governatore Antonio Bassolino innocente dai reati di truffa, frode in pubbliche forniture e abuso d'ufficio che lo ha visto imputato nel corso del primo processo alla stagione dell'emergenza rifiuti in Campania. Cinque anni di dibattimento, più due di indagini: tanto è durata la vicenda giudiziaria a carico degli ex vertici del commissariato antirifiuti, ma anche di manager del gruppo Impregilo e dipendenti delle società di volta in volta impegnati sul campo. «Una sentenza che ripaga Bassolino dal calvario di questi anni», spiegano i penalisti Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, legali dell'ex governatore. Soddisfazione per Pier Giorgio Romiti (difeso dagli avvocati Michele Cerabona e Oreste Dominioni), ex manager Impregilo per il quale la Procura aveva chiesto una condanna a tré anni; ma anche per Armando Cattaneo, ex ad di Fibe, Angelo Pelliccia, ex dg di Fibe, Vincenzo Urciuoli (difesi dall'avvocato Luigi Tuccillo) per i quali la Procura aveva chiesto condanne tra quattro e tré anni di reclusione; per Raffaele Vanoli, ex subcommissario ai rifiuti, difeso dall'avvocato Giovan Battista Vignola; il subcommissa rio Giulio Facchi (difeso dal penalista Riccardo Polidoro). Volti contratti dall'emozione per i sette capimpianto, difesi dall'avvocato Ïàã³à discuoio e per tutti i responsabili di un sistema di smaltimento dei rifiuti messo sottoprocesso dalla Procura diNapoli. E non è tutto: assoluzione nel merito anche per le società cMamate agiudizio come persone giuridiche (Impregilo spa, Fibe spa, Fibe, Fisia Italimpianti, Gestione Napoli spa), a loro volta assistite dall'avvocato Alfonso Maria Stile. Una decisione, quest'ultima, coninevitabiliripercussioni in materia civilistica, dal momento che una eventuale prescrizione non avrebbe esonerato le società a saldare i conti in altre sedi.
Ma in cosa consiste il processo che si è chiuso ieri mattina? Due le accuse principali, al termine delle indagini coordinate dagli ormai ex pm napoletani Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo (coordinati dall'ex aggiunto Camillo Trapuzzano). Si parte dalla truffa. Anni 2000 e 2Ø5, al centro delle indagini il contratto che ha legato il commissariato (lo Stato) con Impregilo (le aziende private) per realizzare sette impianti di cdr, due termovalorizzatori e dire addio alle discariche. La «monnezza» - secondo il contratto - sarebbe diventata energia, grazie al potere calorico del cdr, al termine di una selezione fatta alla base negli Impiantì, e sul territorio grazie alla raccolta differenziata. Un sogno rimasto tale. Fatto sta che Bassolino viene accusato di aver firmato due ordinanze con cui riconosceva ü diritto delle affidatarie diabbassare il potere calorifico del Cdr: è l'accusa di truffa, secondo la quale il Commissariato avrebbe avvantaggiato il blocco industriale attivo in Campania, consentendogli di produrre nei cdr materiale non a norma. Ieri, la sentenza della quinta penale ha sconfessato questa impostazione, alla luce di un'istruttoria in cui sono state messe in rilievo le difficoltà di gestione - a monte - della spazzatura in arrivo nei sette impianti di cdr. Chiuse le discariche in Campania (a Napoli chiuse Pianura e Chiaiano), nelle strutture Cdr arrivava di tutto. Poi c'è l'accusa di frode in pubbliche forniture. Anche su questo punto, la Procura non ha avuto dubbi: bisognava strappare il contratto, di fronte all'evidenza di un ciclo rifiuti che non produceva energia. Una questione che va calata in uno scenario ambien tale complesso: la mancanza di discariche, che spinge ad accumulare le cosiddette ecoballe sul campo; l'incapacità degli enti locali di fare la differenziata, o meglio, di portare al 35 per cento il tetto della separazione di materiale da trasformare in energia o da riciclare; ma anche difficoltà di gestione legate alla mancanza di organizzazione nel conferimento della spazzatura, con centinaia di camion che affluiscono alla stessa ora all'estemo degli impianti, al punto tale da rendere inutilizzabili e sovradimensionate le stesse strutture. Anni complessi, quelli rivisitati dinanzi alla quinta penale, dove sono stati messi a segno altri due round da parte della difesa: il riferimento ai ritardi nella costruzione del termovalorizzatore di Acerra, al centro di vere e proprie mobilitazione di piazza (capitanate da quello che venne definito il partito del no: dal vescovo agli anarchici, oltre a un patto trasversale a sfondo ambientale); e l'escussione dell'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che ha ricordato lo sfretto raccordo Napoli-Roma, nei primi anni del decennio scorso, all'insegna della risoluzione dell'emergenza. Ventisette assoluzioni, restano tonnellate di ecoballe, quelle che erano ritenute il corpo del reato nell'ipotesi di truffa: ora toccherà allo Stato rimuoverle dal territorio dove per anni sono state accatastate, come spettro di un ciclo rifiuti mai decollato e di una politica sotto accusa. Un'inchiesta inutile e costosa? «Nient'affatto», secondo l'ex procuratore Giovandomenico Lepore: «È stato fatto uno sforzo enorme da un punto di vista investigativo, che ha avuto il merito di far emergere una serie di contraddizioni, anomalie e irregolarità: pensate ai lavoratori assunti per non lavorare, alle file di camion fermi ali'estemo degli impianti, alla difficoltà di accendere il termovalorizzatore, ma anche alle criticità che restano attuali, come la questione della raccolta differenziata. Non tutto si risolve nel penale, restano conseguenze significative del nostro lavoro». Spiega Aldo De Chiara, ex aggiunto che ha ereditato l'inchiesta, quando era ormai a dibattimento: «Preferisco una sentenza di merito a una sentenza di prescrizione, che spieghi le ragioni in base alle quali fl Tribunale ha ritenuto destituito di fondamento l'impianto accusatorio. Lette le motivazioni, non sta a me valutare se ci sono gli estremi per l'appello».  

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