Terra dei fuochi appello a napolitano: «vogliamo giustizia»
Le richieste sono sempre  le stesse: attenzione, interventi immediati, verità e giustizia. Non  fosse che la gente muore, intanto, che i funerali si ripetono, i  cimiteri si riempiono, i bambini nascono e, chissà, forse già in grembo  s'ammalano. 
A lanciare l'ennesimo grido, chiedendo giustizia per la  striscia avvelenata compresa tra le province di Napoli e Caserta,  stavolta è il Comitato Terra dei fuochi e dei veleni, che raccoglie  comitati e associazioni e molte forze politiche locali (dal Pd all'Udc  al Pdl fino ai grillini). Ventisei realtà associative che hanno scritto  direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano..
Le  richieste sono sempre le stesse: attenzione, interventi immediati, venta  e giustizia. Non fosse che la gente muore, intanto, che i funerali si  ripetono, i cimiteri si riempiono, i bambini nascono e, chissà, forse  già in grembo s'ammalano.   A lanciare l'ennesimo grido, chiedendo  giustizia per la stnscia avvelenata di campi e case e città compresa tra  le province di Napoli e Caserta, stavolta è il Comitato Terra dei  fuochi e dei veleni, che raccoglie comitati e associazioni (da Libera  Caserta al comitato don Peppe Diana, da Legambiente Casapesenna e Nuova  cooperazione organizzata) e molte forze politiche locali (dal Pd all'Udc  al Pdl fino ai grillini). Ventisei realtà associative che hanno scritto  direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.    «Egregio presidente, chi le scrive non è una sola persona, ma tutto un  popolo - si legge nella missiva - che, seppure tormentato da violenze e  sopraffazioni da oltre un trentennio, ancora trova la forza di  ribellarsi ai suoi oppressori». Sono quelli come Carmine Schiavone,  quelli che per anni hanno piantato il Male nella terra, indisturbati. Le  dichiarazioni choc del collaboratore di giustizia, rilasciate appena  qualche giorno fa, bruciano come roghi: «Le sue accuse agghiaccianti  rivolte alla camorra - scrive il Comitato - e a una parte della  politica, della magistratura, delle forze di polizia e dei carabinieri  ci hanno gettato in uno sconforto profondo e al   contempo ci hanno  spinto a muovere le nostre coscienze». Schiavone ha parlato delle  tonnellate di rifiuti chimici, ospedalieri, farmaceutici e di fanghi  termonucleari scaricati dal Nord Europa e interrati. «Tutti noi ne  sentivamo parlare - continua il Comitato nella lettera - ma averne la  certezza, dalla voce e con le parole di chi materialemente lo ha fatto, è  stato un dolore troppo forte». È la certezza terribile che pochi uomini  abbiano pregettato ed eseguito quello «che può diventare il genocidio  di un intero popolo» e che «lo Stato abbia finto di non sapere,  lasciando che questa tragedia si consumasse nel silenzio colpevole delle  istituzioni e dell'indifferenza generale».   Di qui la "scossa",  l'appello senza se e senza me affinchè il capo dello Stato intervenga  con una parola ferma e risolutiva nella questione: il Comitato chiede a  Napolitano di «sollecitare l'intervento urgente delle Autorità  preposte», di «rendere noti i siti inquinati delle nostre terre a  partire daÙe banche dati già in possesso degli Enti preposti tutela del  territorio e della salute pubblica. Ancora, di «chiedere l'awio in tempi  brevissimi di azioni di bonifica», di «individuare i responsabili che a  vario titolo sono artefici di questo disastro ambientale».   Ora non  resta che aspettare. Già, aspettare, la macabra parola d'ordine che la  gente del Casertano non vorrebbe più sentire. Perché il cancro non  aspetta. A Casal di Principe, Ca   sapesenna, Aversa miete vittime tré  volte più voracemente che altrove:   l'ultima si chiamava Filomena,  aveva 27 anni e due bambini, i suoi funerali si sono celebrati a Caivano  martedì. E nemmeno i veleni, aspettano. Quelli continuano ad appestare  la terra, le coltivazioni, le falde acquifere. Come all'Eurocompost,  la fabbrica bruciata nei giorni scorsi: era chiusa da tempo, era  diventata un deposito abusivo di acidi e solventi, le fiamme hanno  buttato nell'aria cenere tossica che s'è depositata tutt'intorno fino al  paese vicino, Orta diAtella. Pensare che su quella polveriera aveva  lanciato un allarme già ai primi di agosto l'Arpac (l'Agenzia regionale  per l'ambiente Campania), chiamando in causa il Comune e le forze  dell'ordine. E anche Avvenire, ancora ai primi di giugno, aveva  documentato in un videoreportage la situazione critica della fabbrica.  Se l'indifferenza fa più male dei rifiuti.

