Maiori, anche un boiler tra i rifiuti raccolti a mare
SALERNO — In 15 giorni di navigazione, 1400 chili circa di rifiuti galleggianti raccolti lungo la costa della provincia di Salemo. E' il bilancio dell'attività degli spazzamare della unpec Mare, impresa aggiudicataria di un appalto da un milione di euro della Regione Campania per mantenere, almeno nel periodo estivo, le acque marine sgombre da materiali alla deriva. Numeri preoccupanti, quelli che emergono dai rapporti dei «netturbini del mare», soprattutto se si considera che solo una minima parte dei rifiuti effettivamente presenti tra le onde è recuperata dai battelli. Sfugge, ovviamente, quel che è affondato o quello che è troppo minuto per essere intercettato, per esempio i micro frammenti di plastica sminuzzata che restano sospesi sotto il pelo dell'acqua ed in alcuni tratti creano agglomerati capaci perfino di ostacolare la visibilità ai sub. Sono sei i battelli della Impec in servizio lungo la costa salernitana nell'estate 2013. Uno di essi, che staziona nel porto di Malori e copre la tratta tra Malori e Punta Campanella, ha recuperato, nelle prime due settimane di attività, 310 chili di rifiuti, pari a 5,65 metri cubi. Un altro eco boat, che è all'ormeggio nello scalo marittimo di Salerno, pattuglia il tratto di mare compreso tra Maiori e Campolongo. Da metà a fine luglio, ha tratto in secca 530 chili di materiali, equivalenti a 9,50 metri cubi. Il terzo spazzamare dedicato alla costa salerbitana salpa dal porto di Agropoli e, dalla cittadina cilentana, si spinge fino a Campolongo. Ð botti no, in due settimane: 170 chili, equivalenti a 5.03 metri cubi. Altra tratta: Agropoli-Marina di Ascea, per l'imbarcazione che staziona nel porto di San Nicola a Mare. In quindici giorni sono stati recuperati 210 chilogrammi di rifiuti alla deriva, equivalenti a 6,55 metri cubi. Gli ultimi due battelli assoldati dalla Impec sono in servizio lungo le rotte Marina di Ascea-Camerota e Camerota-Sapri. Ð primo ha sottratto al mare 120 chili di rifiuti, pari a 4 metri cubi. Composita la tipologia dei materiale che sono stati raccolti dagli spazzamare:materassi, palloni da calcio, sacchetti di immondizia, boiler per scaldabagni, ghiacciaie per gelati. Plastica, soprattutto, in quantità industriali ed in molteplici forme. Pannolini, assorbenti e salvaslip. Finiscono in mare perché c'è chi li getta dalle barche oppure dai traghetti, perché abbandonati sulla battigia e trascinati dalla risacca. Accade anche che siano spinti in mare dai fiumi o dagli alvei trasformati in immondezzai; dalle fogne — laddove manchino i collettori destinati a portare le acque reflue ai depuratori —; da sversamenti illeciti. Non è la prima volta, peraltro, che la Regione Campania punta sugli spazzamare, per rimuovere dalla superficie delle acque i rifiuti galleggianti. C'è un precedente e non induce all'ottimismo. Risale, infatti, all'epoca del pentapartito e fu un clamoroso sperpero di denaro pubblico, con ricadute praticamente nulle sull'ecosistema costiero. I Pelikan della società Ecolmare sono infatti rimasti ad arrugginire per anni in alcuni depositi, tra i quali uno spiazzo della zona orientale di Salemo. imbarcazioni per recuperare i rifiuti che si sono inopinatamente trasformate anch'esse in rifiuti speciali, da smaltire con notevoli costi. Ci si augura che stavolta vada meglio. Giovanni Romano, assessore all'Ambiente della giunta guidata da Stefano Caldoro, ne è convinto: «E` un servizio utile». Paolo Persico, esponente del circolo del Pd faro del Samo, non nasconde invece perplessità: «Sono legittimi i dubbi sull'efficacia dell'operazione». Marevivo, intanto, anche quest'anno ha promosso una campagna di sensibilizzazione rivolta ai bagnanti e di chi va per mare, affinchè evitino di utilizzare le onde o la sabbia come portacenere. Pure in alcuni tratti delle coste cilentane, come altrove, le cicche infestano la battigia o galleggiano in acqua. Ciascuna di esse impiega almeno un paio d'anni per degradarsi e rilascia sostanze tossiche nella sabbia e nel mare.