Se non si liberalizza la gestione dei rifiuti urbani, ci perdono tutti. Stato e privati

7 agosto 2013 - Monica Cerroni (presidente Assoambiente)
Fonte: Milano Finanza

L'attuale scenario nazionale della gestione dei rifiuti è caratterizzato in troppe aree da una situazione di emergenza che ha condotto negli ultimi anni all'avvio di numerose procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea, spesso concluse con l'imposizione di rilevanti sanzioni pecuniarie con le conseguenti, inevitabili ricadute negative sull'immagine dell'Italia a livello internazionale. Il nostro Paese, pur disponendo di qualificate professionalità e tecnologie in campo ambientale, risente pesantemente dell'assenza di una pianificazione pluriennale in materia di gestione dei rifiuti che sia in grado di rispondere alle esigenze locali e nazionali e che al contempo consenta una adeguata industrializzazione del settore. Una seria programmazione porterà, tra l'altro, all'inevitabile e auspicato riassetto della regolamentazione nazionale in materia ambientale, oggi caratterizzata da eccessiva complessità e instabilità. Nuove e più efficaci regole, insieme a un'adeguata programmazione, rappresentano il primo passo necessario affinchè il mercato possa svilupparsi in modo sano e duraturo, e l'ambiente sia promosso a fattore di competitivita piuttosto che costituire un limite alla crescita economica.
Proprio l'estrema farraginosità delle norme e l'incertezza interpretativa hanno impedito, infatti, l'affermazione di mercato ispirato a una logica concorrenziale e di tutti i conseguenti effetti positivi a tale contesto legati, sia sul versante del rilancio del sistema economico e produttivo na zionale, che su quello della tutela dell'ambiente e della qualità dei servizi ai cittadini. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Come recentemente evidenziato anche dall'Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, il grado di liberalizzazione del settore dei servizi pubblici è ancora insufficiente. L'affidamento diretto, soprattutto nella forma dell'in-house (cioè all'azienda facente capo al Comune), resta la soluzione adottata dalla maggior parte degli Enti locali per la gestione dei servizi. Solo il 40% dei servizi di gestione rifiuti viene appaltato in seguito a una procedura a evidenza pubblica. I mercati sono caratterizzati da una significativa frammentazione dell'offerta, cui si accompagna la scarsa presenza di soggetti privati nella gestione dei servizi, presenza che invece potrebbe favorire i necessari investimenti infrastrutturali e l'innovazione tecnologica. Tali fattori rappresentano un ostacolo insormontabile sulla strada del rilancio e del completamento dell'industrializzazione del settore il cui obiettivo è, come noto, al centro della disciplina attualmente prevista dal Testo unico ambientale.
Eppure una piena e completa liberalizzazione del mercato dei servizi pubblici locali sarebbe perfettamente in linea con le indicazioni fornite in costanze dall'Unione Europea ai Paesi mèmbri. Nello specifico, le istituzioni dell'Ue hanno espressamente indicato tale obiettivo come priorità e condizione imprescindibile per rafforzare la fiducia nel nostro Paese. Su questo scenario, già molto penalizzante per le imprese private del comparto, incide pesantemente il fardello dei ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni le cui dimensioni si sono notevolmente dilatate a causa degli stringenti vincoli posti dal Patto di stabilità, e i cui effetti sono enormemente aggravati dalla perdurante stretta creditizia. Il settore, infatti, è tra quelli storicamente più esposti all'ormai patologico fenomeno, che si riflette in termini estremamente negativi e ingiustamente penalizzanti sulla stessa capacità di sopravvivenza delle aziende - e conseguentemente sulla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali - e ostacola il necessario processo di ammodernamento e sviluppo della gestione. Le soluzioni finora messe in campo non hanno impresso l'auspicato cambio di marcia, che imporrebbe l'adozione di reali misure di semplificazione in grado di assicurare alle imprese la certezza della riscossione delle somme in tempi brevi e ragionevoli. Da ultimo, si segnala la necessità di un rapido intervento in materia di Tares, che rappresenta l'ultimo tassello di un complicatissimo tentativo di dare assetto stabile e duraturo al finanziamento della gestione rifiuti. Al riguardo, in linea con quanto già annunciato dal legislatore, sarà necessario procedere a una revisione radicale dell'architettura complessiva del tributo, che consenta di assicurare la completa autonomia e indipendenza del finanziamento del servizio di gestione rifiuti , in ossequio al principio comunitario secondo il quale chi inquina paga.

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