CAMORRA / Partita chiusa con Cipriano Chianese: la Cassazione conferma la confisca del tesoro miliardario di mister Resit

Passano definitivamente allo Stato capitali e beni strumentali dell’imprenditore
3 maggio 2013

PARETE - Confermata in Cassazione la confisca dei beni e di conti correnti all’imprenditore dei rifiuti di Parete, Cipriano Chianese, accusato di aver fatto affari negli anni Ottanta smaltendo frigoriferi e di aver aperto, negli anni Novanta, una discarica a Parete smaltendo i rifiuti del Nord Italia con l’aiuto del clan dei Casalesi.

Chianese si e’ visto confiscare in maniera definitiva capitali e beni strumentali, comprensivi di conti correnti della Resit srl, la societa’ attraverso cui veniva gestito il traffico di rifiuti, per un valore stimato in maniera approssimativa di 14 milioni di euro.

Il primo provvedimento di sequestro risale al 2008 da parte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezine Misure di Prevenzione, con collegio formato dal giudice Gabriella Casella, Corinna Forte e Francesco Caramico D’Auria. Sotto chiave, oltre alla Resit, e’ finito un pubblico esercizio a Formia in via Unita’ d’Italia, una sede operativa a Gricignano d’Aversa, una discarica a Parete, localita’ Vitignano e uno stabilimento di conferimento di rifiuti a Giugliano in Campania-frazione Scafarea, ma anche un terreno sempre a Parete in contrada Cavoncello. Confiscate anche le quote intestate a Chianese e alla moglie Filomena Menale con l’esercizio commerciale Griciplast con sede su corso Trieste a Caserta, un terreno di Casagiove, localita’ Cave Alte, due appartamenti con box situati a Roma, entrambi in via Pollaiolo, un’altra casa su Corso Trieste aCaserta e altre sei abitazioni a Parete. Confiscata in via definitiva anche la villa di Sperlonga, in localita’ Valle Corsara, con accanto un terreno; un complesso alberghiero di Formia, denominato ex albergo Marina di Castellone proprio sul Litorale, e tre case di Giugliano. L’imprenditore, sotto processo a Napoli per disastro ambientale, si e’ visto confiscare in via definitiva oggi, con il deposito della sentenza da parte della Suprema Corte, anche i conti correnti presso diverse banche e polizze assicurative.

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