Consorzio bacino, via Di Domenico Zinzi sfiducia un altro liquidatore
Viene nominato capo del personale senza averne i requisiti, i revisori dei conti segnalano l'anomalia, il commissario liquidatore stoppa la delibera e il presidente della ProvinciadiCasertalo sfiducia. È l'ennesima, sconcertante puntata della telenovela infinita targata consorzio di bacino. I colpi di scena si susseguono, gli scandali e le inchieste giudiziarie si inseguono, ma il carrozzone non arriva mai al capolinea: doveva smettere di esistere nel 2010, ma nei giorni scorsi è stata concessa l'ennesima proroga. Intanto la carta bollata si accumula: il liquidatore, Lorenzo Di Domenico ha denunciato il sub liquidatore, Gaetano Farina Biamonte, alla procura della Repubblica accusandolo, tral'altro, di aver continuato ad affidare incarichi esterni nonostante il dissesto economico del consorzio. Zinzi, dal canto suo, non perdona a Di Domenico di aver rimandato indietro la delibera con la quale si attribuiva a Pasquale De Lucia l'incarico di capo del personale, dopo i rilievi che all'atto erano stati mossi dal collegio dei revisori dei conti: il dipendente non aveva la laurea giusta per aspirare all'incarico, m realtà De Lucia aveva cominciato a lavorare come Co.co.co presso il consorzio Ce2 nel 2006, poi aveva fatto causa al consorzio che, senza arrivare m tribunale, nel 2010 aveva deciso di farlo entrare in servizio nonostante il blocco delle assunzioni. Ma subito dopo l'assunzione De Lucia viene comandato in Regione dove resta fino a pochi mesi fa. Poi resta vacante la casella del capo del personale. Si nomina una commissione che sceglie De Lucia. Sbagliando, sostengono revisori e liquidatori. Ma Zinzi nella lettera con la quale dimissiona Di Domenico sostiene che la revoca è avvenuta «senza alcuna motivazione» e lo accusa anche di non aver pagato i fitti arretrati per la sede di Caserta (che costa 13 mila euro al mese), di aver chiesto il trasferimento della struttura in altri e più economici locali e di aver pagato parte delle spettanze arretrate ai dipendenti di Napoli utilizzando centomila euro dagli introiti dell'articolazione casertana, anche se questi sono poi stati riaccreditati. Di Domenico, a sua volta, nella denuncia nei confronti di Farina Briamonte ci va giù duro. Sostiene che gli incarichi affidati da Zinzi ad alcuni legali espongono a gravi rischi ³³ consorzio visto che nel corso dei procedimenti gli avvocati di controparte hanno eccepito sulle nomine. Non solo: dichiara che Briamonte avrebbe venduto i beni del consorzio senza averne la capacità giuridica. Di Domenico si richiama alla legge 26 che non prevede poteri per sub commissari. Il fatto è che successivamente le due province in campo, Napoli e Caserta, avevano ampliato i poteri di Briamonte rimettendo così in discussione la norma. Come si risolverà la contesa tra Di Domenico e Farina Briamonte? Il presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, presto incontrerà Zinzi. E Vincenzo Guidoni, portavoce del cartello degli autonomi dice: «Di Domenico sarà costretto a dimettersi per avere negato lo spreco di una sede costosissima a Farina Briamonte e per avere revocato una nomina illegittima di un nuovo responsabile del personale voluto da Zinzi. Ð tutto mentre 1.200 lavoratori non prendono gli stipendi da 10 mesi» e annuncia che oggi sarà presentato un esposto in procura. Critico anche Mimmo Merolla della Filas Consil: «Sollevare dall'incarico oggi un commissario liquidatore su motivazioni strumentali è da folli. L'esigenza primaria è pagare gli stipendi».