L'OPINIONE

Terra di veleni, è un genocidio

14 luglio 2013 - Giuseppe Cacciatore
Fonte: Giornale di Napoli

Campania, terra di veleni (Denaro Libri, Napoli, 2012) è un libro terribile e sconvolgente. I suoi autori-editorì sono due scienziati ben noti per il loro riconosciuto valore intemazionale: il primo è Antonio Giordano (professore presso il dipartimento di Patologia e Oncologia dell'Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research presso la Temple University), famoso per i suoi studi sui meccanismi alla base dello sviluppo del cancro; il secondo è Giulio Tarro (già professore di Virologia oncologica dell'Università di Napoli e primario emerito dell'ospedale Cotugno di Napoli), pioniere della terapia immunologica dei tumori e virologo ben noto per le sue scoperte. Accanto ai loro contributi, il libro raccoglie interventi di giornalisti, medici, scrittori, artisti, geologi, biologi, sindacalisti, che mettono a nudo una realtà comparabile solo con le immagini fantascientifiche dei film sulla fine della terra. Ciò che il libro mette a nudo è l'enorme e forse irreparabile disastro ambientale che ha devastato la nostra regione. Una natura ripetutamente violentata e aggredita si difende metamorfosizzandosi, mutando, assorbendo veleni e tossine e in tal modo difendendosi, aggredendo l'aggressore. Ho detto che il libro è sconvolgente, ma ha anche il grande merito di fare aprire la mente e gli occhi dinanzi alla catastrofe. Basta guardare ai dati a dir poco terrificanti che gli scienziati e i medici (quasi sempre lasciati soli in questa loro meritoria fatica) hanno raccolto negli ultimi 40 anni, a partire dal libro bianco su salute e ambiente in Campania di Giovan Giacomo Giordano, padre di Antonio e inascoltato precursore delle denunce sullo stato della salute pubblica a Napoli. Così ha scritto Ignazio Marino nella sua prefazione al libro: «Decenni di mancato smaltimento dei rifiuti urbani e di deposito di rifiuti industriali e speciali particolarmente nocivi in discariche illegali hanno contaminato il territorio producendo un disastro ambientale che si traduce in disastro sanitario». Il veleno che quotidianamente si riversa su Napoli e la Campania ha causato un aumento della mortalità del 9% tra gli uomini e del 12% tra le dorme e un aumento dell'80% di tumori ai polmoni e allo stomaco, linforni e malformazioni neonatali. Napoli è il teatro in cui si svolge la più grande tragedia in Italia e in Europa del disastro ambientale, con una stima minima di 13 milioni di tonnellate di rifiuti tossici sversati nella zona Napoli Nord- Caserta. Ma Napoli, come ben documentano le pagine dellibro, è stato anche illuogo m cui il famigerato amianto ha fatto più vittime che altrove. A nulla valsero le lotte operaie e le denunce sindacali, ma anche di medici e scienziati (giustamente viene ricordato l'incontro tra il giovane sindacalista Maranta, rappresentante degli operai delle officine ferroviarie di Santa Maria La Bruna, e il professor Giordano Senior) e i morti per amianto si contarono e si contano a centinaia. Ma il libro di Giordano e Tarro mette il dito in una piaga ormai infetta e purulenta ed è quella del potere terrißcante delle ecomafie. Il business dei rifiuti d'oro costituisce la più grande impresa italiana per fatturato, naturalmente nascosto e ignoto ai poteri costituiti. Si tratta di assassini senza scrupoli e la cosa sconvolgente non è tanto o soltanto il numero di morti e di malati che il potere mafioso e camorristico lascia nella sua triste scia, ma il fatto che maggiormente sconvolge (o dovrebbe sconvolgere) le coscienze - come osserva la giornalista Chiara Oraziani - è che persino il patrimonio genetico risulta gravemente compromesso dal bombardamento quotidiano dei veleni e, dunque, con gravissime responsabilità verso le generazioni future che nessuna colpa hanno per questo vero e proprio genocidio. Tutto ciò, ovviamente, non fa che accrescere a dismisura i ritardi, le connivenze, le responsabilità, le complicità, le inefficienze e le ignoranze del ceto politico. Ma la cosa che mi ha maggiormente colpito è il danno epigenetico che la distruzione della natura, il suo pervertimento, la delittuosa aggressione di cui è vittima con gli scarichi tossici, le discariche legali e illegali, ha provocato e ancora provoca e provocherà. Vorrei tanto che questa mia riflessione non venga interpretata come la solita "tiritera " del filosofo che sproloquia senza sapere ciò di cui si parla. Non c'è bisogno di essere Fiatone e Kant per ingaggiare con la penna e il pensiero una battaglia per ¡a salvezza delle popolazioni campane. I filosofi servono a guardare con spirito crìtico e antidogmatico ai processi del mondo passato e presente, senza prescrivere ricette per l'osteria dell'avvenire, ma indicando solo moniti e proponendo analisi per coloro che dovrebbero indicare soluzioni. Non a caso il libro è aperto da tré esergo di Spinoza, Vico e Croce, filosofi che hanno insistito, in modi diversi e comunque alla fine convergenti, sul libero arbitrio degli umani, sul destino che non è nelle mani di Dio o in quelle della Dea Ragione, ma solo in quelle degli uomini di buona volontà e di onesto sentire. L'uomo - come dice uno dei più grandi filosofi dell'ecologia del '900, Hans Joñas - deve ri spettare il diritto alla vita delle generazioni future e a questo obiettivo dedicare ogni sforzo della scienza e della politica. La libertà, non solo i beni e le proprietà, non solo le utilità, è un dono fondamentale dell'uomo che però può scomparire con ¡a scomparsa del suo patrimonio biologico. Napoli terra di veleni! Mi è tornato alla memoria un verso dell'Iliade. È il fiume Scamandro che scorre nei pressi di Troia che così apostrofa Achille: "Scostati almeno da me e prodezze fa per la pianura/ che sono piene ormai le mie correnti di morti/ne più al mare divino riesco a spingere l'onda,/dai cadaveri chiuso, e ancor tu ammazzi furioso ".

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