Tonnellate di rifiuti solo 5 indagati e pene irrilevanti

La battaglia della Terra dei Fuochi oltre 150 sequestri in sei mesi

A rischio le falde acquifere, serve subito un piano di bonifica
11 luglio 2013 - Gigi Di Fiore
Fonte: Il Mattino

CAIVANO. Quando pensi che tutto sia stato già scritto, che non ci sia più spazio per l'indignazione o per la sorpresa, devi rimetterti m auto. E ripercorrere, ancora una volta, queiluoghi, quelle strade. Rivedere quei terreni dalla vegetazione ingiallita e un colore scuro malato. E respirare un'aria, resa ancora più pesante dal caldo, impregnata dal puzzo dei roghi da rifiuti volanti.
Eccola la terra dei fuochi, il triango lo di lacrime e denunce, il simbolo dell'uomo che violenta le sue radia. I suoi luoghi. Dalla provincia di Caserta, nell'ultimo anno l'allarme si è spostato nell'area a nord di Napoli che confina con quella casertana: il triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano. Da Parete a Giugliano e poi Villaricca, Acerra, Caivano, Marigliano. Nella zona delle cinque vie, il parroco don Maurizio Patriciello è diventato simbolo e riferimento. Ha ripetuto: «Una vera mappa aggiornata delle zone critiche è difficile, perché i siti cambiano di continuo. Si respirano da anni veleni da rifiuti industriali, sostanze tossiche che dovevano essere smaltite dalle imprese con modalità speciali».
E invece l'incubo continua. Ritorna. Non è mai finito. Negli ultimi due mesi, quattro sequestri disposti dalla sezione ecologia della Procura di Napoli, coordinata dall'aggiunto Nunzio Fragliasso. Riguardano un totale di sette ettari di terreni in località Sannereto. Qui, una volta c'erano le vasche per la lavorazione della canapa. Quei vuoti si sono prestati a fare da ricettacolo di fusti e rifiuti speciali, poi coperti di terreno. L'ultimo sequestro ha interessato ben 200mila metri cubi tra fusti e sostanze chimiche da criminali. Amianto, anche tomaie da aziende di calzature. Chissà da quanto tempo era tutto qui sotto.
Gli uomini del Corpo forestale di Napoli, guidati dal comandante Sergio Costa, da nove mesi hanno lavorato sulle foto aeree che individuano alterazioni e spostamenti. Poi, i magnetometri hanno permesso di individuare smottamenti, presenze innaturali. In sei mesi, compresi anche gli abusi edilizi, il Corpo forestale, autorizzato dalla Procura, ha eseguito 150 sequestri. Gli ultimi quattro sui terreni inquinati. Spiega il comandante Costa: «Uno dei parametri di intervento nella zona, spia per intervenire e monitorare a fondo il territorio, è la presenza di benefici da legge 104 per carcinoma. In quest'area, in percentuale sono rilevanti. Un'anomalia».
Finora, sull'ultimo terreno sequestrato sono stati eseguiti quindici scavi per rimuovere le sostanze tossiche. Il campo era coltivato a cavoli e pomodori. Erano diventati gialli per la presenza di metalli interrati. Il precedente sequestro di qualche giorno fa, era stato compiuto su un terreno che era a quattro metri appena dalla falda acquifera. Riecheggia il grido di dolore di don Maurizio Patriciello affidato al Parlamento di Bruxelles: «Vent'anni di scorie velenose nella nostra terra. Tra Caivano, Acerra, Marcianise, Orta di Atella, due milioni e mezzo di sostanze interrate sotto i campi coltivati. Veleno in gran parte proveniente dal nord».
Cinque proprietari dei terreni sequestrati negli ultimi mesi, tutti della provincia di Napoli, sono indagati. Ma precisa il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso: «Dovremo verificare se hanno concorso alla filiera criminale. Se sapevano ciò che avveniva sui loro terreni. Dopo l'individuazione delle sostanze, si dovrà arrivare alle aziende produttrici». A maggio, negli ortaggi furono scoperte tracce di tuolene, che è un idrocarburo, ma anche di amianto e fluoruri. Erano m un'altra area, non distante dall'ultima, sequestrata per 20mila metri quadri. Le coltivazioni erano irrigate con acqua contaminata. E spiega Antonio Marfella, oncologo all'Istituto Pascale di Napoli da anni impegnato nelle denunce sulla terra dei fuochi: «C'è una produzione di 140 milioni di tonnellate di rifiuti industriali. In Campania ne sono state smaltite dai 30 ai 35 milioni. Una percentuale elevata».
Terra avvelenata, un suicidio che va avanti da anni. Aziende che smaltiscono i loro rifiuti tossici, affidandosi a trasportatori senza scrupoli, spesso con il consenso dei proprietari terrieri, arricchendo clan camorristici. Nella terra dei fuochi, l'indice di mortalità per tumore al fegato è del 38,4 per cento per gli uomini e del 20,8 per cento per le donne. Su un campione di 1500 pazienti a Caivano, dal 2008 al 2012 è stato verificato che le richieste d'invalidità per patologie oncologiche sono aumentate da 136 a 420. Tre mesi fa, Vincenza Cristiano, 35 anni, raccontò la sua storia di ammalata di cancro. Disse: «Ci sarebbe bisogno del registro dei tumori regionale. Nel triangolo della morte, dove vivo, si fanno poche analisi di controllo preventivo. La mia vita contìnua e ho iniziato la mia battaglia a denunciare quanto viviamo sulla nostra pelle». Nella terra dei fuochi è venuto anche il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando. Ha promesso bonifiche delle discariche abusive. Quando inizieranno?. Era la Campania felix, ci sono ancora aziende agricolo premiate, come quelle che producono kiwi. Commenta Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania: «Chissà quante altre bombe tossiche sono nascoste nell'area a nord di Napoli, coperte da vegetazione o da campi coltivati». Il lavoro della Procura di Napoli e del Corpo forestale non è finito. E viene tristezza a pensare che invitanti coltivazioni di cavoli, pomodori, zucchine, finocchi, broccoli, melanzane potrebbero essersi ammalate per colpa di chi voleva risparmiare e di chi voleva guadagnare sui rifiuti tossici. Spiega il comandante Sergio Costa: «Dopo aver avuto i dati precisi dell'Arpa sulle sostanze trovate, dovremo passare alla seconda fase. Dobbiamo ricostruire la filiera di chi ha speculato su queste zone. Voglio però precisare una cosa. Non tutto qui è inquinato, non tutti i  terreni sono compromessi. Ci sono coltivazioni e produzioni di eccellenza che, con il nostro lavoro, cerchiamo di salvaguardare.
Riflettori sull'area di Caivano e i terreni a nord di Napoli. Già diversi mesi fa, il geologo Giovanni Balestri mise nero su bianco il disastro del sottosuolo. Spieiata fu la sua radiografia sull'area che comprende i tenitori di Giugliano, Parete, Villaricca, Qualiano, Villa Literno. Era il quadro di un'apocalisse, con la data in cui tutto sarebbe destinato a finire: il 2064. Secondo il geologo, tra 51 anni il percolato dei rifiuti spedali interrati da criminali precipiterà nella falda e avvelenerà decine di chilometri quadrati. Il nulla, il day after. Per impedirlo, sarebbero necessarie profonde e serie bonifiche. E il comandante del Corpo forestale di Napoli, Sergio Costa, lancia un'idea: «Le bonifiche costano milioni di euro. E allora si potrebbe prevedere per legge la possibilità di sequestrare beni ai proprietari dei terreni colpevoli, per finanziarle. E poi un altro paradosso. Possibile che i reati ambientali siano ancora contravvenzionali e non delitti? Le pene sono assai lievi e le prescrizioni brevi. Eppure, per questi reati, si muore».

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