Carrozzone Astir Regione in campo per evitare il crac
IL 10 luglio, a metà della prossima settimana, il giudice fallimentare valuterà la richiesta di concordato preventivo presentato dalla Regione. In primo grado il tribunale aveva detto che l'Astir, società per le bonifiche in liquidazione, comesoggetto pubblico non può fallire. L'appello ha ribaltato tutto. L'Astir, giudicata due giorni fa dalla Corte dei conti "un vero e proprio carrozzone", può fallireesenza concordato c'è il fallimento. Un organico di 458 dipendenti oggi ridotti a 430, il liquidatore Pietro Mazzeo al lavoro da un anno e la magistratura contabile che ha quantificato in 69 milioni, a carico delle giunte Bassolino (54 milioni) e Caldoro (15 milioni) e degli amministratori che si sono succeduti, il danno che questa società dellaRegione ha prodotto all'erario. Astir in liquidazione (ex Recam), che assieme ad Arpac multiservizi (in tutto 700 dipendenti), si accinge ora a confluire in Campania ambiente, lasocietà regionale che è destinata a riassorbire i dipendenti del settore ma che è ancora priva del piano industrialee, soprattutto, delle fonti di finanziamento. Nel frattempo, dal 18 aprile, l'Astir ha avviato la cassa integrazione in deroga.
«Stiamo aspettando—spiega Severino Nappi, assessore regionale al Lavoro — che il governo sblocchi i fondi per far partire Campania ambiente, società che potrà assorbire lavoratori dell'Astir e anche dell'Arpac in base però alla sostenibilità finanziaria». Interrogazioni al ministro del Lavoro, intanto, sono state presentate in Senato e alla Camera da Peppe De Cristofaro e Arturo Scotto di Sei che chiedono di inviare gli ispettori al1'Astir per verificare "la legittimità di tutti gli atti dell'assessorato regionale e del liquidatore tendenti a determinare un uso improprio della cassa integrazione in deroga, non applicabile nel caso di Astir in liquidazione, con conseguente possibile danno erariale di almeno otto milioni di euro". «Assessorato e liquidatore Astir— accusa Scotto — stanno producendo un disastro occupazionale contro la volontà delle organizzazioni sindacali». Dal 18 aprile sono 430 i di pendenti Astir in cassa integrazione straordinaria prevista fino al 31 dicembre. Tutti vantano dieci mensilità arretrate, da metà del 2012 fino al marzo di quest'anno. «Ma ai miei tempi — racconta Enzo Rivellini, oggi eurodeputato Pdl e in passato amministratore della Recam, società da cui è nata l'Astir — i dipendenti erano 330 e i cantieri per le bonifiche erano sempre in attività. Ho chiuso, dal 2003 al 2005, due bilanci in attivo e li facevo lavorare tutti. In un'occasione sono stato anche chiuso undici ore in un bagno dai dipendenti, vicenda che è sfociata in un processo». Bilanci in attivo che non sono serviti a tenere Rivellini fuori dal mega elenco di 43 persone che la Corte dei conti ha invitato a fornire deduzioni in un'indagine in cui la magistratura contabile ravvisa per la vicenda Recam-Astìr un danno erariale complessivo di 69 milioni di euro. «La notifica della Corte dei conti — racconta Rivellini — è arrivata in realtà a casa di un mio cugino omonimo. Gli stava venendo un colpo. Estate lui ad avvisarmi, poi ho letto tutta la storia sui giornali».