Rifiuti, multa da trenta milioni La Ue: sul ciclo tre anni di ritardo

De Magistris-Orlando, patto Napoli. De Luca: sì per l’inceneritore a Salerno
21 giugno 2013 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

La Ue aveva dato, con il primo deferimento (siamo al marzo 2010), tre anni di tempo alla Campania per mettersi in regola sul fronte del ciclo dei rifiuti. Da intendersi come ciclo completo e stabile (dalla differenziata alle discariche, passando per impianti di termodistruzione e quelli intermedi) e quindi niente viaggi di munnezza verso altre regioni o a zonzo per l'Europa. E invece nulla. Ecco quindi che si materializza il plot di un copione già scritto: una multa all'Italia (che si rivarrà sulla Campania m termini di minori erogazioni) di 256mi la euro al giorno per ogni di ritardo, dopo la seconda sentenza (attesa tra qualche mese) fino a che non ci si mette in regola. Per il pregresso invece tocca pagare, sempre al dì è chiaro, 28 mila euro. Un conto che già oggi è di 30 milioni (somma congelata però sino alla sentenza definitiva). Ma la cifra, calcolano gli esperti, potrebbe decuplicarsi. Sarebbe un disastro senza precedenti: «Non ce lo possiamo consentire», spiega il ministro Orlando.
«Sono trascorsi tré anni dalla sentenza della Corte Uè. Sono tana, e nonostante tutta l'assistenza data dalla Commissione alle autorità italiane, non è stata trovata una soluzione. Abbiamo dovuto prendere la decisione del deferimento e delle multe», spiegano dalla Commissione Uè commentando la decisione sulle lunghe inadempienze nella gestione dei rifiuti in Campania. «Condannati perché in tré anni non è stato fatto quello che è stato detto», analizza invece Andrea Orlando che, da appena 45 giorni sulla poltrona di ministro dell'Ambiente, si ritrova ora con quest'affaire tra le mani. E l'unica speranza rimane solo quella, tra qualche mese, di pagare una multa più bassa. Ma quella, la sanzione da 30 milioni è ormai certa. «L'Europa - spiega il ministro Orlando a Caserta - dice che nel 2020 bisognerà usare altre tecnologie, ma fino ad allora ti impegni a fare le cose che hai promesso. Ci contesta di non aver rispettato gli impegni secondo le previsioni della normativa europea. E in due settimane non recuperiamo quello non fatto in 4 o 5 anni». Colpa di ritardi, veti e controveti. E poi la mossa, appena sabato scorso, di un decreto legge che prevede la nomina di 2 commissari per i termodistruttori di Napoli e Salemo se le realtà locali fossero ancora inadempienti. Troppo tardi comunque perché dalla Commissione Uè si sottolinea come «nonostante i passi fatti per la differenziata non si possono escludere nuove emergenze, dato che il trasporto dei rifiuti fuori dalla regione non risolve in modo adeguato i problemi endemici del territorio». Dall'estate 2011 le autorità locali hanno infatti «dirottato» grandi quantità di rifiuti verso impianti in altre regioni, «soluzione questa di natura meramente temporanea a problemi che caratterizzano la regione ormai da anni». E la Commissione non manca di far notare come i veri problemi siano 2. Il primo: le ecoballe stoccate; il secondo è «Napoli perché pur essendo la città della Campania che produce più rifiuti ha un tasso di raccolta differenziata solo di circa il 20 per cento». Rivedere il piano regionale stilato dalla Regione Campania, spiega il ministro, «sarà possibile se sul tavolo si sarà in grado di mettere un salto di qualità ancora maggiore nella raccolta differenziata e di fare un fortissimo salto di qualità negli impianti di trattamento dei rifiuti. Ora c'è un piano che è la fotografia del momento in cui è stato presentato, e finché non siamo convincenti sul chiudere diversamente il ciclo siamo tenuti a quegli impegni». Anche se da Salerno arriva uno spiraglio con il sindaco e viceministro alle Infrastrutture Vincenzo De Luca che, di fatto, si candida a un impianto: «Salerno non ha bisogno di un termovalorizzatore perché è all'avanguardia in Italia nella differenziata e quando da Roma ci chiamano è, fondamentalmente, per avere - spiega - un aiuto sul piano regionale e nazionale, da nessuna parte si riesce a realizzare niente».
In serata incontro tra il ministro e il sindaco de Magistris che quasi giura: «Abbiamo un piano che farà diventare fra tré anni Napoli un esempio in tutta Italia». Si dice convinto «di arrivare ad avere un ciclo virtuoso sul modello rifiuti zero in linea con quello che chiede l'Unione europea, anzi anche di più perché noi siamo contro inceneritori e discariche e dimostreremo che si può arrivare a rifiuto zero». E aggiunge: «Con l'obiettivo di evitare la multa o per evitare che sia una multa forte». Una sorta di tregua armata raggiunta tra il sindaco napoletano e il ministro pd. Con il primo che odia i termovalorizzatori e il secondo che non li ama di certo. Ma occorre una svolta che si trova con un patto tra gentiluomini. Ovvero da un lato l'offerta del ministro di studiare una riduzione dell'impiantistica della termovalorizzazione ma in cambio il primo cittadino dovrà garantire davvero la svolta. E quindi massima collaborazione sugli impianti intermedi, a cominciare da quello di compostaggio che ancora scandalosamente manca in città, e decollo della differenzia ta nella città di Napoli che rimane ferma al 24 per cento nonostante le promesse roboanti diela campagna elettorale di arrivare in pochi mesi al 70. Passaggio necessario perché la Uè ha mosos rilievi proprio sul capluogo di regione dove la differenziata è sempre bassa e continuano i viaggi dei rifiuti. Una cosa inconcepibile per l'Europa.

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