Il ministro dell'Ambiente: «Finanziamenti europei pronti mettere subito in moto il piano»

Orlando: «Rifiuti, si cambia consenso o interveniamo».

II rischio «L'Italia non può permettersi di subire multe dell'Ue per circa otto milioni al giorno»
L'obiettivo «La strada maestra è convincere tutti ma ora abbiamo gli strumenti per agire subito»
Bagnoli «Servono riferimenti normativi per la bonifica Ma subito disponibili 50 milioni»
17 giugno 2013 - Adriano Pappalardo
Fonte: Il Mattino

«La strada maestra è il consenso e io spero che si faccia tutto in modo condiviso». Altrimenti? «Altrimenti la Ue deve sapere che abbiamo tutti gli strumenti per intervenire», chiarisce subito il ministro per l'Ambiente Andrea Orlando, scuola pd, riferendosi al potere di nominare i commissari per costruire gli inceneritori in Campania. Almeno due: a Napoli e Salerno. Per evitare una multa dall'Europa che sarebbe di almeno 8 milioni di euro al giorno : «L' Italia, e di conse guenza la Campania, non può permettersi di prendere una bastonata del genere».
Ministro Orlando ma quante sono le procedure Uè contro l'Italia? «Parecchie. Su circa 100 comminate al nostro Paese, 33-34 riguardano l'ambiente. Senza contare quelle ancora in avvio. Molte interessano anche la Campania: quella però che la riguarda direttamente è la procedura sullo smaltimento dei rifiuti».
È noto purtroppo. E lei martedì in Lussemburgo incontrerà il Commissario Uè, Janez Potocnik, per illustrargli anche i passi in avanti e schivare le procedure d'infrazione sulla Campania. Ovvero multe e blocco dei finanziamenti. «I soldi ci sono ed anche Potocnik, cheho incontrato subito dopo essere stato nominato ministro, ce l'ha confermato. E posso dire che non c'è alcuna volontà di bloccare i finanziamenti a patto però che venga ravvisata la volontà di risolvere davvero la problematica dello smaltimento dei rifiuti».
La nomina di due commissari per gli impianti di Napoli e Salerno va in questa di razione? «Sul dossier Campania ora ci sono elementi m più. Il primo: oggettivamente c'è stata una crescita della differenziata ed è anche possibile chel'impiantistica sia superiore alle esigenze attuali ma d'altro canto non possiamo far passare l'idea che si rinuncia agli impianti. Per questo da un lato faremo valere i progressi fatti, come l' aumento medio della differenziata a livello regionale, dall'altro siamo in grado di mettere in campo le procedure giuste per avviare gli inceneritori. Poi vedremo, strada facendo, se tutti saranno necessari. L'unica strada altrimenti le conseguenze sono due: blocco dei finanziamenti e sanzioni che rischiano di essere pesantissime. Una bastonatura che non possiamo permetterci».
A Salerno non c'è problema ma a Napoli, sa bene, come il sindaco de Magistris sul no all'inceneritore ha costruito la sua ascesa a sindaco. E continua a usare le navi. Quindi farà di tutto per mettersi di traverso. «La strada maestra rimane quella di trovare un consenso territoriale e un ripensamento complessivo delle strategie. Ed i commissari sono previsti ma non per forza debbono essere attivati. Sia chiaro: io spero che gli impianti finalmente si realizzino con la condivisione ma alla Uè dobbiamo dimostrare di avere tutti gli strumenti per intervenire e mettere in moto il piano».
Su Napoli c'è anche l'incognita Bagnoli e il rischio di una paralisi totale. Non solo servono 200 milioni per la bonifica ma c'è anche il sequestro dei suoli da parte della magistratura. Interverrà il governo? «Assolutamente sì ed infatti c'è grazie a noi un tavolo interistituzionale sul caso. Attualmente ci sono 50 milioni di euro disponibili per un primo intervento significativo. Poi bisogna capire come si prosegue la bonifica complessiva rispetto al quale il comune chiede riferimenti certi. E noi stiamo lavorando per fornirli».
Intende riferimenti economici? «Anche tecnici perché occorre una semplificazione normativa e il parere di autorità scientifiche per stabilire e consigliare come muoversi su terreni cosi delicati. E si è convenuto di dare il massimo supporto al Comune di Napoli».
Il Pdl invoca a gran voce la riapertura del condono del 2003 in Campania. «Io credo che non sia questa la strada giusta e che un condono oggi sia improponibile». Lei sa bene chei cittadini campani non ne hanno usufruito. «Lo so, se ne deve tener conto, ma si deve anche considerare come la Campania sia una regione dove si è consumato troppo suolo con rischi gravissimi per la tenuta del territorio».
Chi deve demolire? Il Pdl propone che siano i prefetti e non i magistrati mentre lei spinge per i comuni che avranno risorse ad hoc. «A legislazione vigente i comuni devono intervenire e spesso non hanno le risorse per farlo. Credo che tra tutti gli abbattimenti da realizzare i più urgenti siano quelli dei manufatti realizzati in aree di dissesto idrogeologico e negli alvei dei fiumi. Interventinon solo per ripristinare la legalità ma anche dettati da un'esigenza di primaria sicurezza».
Ha presentato un disegno di legge sul riciclo dei suoli e dei manufatti: non teme che tutto si perda nelle pieghe della burocrazia parlamentare? Non si poteva andare avanti per decreto? «Mi lasci dire: questa normativa è un passo assolutamente storico perché prima di procedere al consumo di nuovo suolo bisogna dimostrare che si è tentato di trasformare quello esistente. Questo ha una valenza incredibile in un Paese che ha consumato male il proprio territorio. Possibili ritardi? Questa legge habisogno di politiche concrete e di coadiuvarsi con le regioni: servono norme più agevoli per la trasformazione urbana e intervenire nelle aree industriali in disuso. Tutte cose che si possono sviluppare nell'iter parlamentare. Alcuni cardini però, non è escluso, che possano diventare oggetto di un intervento per decreto. Ma è importante che i pilastri di questa legge siano condivisi a livello parlamentare per poi arrivare a una normativa organica».
E di poche ore fa la nomina dell'ex ministro verde Edo Ronchi a sub commissario dell'uva. Qualcuno potrebbe pensare al solito ripescaggio politico. «È il padre della normativa ambientale che ci ha portato in Europa e in questi anni si è occupato di sostenibilità industriale».
La persona giusta per un compito così difficile? «Sicuramente. Non solo ha le conoscenze scientifiche ma anche la capacità politica per riallacciare il dialogo con il territorio. Perché a Taranto non c'è stato solo un corto circuito ambientale ma anche informativo ed ambientale. Occorre fare, informare e garantire su cosa e come si fa. E occorre, prima di tutto, riattivare un meccanismo di partecipazione».
Due giorni fa un gruppo di cittadini e associazioni tarantine hanno scritto al presidente Napolitano per accusare il governo di aver permesso all'Uva di produrre per i prossimi 3 anni. E quindi inquinare. «La prima risposta è la nomina di Ronchi. La seconda risposta invece deve venire dal piano di ambientalizzazione che, contrariamente ad alcuni sospetti circolati nelle ultime ore, non sarà un allentamento dei vincoli e delle prescrizioni precedentemente date. Anzi sin dai primi mesi si dovranno poter misurare i risultati. Io comprendo che nel capoluogo pugliese si sia esaurita la fiducia nelle istituzioni ma ora chiedo solo di attendere il piano sull'Ilva commissariata».
Quanto? «Entro 90 giorni».

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