Intervista al ministro dell’Ambiente: non possiamo farci multare dalla Ue. Il vicesindaco Sodano: non ci stiamo

«Rifiuti, svolta in Campania» Napoli, è scontro governo-Comune sugli inceneritori

Orlando: ripensare le strategie, via ai termovalorizzatori a Napoli e Salerno
Palazzo Chigi vuole evitare la multa Ue La replica: non cambiamo idea sul no
17 giugno 2013 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

I flop del piano regionale «La strada maestra è il consenso e io spero che si faccia tutto in modo condiviso». Altrimenti? «Altrimenti la Uè deve sapere che abbiamo tutti gli strumenti per intervenire», chiarisce subito - in un'intervista al Mattino - il ministro per l'Ambiente Andrea Orlando, riferendosi al potere di nominare i commissari per costruire gli inceneritori in Campania. Almeno due: a Napoli e Salemo. Per evitare una multa dall'Europa che sarebbe di almeno 8 milioni di euro al giorno: «L'Italia, e di conseguenza la Campania, non può permettersi di prendere una bastonata del genere». Orlando insiste: «Sia chiaro: io spero che gli impianti finalmente si realizzino con la condivisione ma alla Ue dobbiamo dimostrare di avere tutti gli strumenti per intervenire e mettere in moto il piano». Ma è scontro con il Comune: da Palazzo San Giacomo arriva il no all'inceneritore. Il vicesindaco Sodano: «Nessuno osi immaginare che il ricatto della multa possa far cambiare idea al Comune sul no all'inceneritore».
Il governo detta la linea sui rifiuti: inceneritori a Napoli e Salerno e commissari per superare i paletti degli enti locali. A cominciare da quelli molto alti piantati da Napoli che dice «no». Palazzo Chigi - tuttavia non ci sta a subire la multa dalla Uè (emilioni al giorno) e ancora di più politicamente vuole che il Paese si allinei all'Europa su di un fronte, quello dei rifiuti, dove da quasi 20 anni l'Italia per colpa della Campania è poco meno che la classica cenerentola. Si profila un braccio di ferro che rischia di rompere il sottile filo della collaborazione tesosi tra Napo li e Roma dopo i veleni della campagna elettorale. Il sindaco Luigi de Magistris riteneva fino a ieri «giusto appoggiare questo governo perché l'Italia ha bisogno di unità e Napoli ha bisogno del governo». Alla luce del decreto le cose stanno ancora così? Gio - vedi il primo faccia a faccia proprio a Napoli con il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando. Prevista la firma di un protocollo per lo smaltimento degli pneumatici e per spegnere la terra dei fuochi di Gomorra. L'occasione giusta per guardarsi negli occhi. E capire se andare alla guerra o alla concertazione. Assente il sindaco - volato a San Francisco per studiare la città dove hanno detto no agli inceneritori, fanno il 76 per cento di differenziata e stanno per arrivare a «rifiuti zero», tocca al vice Tommaso Sodano, ex senatore e integralista della prima ora del no agli impianti di termovalorizzazione, replicare. E la prima battuta è il segno che la strada del dialogo è in salita: «Nessuno osi immaginare che il ricatto della multa possa far cambiare idea al Comune sul no all'inceneritore. Una tecnologia vecchia, inquinante, che ha problemi di gestione e di costi in tutto il mondo e anche in Italia. Non diciamo no agli impianti, ma solo al termovalorizzatore». Tutto d'un fiato ilpensierodelfidatissimo primo collaboratore dell'expm Sodano. Una vi ta spesa a studiare, a denunciare e a scrivere la crisi dei rifiuti m Campania e a Napoli, chiusasi con la beffa delle prescrizioni nel processo che invece prometteva colpevoli per il disastro ancora davanti agli occhi del mondo. Sodano ha la delega specifica e deve proporre un piano alternativo, che sia credibile, fattibile e non ideologico. Ci riuscirà? Ha le capacità giuste per affrontare l'impresa? «Allora chiariamo subito una cosa - attacca ancora ilvicesindaco - noi vogliamo l'autonomia nella gestione dei rifiuti e siamo pronti ad accollarci grandi oneri. Tré o quattro impiantì sul territorio cittadino sono un grande sacrificio per i napoletani. Siamo convinti e sicuri che due impianti di compostaggio e uno di trattamento a freddo dei rifiuti possano bastare affinchè la crisi non torni mai più. I ritardi sono del piano regionale e per questo c'è anche il blocco dei fondi. Abbiamo già individuato due aree; Napoli est per l'impianto meccanico afreddo, poi un impianto di compostaggio nella zona nord e un altro a occidente. Ci diano la possibilità di farli. Banche e imprenditori sono attenti e pronti a dare una mano con il project financing. Del resto il prodotto è sicuro, si tratta dei rifiuti. Inoltre potrebbe mettersi in moto un meccanismo occupazionale importante. In tré anni si può fare tutto». Allora perché non si fa? E perché si continua a dire no all'inceneritore se questi impianti si trovano su tutto il globo? «Andiamo con ordine. La Uè blocca 146 milioni perla differenziata perché manca il piano regionale, poi sempre la Regione ha 300 milioni di fondi da assegnare e non lo fa. La multa non è colpa del Comune, la Uè non dice quale impianto si deve fare, ma vuole un piano con degli impianti». Capitolo termovalorizzatore: «Il 6 dicembre del 2012 abbiamo firmato un protocollo in Prefettura con il Governo che supera la questione inceneritore. Del resto la Regione ci ha provato in tutti i modi a farlo. Tutte le gare sono andate deserte e anche la procedura negoziale è fallita. Cosa c'entra il Comune? In Italia ci sono termovalorizzatori come quelli di Milano e Padova che non funzionano perchénonhanno rifiuti da bruciare e non vogliono quelli di Napoli. Perché farne un altro nella nostra città quando c'è la possibilità di fare cose diverse? La lobby degli inceneritori è forte ma ora senza gli incentivi dei "cip6" hanno dei problemi anche loro. Ripeto non vorrei dietro la questione dell'infrazione Uè ci sia un ricatto per il Comune».

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