«Si è perso troppo tempo I dati? Esistono già».
NAPOLI — «Il registro tumori? Un falso problema, i dati ci sono già e la Regione ha perso un sacco di tempo». Non le manda a dire Luigi Santini, prof ordinario di Chinirgia alla Sun, è molto critico nei confronti della disorganizzazione degli uffici di Palazzo Santa Lucia.
Professor Santini, perché parla di tempo perso? «Perché da anni si discute del Registro. Eppure i dati sulle neoplasie non mancano di certo. Ci sono quelli del servizio epidemiológico delle Asi, i documenti che mandiamo alla Regione negli ospedali quando operiamo un paziente oncologico e, ovviamente, i codici 048 per esenzione ticket da neoplasie in possesso dei medici di base».
E allora cosa si aspetta a metterli in rete? «Dovrebbero rispondere dalla Regione. Anche perché il Registro tumori così come progettato da Calabrò prevede un notevole aumento di costi, altre assunzioni e perciò, come proprio il Corriere ha scritto, la Corte Costituzionale lo ha bocciato accogliendo il ricorso del Governo. Invece, a mio avviso non occorrono assunzioni, ma serve razionalizzare e organizzare».
Intanto la comunità scientifica resta divisa sul rapporto tra ambiente e tumori. C'è chi da la colpa all'inquinamento e chi invece agli stili di vita sbagliati. «L'ambiente incide eccome sulla diffusione dei tumori. Faccio un esempio che conosco: il cancro alla tiroide. Da tempo negli Usa Mazzaferri ha dimostrato come io anni dopo Chernobyl ci sia stata un'impennata di tumori tiroidei dovuti alle radiazioni rilasciate nell'ambiente. Perciò, oltre agli stili di vita, non si può trascurare l'inquinamento, sarebbe sbagliatissimo».
Da specialista dei tumori tiroidei in Campania, qual è la sua esperienza? Quali le zone di provenienza dei pazienti? «C'è poco da dire, la maggior parte delle persone che curo provengono proprio dalla cosiddetta area del triangolo della morte, tra Napoli nord e il basso casertano. Spesso mi trovo a operare ragazzi tra i 17 e i 18 anni, altri pazienti dai 20 ai 40. Ma in quell'area osservo anche persone con altri tipi di problemi strettamente legati all'inquinamento ambientale: diminuzione della fertilità nei maschi, presenza di giovani donne con tumori al seno. Me lo spiego in due modi: la presenza nell'aria di grandi quantità di diossina e l'utilizzo di materiali plastici che rilasciano fenoli, questi ultimi si depositano nelle parti grasse ed espongono al rischio di tumore mammellare».
Serve più prevenzione insomma? «È una parola. Per far quadrare i conti molti ambulatori sono stati chiusi e i medici spostati negli ospedali. Come si fa a fare prevenzione così?».